Forlì, l'arte di Cosimo Veneziano come memoria dell'alluvione del 2023


La mostra L’Acqua del Duemila di Cosimo Veneziano, curata da Nadia Stefanel e Matteo Zauli, riflette sull’alluvione che ha colpito la Romagna nel 2023. Un percorso artistico e civile che mette al centro i ricordi dei cittadini, il paesaggio ferito e il ruolo dell’arte come strumento di cura.

A quasi due anni dall’alluvione che ha colpito duramente la Romagna, lasciando un segno profondo sulle città di ForlìFaenza e su gran parte del territorio circostante, la Fondazione Dino Zoli di Forlì propone un nuovo progetto artistico. Sabato 3 maggio 2025, alle ore 19, inaugura L’Acqua del Duemila, mostra personale dell’artista torinese Cosimo Veneziano (Moncalieri, 1983), curata da Nadia Stefanel e Matteo Zauli, in collaborazione con il Museo Carlo Zauli. L’iniziativa nasce in risposta alla drammatica alluvione del 16 maggio 2023, evento che ha cambiato il volto della Romagna e che ha sollecitato la Fondazione Dino Zoli ad attivarsi attraverso l’arte per stimolare una riflessione condivisa sulla prevenzione, la gestione del territorio e il valore della memoria collettiva. La mostra, visitabile fino al 7 giugno 2025, si inserisce in una più ampia progettualità che la Fondazione ha avviato negli ultimi due anni, promuovendo ricerche artistiche capaci di generare dibattito, coinvolgimento e consapevolezza tra la cittadinanza.

“L’acqua possiede una forza innata e straordinaria”, dice Nadia Stefanel, “capace di imprimere il suo passaggio, in caso di alluvione, nel nostro mondo tangibile. Le pareti delle abitazioni sono testimoni mute di queste storie; raccontano di oggetti sospinti contro di esse dalla forza impetuosa di acque in piena. La traccia lasciata non è solo un segno fisico ma un ricordo di tempi passati che invita a riflettere sulla sottile ma vigorosa potenza della natura. [...] L’ombra bianca disegnata da Cosimo Veneziano lascia spazio alla memoria degli oggetti nelle case prima dell’alluvione e racconta una parte di vissuto, rendendo visibile ciò che non c’è più, una continua transizione tra materialità e immaterialità. I disegni non sono solo opere d’arte ma anche un metodo di narrazione che intreccia il concetto di permanenza con quello di trasformazione, perché conservano la memoria di ciò che è stato, attivando un dialogo silenzioso tra il visibile e l’invisibile. Mentre l’acqua cancella le tracce tangibili delle vite vissute, ci incita però a guardare oltre il visibile e a conservare i ricordi in modo più resistente. In questo processo di ristrutturazione interiore, apprendiamo che i veri tesori non risiedono solo in oggetti materiali, ma piuttosto nei legami invisibili che essi coltivano tra passato e futuro, tra le persone e le loro storie condivise. L’installazione di Cosimo Veneziano è un insieme di memorabilia perduti nell’alluvione, quando la forza devastante della natura trasforma, in un istante, l’ordinario in straordinario, l’intero in frammento. L’insieme dei disegni appesi, gli uni vicini agli altri, racconta questo, che in un mondo in cui i disastri naturali sono una triste realtà, le alluvioni ci spingono a riflettere sulla transitorietà della vita e sul valore intrinseco dei nostri ricordi”.

Cosimo Veneziano, che dal 2022 porta avanti una riflessione sulla morfologia del paesaggio italiano e in particolare sullo stato dei fiumi, è stato selezionato per dare forma visiva a un evento tanto traumatico quanto emblematico. L’artista ha scelto quindi di lavorare sulla memoria individuale e collettiva delle persone colpite dall’alluvione, raccogliendo testimonianze, ricordi e oggetti emersi da quella tragedia per trasformarli in opere che si muovono tra disegno, installazione e scultura. L’Acqua del Duemila si articola principalmente in due installazioni concepite appositamente per gli spazi della Fondazione Dino Zoli e realizzate anche grazie all’utilizzo di tessuti prodotti dalla Dino Zoli Textile, a conferma di un dialogo stretto tra arte e impresa, tra territorio e produzione.

La prima installazione, dal titolo Senza Titolo 2, presenta una serie di stampe serigrafiche che raffigurano animali e frammenti di paesaggi sconvolti dall’alluvione, arricchite da un pattern vegetale ispirato alle piante fluviali. Le immagini, che partono da fotografie scattate nei luoghi colpiti, sono state successivamente trattate dall’artista con un intervento pittorico che impiega terre raccolte proprio nei giorni dell’emergenza, nel 2023, dal Museo Carlo Zauli. Il risultato è una stratificazione visiva che fonde documento, materia e gesto artistico, restituendo al visitatore un’esperienza densa, multisensoriale e profondamente simbolica.

Cosimo Veneziano, Senza Titolo 2 (fotografia con pigmento)
Cosimo Veneziano, Senza Titolo 2 (fotografia con pigmento)
Cosimo Veneziano, Senza Titolo 2 (serigrafia su tessuto)
Cosimo Veneziano, Senza Titolo 2 (serigrafia su tessuto)

La seconda installazione, intitolata Non è cosa, si compone invece di circa 300 disegni, ognuno dei quali rappresenta un oggetto perso o ritrovato durante e dopo l’alluvione. Gli oggetti risultano essere frammenti di esistenze, testimoni silenziosi di vite interrotte o trasformate. La loro raccolta nasce dagli incontri diretti tra Veneziano e gli abitanti delle zone colpite, trasformandosi in un grande archivio visivo di ciò che l’acqua ha portato via, ma che la memoria può restituire. La mostra di Forlì rappresenta anche la conclusione di un percorso articolato in tre tappe. Le prime due fasi del progetto erano state presentate al Museo della Montagna di Torino e al Museo Carlo Zauli di Faenza. Entrambe le sezioni saranno riproposte anche in questa esposizione, rendendo il percorso espositivo completo e coerente. Tra queste opere si segnala una scultura ispirata all’iconografia della Fontana del Po, situata in Piazza CLN a Torino, e cinque vasi realizzati con la storica bottega Gino Geminiani e con il tornitore Roberto Reali, omaggio alla ceramica di Lucio Fontana e al suo valore di innovazione formale.

In esposizione anche due importanti contributi realizzati in occasione dell’alluvione del maggio 2023. Il primo è una fotografia di Silvia Camporesi tratta dal progetto Fragile Sublime, a cura di Nadia Stefanel, stampata su tessuto Dino Zoli Textile, che prosegue il dialogo tra immagini e materiali tipici del territorio. Il secondo è l’opera We are not alone, frutto della collaborazione tra Maurizio Cattelan e Pierpaolo Ferrari, acquisita dalla Fondazione Dino Zoli per contribuire alla raccolta fondi a sostegno delle famiglie colpite dal disastro.

Informazioni sulla mostra

Titolo mostraL’Acqua del Duemila
CittàForlì
SedeFondazione Dino Zoli
DateDal 03/05/2025 al 07/06/2025
ArtistiCosimo Veneziano
CuratoriNadia Stefanel, Matteo Zauli
TemiArte contemporanea

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