Le opere d'arte perdute durante gli attentati alle Torri Gemelle dell'11 settembre 2001


Gli attacchi dell’11 settembre 2001 provocarono migliaia di vittime innocenti (2.977 in tutto, e 6.400 feriti) e cambiarono il volto della storia. Durante l’attentato ci furono anche danni consistenti alle opere d’arte tra Manhattan e il Pentagono, con perdite stimate in circa 110 milioni di dollari. Molte opere private e pubbliche furono distrutte o danneggiate gravemente.

Gli attacchi dell’11 settembre 2001 alle Torri Gemelle di New York, durante i quali persero la vita 2.977 persone innocenti e altre 6.400 rimasero ferite, hanno cambiato il volto della storia e hanno determinato eventi di cui subiamo conseguenze ancora oggi. Inoltre, sul versante dell’arte, l’attentato ha provocato una perdita consistente per il patrimonio artistico, con danni stimati in circa 110 milioni di dollari (68 milioni di sterline), secondo quanto scritto il 5 ottobre 2001 dalla BBC News, tra Manhattan e il Pentagono. La maggior parte delle opere coinvolte apparteneva infatti a collezioni private, mentre una parte più ridotta, pari a circa 10 milioni di dollari, riguardava opere pubbliche. Gran parte di questi lavori non era assicurata per il loro reale valore, amplificando l’impatto dell’evento sull’intero settore. Gli esperti di AXA Art descrissero gli attentati come la catastrofe più grave mai verificatasi nel settore artistico, precisando che si sarebbe trattato del più consistente insieme di richieste di risarcimento per un singolo evento. All’epoca non era ancora chiaro quante opere fossero andate definitivamente perdute, ma furono messi da parte 20 milioni di dollari (13,5 milioni di sterline) per le richieste legate all’arte. Le perdite totali, in ogni caso, avrebbero potuto risultare molto più elevate una volta inclusi i danni alle opere degli edifici circostanti.

All’interno del World Trade Center, la Port Authority di New York e New Jersey custodiva infatti circa cento opere, a cui si aggiungevano sette lavori pubblici concepiti appositamente per il complesso. La distruzione delle Torri comportò dunque la perdita totale o il danneggiamento grave di tutte queste opere. Sempre secondo l’articolo della BBC Newspubblicato nel 2001, negli uffici di Cantor Fitzgerald si trovavano circa 300 sculture di Rodin, anch’esse annientate. Al Pentagono invece, 24 opere furono completamente distrutte e altre 40 subirono danni rilevanti. Nessuna di queste opere era coperta da assicurazione, rendendo impossibile una valutazione economica concreta. Tra le opere pubbliche colpite e distrutte a New York figurano sette lavori di grande rilevanza, simbolo dell’impatto culturale e artistico dell’attacco, ecco quali sono.

1. Joan Miró e Josep Royo, l’Arazzo del World Trade Center

Joan Miró (Barcellona, 1893 – Palma di Maiorca, 1983), insieme al maestro arazziere Josep Royo, realizzò l’Arazzo del World Trade Center, completato nel 1973 ed esposto inizialmente al Grand Palais di Parigi. L’anno seguente fu trasferito a New York e collocato nella South Tower, dove rimase fino alla distruzione dell’11 settembre 2001. L’idea di coinvolgere Miró nel progetto fu di Saul Wenegrat, direttore del programma artistico della Port Authority, ma l’artista rifiutò poiché desiderava occuparsi personalmente dell’opera pur non conoscendo la tecnica dell’arazzo.

La svolta arrivò dopo un evento personale: la guarigione della figlia, vittima di un incidente in Spagna. In segno di gratitudine, Miró volle donare un arazzo all’ospedale che l’aveva curata e si affidò a Royo, dando inizio a una collaborazione destinata a produrre lavori significativi, tra cui l’arazzo per la National Gallery of Art di Washington e quello per la Fundació Joan Miró. L’opera newyorkese, tessuta in lana e canapa, misurava circa 6,1 × 10,7 metri e pesava 4 tonnellate. Presentava ampie campiture rosse, verdi, blu e gialle, interrotte da forme nere, su uno sfondo marrone chiaro.

