Arte e fascismo, Luigi Serafini, etruschi nell'arte del '900: le mostre 2024 del Mart di Rovereto


Il Mart di Rovereto ha presentato il suo programma espositivo per il 2024: si spazia dall’arte e fascismo fino all’influenza dell’arte etrusca sull’arte italiana del primo Novecento. 

Presentato il programma espositivo del Mart di Rovereto: in arrivo grandi mostre che spaziano dall’arte e fascismo a Luigi Serafini fino all’influenza dell’arte etrusca sull’arte italiana del primo Novecento.

Si parte con Felice Tosalli. Animali di un altro sogno, che aprirà il 29 marzo e resterà visitabile fino al 23 giugno 2024. Da un’idea di Vittorio Sgarbi e a cura di Alfonso Panzetta con Beatrice Avanzi, la mostra è dedicata a Felice Tosalli (Torino,1883-1958), che si distinse come il principale rappresentante della scultura animalista in Italia, interpretando questo genere con un gusto raffinato, quasi fiabesco e spesso intriso di tenerezza. La mostra esplora in modo esauriente i molteplici ambiti di attività di Tosalli, che spaziano dalla scultura alla pubblicità, fino alla produzione ceramica, attraverso una selezione di circa settanta opere provenienti da collezioni pubbliche e private di grande prestigio.
Nel campo della scultura animalista, l’artista si distingue per la sua originalità e unicità, senza eguali in Europa. La critica lo considera oggi come il più straordinario degli scultori animalisti italiani, per la sua abilità nell’uso del legno delicatamente acquerellato, la sua profonda conoscenza dell’anatomia comparata e la sua capacità di trasmettere empatia attraverso le opere. Nelle sue sculture figurative, invece, Tosalli dimostra una profonda cultura internazionale, con particolare attenzione al contesto culturale mitteleuropeo.

Si continua con Arte e fascismo, in programma dal 14 aprile al 1° settembre 2024. Da un’idea di Vittorio Sgarbi e a cura di Beatrice Avanzi e Daniela Ferrari, l’esposizione esplora in dettaglio i molteplici e intricati modi in cui il regime fascista influenzò la produzione artistica in Italia, impiegando il linguaggio dell’arte per scopi propagandistici.
Durante il periodo del Ventennio, l’ambito artistico si caratterizzò per una notevole varietà e diversità. Oltre alla continuazione delle sperimentazioni avanguardistiche legate al Futurismo, emerse un “ritorno all’ordine”, che si concretizzò nel movimento del Novecento italiano, promosso da Margherita Sarfatti.
Il ritorno all’antico, finalizzato a riaffermare la tradizione italiana, si manifestò in diverse forme, dall’interesse rinnovato per i maestri antichi da parte dei protagonisti del Novecento italiano fino alle manifestazioni più radicali di un’arte di propaganda destinata a consolidare il consenso. Questa stessa idea di armonia tra tradizione e modernità trovò sostegno nel regime, che perseguiva la definizione di un “sistema delle arti” ben organizzato.
Nello stesso periodo, le nuove istituzioni di potere divennero strumenti per la promozione attraverso un linguaggio che abbracciava sia il classicismo che il razionalismo, coinvolgendo l’architettura, la scultura e l’arte murale, rinvigorite sotto l’impulso di una rinnovata volontà celebrativa.
L’esposizione richiama alla mente le principali occasioni in cui gli artisti diedero voce all’ideologia, ai temi e ai miti del fascismo attraverso la partecipazione a Biennali, Quadriennali, mostre sindacali, concorsi e commissioni pubbliche. Attraverso dipinti, sculture, documenti e progetti, il percorso espositivo offre uno sguardo su oltre 300 opere realizzate da artisti e architetti quali Mario Sironi, Carlo Carrà, Adolfo Wildt, Arturo Martini, Marino Marini, Massimo Campigli, Achille Funi, Fortunato Depero, Tullio Crali, Thayaht, Renato Bertelli e Renato Guttuso. Provenienti da collezioni pubbliche e private, queste opere saranno poste in dialogo con alcuni dei grandi capolavori del Mart e con numerosi materiali provenienti dai fondi dell’Archivio del ’900.

Dal 14 aprile al 1° settembre 2024 sarà invece in programma Pietro Gaudenzi. La virtù delle donne, da un’idea di Vittorio Sgarbi, a cura di Manuel Carrera e Alessandra Tiddia. Con una selezione di dipinti ad olio e opere su carta provenienti da istituzioni di rilievo e collezioni private di prestigio, l’esposizione offre una panoramica completa del percorso artistico del pittore genovese Pietro Gaudenzi (Genova, 1880 - Anticoli Corrado, 1955). Dalle fasi della sua formazione tra La Spezia, Genova e Roma fino al periodo in cui si ritirò nel borgo di Anticoli Corrado, Gaudenzi si mantenne sempre fedele alla figurazione realista. Attraverso un costante confronto con la pittura antica, reinterpretata attraverso la sensibilità del Novecento, Gaudenzi affrontò nei suoi dipinti i principali temi della tradizione artistica: ritratti, scene di vita domestica, maternità, nature morte e, solo occasionalmente, paesaggi.

