Natura e utopia: a Perugia una mostra con 13 importanti artisti contemporanei


S’intitola “NATURA/UTOPIA: l’arte tra ecologia, riuso e futuro” la mostra che a Perugia intende avviare una riflessione sulle tematiche legate alla natura e all’ecologia nell’ambito dell’arte contemporanea. Appuntamento dal 23 aprile al 3 novembre 2024.

S’intitola NATURA/UTOPIA: l’arte tra ecologia, riuso e futuro la mostra, promossa dalla Fondazione Perugia, che intende avviare una riflessione sulle tematiche legate alla natura e all’ecologia nell’ambito dell’arte contemporanea. Attraverso le opere di tredici artisti provenienti da diverse parti del mondo, il progetto intende offrire uno sguardo approfondito e innovativo su questi argomenti cruciali per il nostro tempo. Curata da Marco Tonelli, la mostra è in programma presso le sale di Palazzo Baldeschi a Perugia dal 23 aprile al 3 novembre 2024. Il percorso espositivo e l’allestimento sono concepiti per offrire al pubblico una narrazione sul rapporto dell’uomo con la natura e sul suo futuro. L’ispirazione per questa ricerca deriva dalla leggendaria repubblica di Utopia, immaginata nel XVI secolo dall’umanista inglese Thomas More nel suo celebre racconto omonimo. In questo contesto, Utopia rappresenta una terra che, pur essendo connessa al mondo reale, è anche indipendente e rappresenta un possibile futuro alternativo.

Analogamente, l’arte contemporanea è vista come una sorta di “isola felice”, dove tutto è sostenibile perché contribuisce ad arricchire il mondo, sia a livello di forme espressive che di pensiero. Attraverso le opere degli artisti coinvolti, la mostra mira a esplorare questa visione utopica e a stimolare una riflessione critica sul modo in cui possiamo immaginare e costruire un futuro più sostenibile e in armonia con la natura.

La mostra NATURA/UTOPIA: l’arte tra ecologia, riuso e futuro riconosce il ruolo cruciale dell’arte nel rappresentare e riflettere sui problemi contemporanei legati all’ambiente e alla sostenibilità. Piuttosto che risolvere direttamente tali questioni, l’arte offre uno spazio unico per reinterpretarle e reimmaginarle attraverso il linguaggio delle forme, del pensiero estetico e della creatività artistica. In questo contesto, l’arte agisce come un catalizzatore per stimolare la riflessione critica e la consapevolezza su questioni cruciali come l’ecologia, il rapporto tra l’uomo e la natura, la sostenibilità e il riuso dei materiali. La selezione dei 13 artisti coinvolti nella mostra riflette una diversità di prospettive e contesti culturali, includendo protagonisti della scena culturale italiana, europea e anche extraeuropea, come il Camerun e il Mozambico. Questi artisti hanno da lungo tempo fatto della concezione di utopia, del riuso, del progetto e della natura il fulcro della loro poetica artistica, sin dagli anni Sessanta. Ogni artista, con le proprie caratteristiche specifiche, contribuisce a arricchire il percorso espositivo con opere realizzate con materiali tradizionali ma anche inaspettati e innovativi.

Davide Benati, Soledad (1983)
Davide Benati, Soledad (1983)
Ugo La Pietra, Architettura natura (2015). Foto: Renato Ghiazza
Ugo La Pietra, Architettura natura (2015). Foto: Renato Ghiazza
Piero Gilardi, Fiori e mangos
Piero Gilardi, Fiori e mangos
Nicola Toffolini, Paesaggio utopico. Foto: Francesco Niccolai
Nicola Toffolini, Paesaggio utopico. Foto: Francesco Niccolai
Peter Campus, Relent relent oh Judah
Peter Campus, Relent relent oh Judah

Tra gli artisti selezionati vi sono figure ormai storicizzate come Gianfranco Baruchello, noto per il suo lavoro pionieristico con Agricola Cornelia S.p.A. negli anni Settanta e Ottanta, dove ha trattato la terra come fosse un’opera d’arte. Allo stesso modo, Ugo la Pietra ha utilizzato l’architettura come mezzo per esplorare le contraddizioni e le relazioni tra natura e città, mentre Piero Gilardi ha posto l’ecologia al centro della propria pratica artistica, trasformando sezioni della natura stessa in opere d’arte attraverso i suoi tappeti naturali. Giuseppe Penone, uno dei protagonisti più significativi dell’arte italiana dagli anni Sessanta a oggi, ha sempre focalizzato la sua ricerca sulla relazione tra l’uomo e la natura. In mostra, la sua opera “Struttura del tempo” evidenzia il profondo legame tra la fusione artistica e la crescita vegetale, incarnato dal bronzo che costituisce la struttura dell’opera. Davide Benati e Nicola Toffolini utilizzano media tradizionali per esprimere le proprie visioni artistiche: Benati predilige la pittura per sublimare le iconografie naturali, mentre Toffolini si dedica al disegno, creando paesaggi di mondi utopici che sembrano suggerire una condizione futuribile. Paolo Canevari si distingue per il suo approccio al riuso dei materiali, evidenziato nella serie Black Pages esposta in mostra, dove antiche cornici dorate contengono fogli di giornale ricoperti di olio di motore combusto, trasformando oggetti di uso quotidiano in reliquie di una modernità consumistica. Loris Cecchini esplora tematiche legate all’ambiente e al riadattamento tra bisogni umani e nuovi materiali, creando sculture con materiali insoliti e sperimentando tecniche innovative nella loro realizzazione. Giuliana Cunéaz crea ambienti coinvolgenti attraverso l’uso di opere digitali e interattive, sfruttando videoproiezioni, screen paintings, modellazione 3D e Intelligenza Artificiale per immergere gli spettatori in esperienze visive e sensoriali uniche.