2. Alexander Calder, Bent Propeller

Bent Propeller, conosciuta anche come World Trade Center Stabile, era una grande scultura in acciaio inossidabile dipinta di rosso, creata da Alexander Calder (Lawnton, 1898 – New York, 1976). L’opera si componeva di tre ampie lastre curve, unite in modo da sostenersi esclusivamente con il proprio peso. La forma richiamava infatti l’elica di una nave e riprendeva il linguaggio tipico delle sculture pubbliche dell’artista, spesso caratterizzate dal colore rosso brillante.

Alta circa 7,6 metri, la scultura fu inizialmente collocata accanto all’ingresso della North Tower (1 World Trade Center), per poi essere trasferita nel 1970 nella piazza antistante il 7 World Trade Center, all’angolo nord-est della Austin J. Tobin Plaza, tra Vesey Street e Church Street. Il lavoro era stato commissionato l’anno precedente dalla Port Authority di New York e del New Jersey. L’11 settembre 2001 l’opera venne travolta dal crollo del 7 World Trade Center e rimase schiacciata sotto migliaia di tonnellate di detriti. Nei mesi successivi si riuscì a recuperare soltanto circa il 40% della struttura, quantità insufficiente per tentare una ricostruzione. I frammenti superstiti vennero quindi custoditi dalla Calder Foundation, mentre oggi, una parte della scultura è esposta al National September 11 Memorial & Museum.

Alexander Calder, Bent Propeller, fotografato dalla parte di Vesey Street, tra la Promenade a sinistra e il Ponte Pedonale a destra. Vista sud del WTC 7 prima dell'11 settembre 1994. Foto: Michael Chan - Wikipedia
Bent Propeller di Alexander Calder fotografato dalla parte di Vesey Street, tra la Promenade a sinistra e il Ponte Pedonale a destra. Vista sud del WTC 7 prima dell’11 settembre 1994. Foto: Michael Chan - Wikipedia

3. Fritz Koenig, The Sphere - Große Kugelkaryatide N.Y.

The Sphere, ufficialmente Große Kugelkaryatide N.Y., è una monumentale scultura in bronzo di Fritz Koenig (Würzburg - Baviera, 1924 - Landshut, Baviera, 2017). Alta 7,6 metri, con diametro oltre i 5 e peso superiore alle 20 tonnellate, fu definita dall’artista il suo figlio maggiore. Realizzata tra il 1968 e il 1971 con l’aiuto di Hugo Jahn e Josef Plankensteiner, venne fusa in 67 segmenti a Monaco e assemblata nello studio di Koenig, per poi essere spedita a New York. Commissionata dall’architetto Minoru Yamasaki, progettista del World Trade Center, fu collocata nel 1971 nella Austin J. Tobin Plaza tra le Torri Gemelle.

La scultura, posta su un disco di porfido, ruotava completando un giro ogni 15 minuti mentre l’acqua della Plaza Fountain scorreva attorno, dando l’illusione di una sfera che emergeva dal bacino. Simbolo di pace attraverso il commercio, divenne punto d’incontro e fulcro sociale del complesso. Dopo l’11 settembre 2001 riemerse danneggiata ma quasi intatta dalle macerie, e fu l’unica opera d’arte sopravvissuta della catastrofe. Esposta a Battery Park dal 2002, nel 2017 è stata trasferita a Liberty Park, accanto al National September 11 Memorial, dove oggi resta nelle condizioni in cui fu ritrovata, trasformata in memoriale delle vittime.