Sarà invece dedicato a Luigi Serafini (Roma, 1949) il progetto espositivo a cura di Andrea Cortellessa, Denis Isaia e Pietro Nocita, da un’idea di Vittorio Sgarbi, che si terrà dal 14 giugno al 20 ottobre 2024. Serafini ha esplorato con la libertà tipica dei grandi visionari tutti i campi artistici, sfuggendo ai confini imposti dalle categorie e dalle discipline convenzionali. La sua opera più nota è il Codex Seraphinianus (pubblicato nel 1981 da Franco Maria Ricci), una sorta di “fantaenciclopedia” scritta in una grafia indecifrabile e in una lingua inesistente che esplora ambiti come l’architettura, l’arte, la grafica, le scienze, la botanica e altro ancora. Attraverso un approccio storiografico, la mostra traccia per la prima volta l’intero percorso creativo di Luigi Serafini, dalla sua formazione fino all’esperienza del Codex Seraphinianus; dalle sue opere pittoriche e scultoree alle arti applicate, che lo collocano tra i protagonisti del postmodernismo italiano. Il percorso espositivo evidenzia anche le connessioni tra Serafini e alcuni precursori del fantastico e dell’utopico, come Paolo Soleri, Giorgio de Chirico, Alberto Savinio, Alfred Jarry, Raymond Roussel, e compagni di avventura, come il Gruppo Memphis, Federico Fellini, Umberto Eco e Italo Calvino.

Dal 18 ottobre 2024 al 26 gennaio 2025 il Mart di Rovereto accoglierà, dopo la GAM di Torino (24 aprile – 15 settembre 2024), la mostra Italo Cremona. Tutto il resto è profonda notte, da un’idea di Vittorio Sgarbi, a cura di Giorgina Bertolino, Daniela Ferrari ed Elena Volpato. Una mostra antologica che intende ripercorrere l’intera carriera di Italo Cremona attraverso un centinaio di dipinti e una selezione di disegni e di incisioni, dalle prime prove giovanili di metà anni Venti fino alle opere della prima metà degli anni Settanta, dalle nature morte vicine alle atmosfere del Realismo magico alla visionarietà del “surrealista indipendente”, come amava definirsi. Italo Cremona, pittore-scrittore, intellettuale versatile ed eccentrico, ha esplorato nella sua arte e nei suoi scritti la “Zona ombra”, come evidenziato nel suo libro omonimo pubblicato da Einaudi nella serie bianca dei “Coralli”. Tutto il resto è profonda notte diventa il titolo-guida, la chiave per esplorare un percorso espositivo che mette in risalto gli aspetti più attuali e contemporanei dell’opera di Cremona e della sua figura di intellettuale fuori dagli schemi, attivo in molteplici ambiti creativi. Il notturno rappresenta infatti uno dei suoi temi centrali, una condizione espressiva, esistenziale e filosofica che genera sogni, incubi, visioni e immagini fantastiche.

Il programma espositivo 2024 si concluderà infine con Etruschi del Novecento, mostra da un’idea di Vittorio Sgarbi, a cura di Lucia Mannini, Anna Mazzanti e Alessandra Tiddia, che sarà visitabile dal 6 dicembre 2024 al 16 marzo 2025. La mostra esplorerà l’influenza dell’arte etrusca sull’arte italiana del primo Novecento, con particolare attenzione al periodo tra le due guerre. Grazie a straordinari ritrovamenti archeologici, come la scoperta dell’Apollo di Veio nel 1916, si svilupparono studi, convegni e vennero pubblicati articoli e libri arricchiti da ampi apparati illustrativi. Lo stile denso, sintetico, sincero e “primitivo” del misterioso popolo etrusco, insieme alle caratteristiche delle tecniche utilizzate nella terracotta, nei metalli e nella pittura parietale e vascolare, affascinarono numerosi artisti, frequentatori assidui dei musei archeologici. Attraverso diversi linguaggi visivi, l’esposizione racconta come la diffusione di stili, forme e materiali abbia influenzato il lavoro di artisti come Arturo Martini, Marino Marini, Massimo Campigli, Giacomo Manzù, Mirko Basaldella e molti altri. Dalla scoperta dell’Apollo di Veio fino agli anni Cinquanta del Novecento, con alcune estensioni cronologiche significative fino ai giorni nostri, con opere di artisti come Alberto Giacometti, Henry Moore, Mimmo Paladino, Michelangelo Pistoletto e Pablo Picasso. Il percorso espositivo approfondisce alcuni dei principali temi iconografici derivati dall’antichità etrusca e il rinnovato utilizzo di tecniche tradizionali, dalla terracotta al bucchero, spaziando tra scultura, pittura, moda, arti grafiche e arti applicate. Dall’inizio del secolo con il “mito etrusco”, al quale ha contribuito notevolmente Gabriele d’Annunzio, fino agli ultimi decenni, la mostra intende restituire l’idea di un fascino multiforme e duraturo. La mostra includerà anche riproduzioni fotografiche d’epoca e una selezione di reperti archeologici.

Arte e fascismo, Luigi Serafini, etruschi nell'arte del '900: le mostre 2024 del Mart di Rovereto
Arte e fascismo, Luigi Serafini, etruschi nell'arte del '900: le mostre 2024 del Mart di Rovereto


Se ti è piaciuto questo articolo abbonati a Finestre sull'Arte.
al prezzo di 12,00 euro all'anno avrai accesso illimitato agli articoli pubblicati sul sito di Finestre sull'Arte e ci aiuterai a crescere e a mantenere la nostra informazione libera e indipendente.
ABBONATI A
FINESTRE SULL'ARTE



MAGAZINE
primo numero
NUMERO 1

SFOGLIA ONLINE

MAR-APR-MAG 2019
secondo numero
NUMERO 2

SFOGLIA ONLINE

GIU-LUG-AGO 2019
terzo numero
NUMERO 3

SFOGLIA ONLINE

SET-OTT-NOV 2019
quarto numero
NUMERO 4

SFOGLIA ONLINE

DIC-GEN-FEB 2019/2020
Finestre sull'Arte