Il continente africano è rappresentato in mostra attraverso le opere di artisti come Gonçalo Mabunda, originario del Mozambico, il cui lavoro si focalizza sull’utilizzo di materiali di riuso come proiettili, granate e bossoli per creare maschere che evocano feticci e totem, ma al contempo caricature di volti antropomorfi e meccanizzati, richiamando la memoria della guerra civile che ha colpito il suo paese, e Pascale Marthine Tayou, proveniente dal Camerun, crea installazioni ambientali utilizzando buste di plastica colorate, simulando un’immagine di consumo sostenibile in cui il degrado è congelato in opere d’arte. Kaarina Kaikkonen, celebre artista finlandese, lavora esclusivamente con abiti di recupero, principalmente camicie maschili, creando opere che rappresentano una riproduzione virtuale di corpi assenti. Questi abiti vuoti conservano la memoria dei corpi che li hanno indossati, portando con sé le storie e i vissuti delle persone che li hanno indossati. Infine, Peter Campus, pioniere della video arte, espone due video che derivano dalla sua lunga esperienza di immersione nella natura. Le sue opere riflettono sulla bellezza e sul caos del mondo contemporaneo attraverso una prospettiva personale e riflessiva.

Il filo conduttore che lega il lavoro di questi artisti è la ricerca intorno ai concetti di riuso, utopia, progetto, natura e futuro, interpretati attraverso una lettura ecosofica ed ecoestetica del mondo, che si manifesta in modi diversi a seconda dei contesti storici e geografici. Nel percorso espositivo, è riservato uno spazio speciale a un capolavoro cinematografico celebrato dalla critica come un autentico manifesto ecologista: Il pianeta azzurro, diretto dal regista Franco Piavoli. Quest’opera è stata insignita del premio al Festival Internazionale del Cinema di Venezia nel 1982 e è stata descritta dal grande regista russo Andrej Tarkovskij come un “poema, viaggio, concerto sulla natura, l’universo, la vita. Un’immagine diversa da quella sempre vista. Vero e proprio anti-Disney”. Il film, della durata totale di 1 ora e 20 minuti, offre uno sguardo poetico e contemplativo sulla vita, sul nostro ecosistema e sul pianeta Terra, il nostro unico e fragile habitat naturale. Sin dalle prime scene, inizia con una citazione tratta dal De Rerum Natura di Lucrezio, per poi immergersi nel ciclo della natura che si intreccia con quello umano. Senza l’uso di parole o una trama convenzionale, il film si dipana attraverso una sequenza di immagini e suoni catturati dal vivo, offrendo un’esperienza di grande suggestione poetica, bellezza e malinconia. Nella mostra, sarà possibile godere dell’opera anche attraverso una sintesi di cinque minuti, permettendo ai visitatori di immergersi brevemente in questa straordinaria esperienza cinematografica.

“La mostra, lontana dal voler testimoniare contenuti ideologici, esprime la necessità di render centrale l’opera e la poetica degli artisti prima ancora che le ricadute a livello sociale e politico, pur avendo tutte le opere esposte relazioni con contesti storici attuali se non addirittura legati a ciò che potrebbe riservarci il futuro, con le sue incertezze e inquietudini, promesse e opportunità”, afferma il curatore Marco Tonelli, “L’unica risposta possibile alle ansie della nostra epoca è l’opera d’arte non come soluzione o risarcimento, ma pratica autonoma immaginifica, separata ma non indifferente dal reale, proprio come l’isola di Utopia, un paradiso utopico distaccato dal resto del mondo ma allo stesso tempo una proiezione di ciò che esso potrebbe essere”.

“Le mostre d’arte possono essere un potente strumento di sensibilizzazione e interpretazione del presente”, dichiara Cristina Colaiacovo, Presidente di Fondazione Perugia. “Posti di fronte alle infinite strade della creatività, i visitatori esplorano nuove prospettive, visioni e soluzioni, è ciò è particolarmente vero rispetto al tema dell’ambiente e del futuro dell’umanità. Siamo grati al curatore e ai tanti artisti che hanno contribuito con le loro opere a un progetto espositivo innovativo, affascinante e straordinariamente attuale. Questa mostra è un tributo alla natura e alla sua bellezza, un messaggio tangibile del nostro costante impegno per un avvenire realmente sostenibile”.

A corredo della mostra è presente il catalogo curato da Marco Tonelli, edito da Fabrizio Fabbri Editore e realizzato in carta riciclata. Il progetto di allestimento, realizzato per l’80 per cento con materiali di recupero, è a cura di Giuseppe Trivellini.

Informazioni sulla mostra

Titolo mostraNATURA/UTOPIA: l’arte tra ecologia, riuso e futuro
CittàPerugia
SedePalazzo Baldeschi
DateDal 23/04/2024 al 03/11/2024
CuratoriMarco Tonelli
TemiArte contemporanea

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