Le squadre di soccorso lavorano per rimuovere i detriti dal sito di The Sphere, World Trade Center, New York. Foto: Michael Rieger – Wikipedia
Le squadre di soccorso lavorano per rimuovere i detriti dal sito di The Sphere, World Trade Center, New York. Foto: Michael Rieger – Wikipedia

4. James Rosati, Ideogram

Ideogram rappresentava una delle installazioni più rappresentative del World Trade Center, opera in acciaio inossidabile dello scultore americano James Rosati (Washington, 1912 - New York, 1988) completata nel 1972. La composizione si articolava in una rete di travi intrecciate, le cui superfici riflettenti catturavano e rifrangevano la luce, creando un dialogo dinamico con lo spazio circostante. L’opera era stata commissionata nel 1969 dal Comitato Artistico della Port Authority e sottoposta a sperimentazioni in galleria del vento prima dell’installazione definitiva nella piazza tra le Torri Gemelle.

Collocata nella Austin J. Tobin Plaza, davanti al Marriott World Trade Center, la scultura diventò parte integrante del paesaggio urbano, attirando l’attenzione di visitatori e fotografi. L’11 settembre 2001, l’opera scomparve tra le macerie prodotte dal crollo degli edifici. A differenza della sfera di bronzo di Fritz Koenig infatti, l’acciaio di Ideogram si mescolò completamente ai detriti e non fu possibile recuperare alcun frammento; i resti furono rimossi insieme al resto dei materiali. Secondo Saul Wenegrat, ex direttore del programma artistico della Port Authority, la scultura era probabilmente l’opera più fotografata dell’intero complesso e compariva con frequenza in pubblicità e servizi di moda, simbolo distintivo del World Trade Center.

La scultura Ideogram di James Rosati tra gli archi d'ingresso del World Trade Center a New York . Foto: Balthazar Korab – Wikipedia
La scultura Ideogram di James Rosati tra gli archi d’ingresso del World Trade Center a New York. Foto: Balthazar Korab – Wikipedia

5. Masayuki Nagare, Cloud Fortress

Cloud Fortress, scultura dell’artista giapponese Masayuki Nagare (Nagasaki, 1923 - 2018) del 1975, si trovava all’ingresso di Church Street nella Austin J. Tobin Plaza del World Trade Center. Alta 4,3 metri, larga 10 e profonda 5,2, rappresentava due piramidi unite alla base e inclinate verso l’alto, creando una forma astratta e monumentale. Nonostante l’aspetto massiccio, era costituita da un’armatura in acciaio e cemento rivestita da granito svedese nero. Nagare impiegò la tecnica del ware hada (trama rotta), alternando superfici lisce e ruvide per un effetto visivo di contrasto.

Parte del programma artistico della Port Authority, che destinava fino all’1% dei costi di costruzione a opere d’arte, l’opera fu collocata tra gli edifici 4 e 5 come ingresso secondario alla piazza principale, integrandosi armoniosamente nel complesso. Sebbene abbia resistito inizialmente agli attacchi dell’11 settembre 2001 e al crollo degli edifici vicini, la scultura fu demolita nei giorni successivi per permettere le operazioni di emergenza a Ground Zero. I detriti furono rimossi insieme alle altre macerie del sito.

Le sculture Cloud Fortress e Sphere presso il World Trade Center, New York. Foto: Balthazar Korab – Wikipedia
Le sculture Cloud Fortress e The Sphere presso il World Trade Center, New York. Foto: Balthazar Korab – Wikipedia
La scultura Cloud Fortress tra gli incendi e i detriti del World Trade Center. Foto: Andrea Booher – Wikipedia
La scultura Cloud Fortress tra gli incendi e i detriti del World Trade Center. Foto: Andrea Booher – Wikipedia

6. Louise Nevelson, Sky Gate, New York

Sky Gate, New York era una scultura di Louise Nevelson (Kyiv, 1899 – New York, 1988) collocata nella mezzanina della North Tower del World Trade Center e come altre opere del World Trade Center, non sopravvisse all’11 settembre e non fu recuperata dai detriti. Realizzata tra il 1977 e il 1978, l’opera rimase al suo posto fino al crollo delle Torri Gemelle durante gli attentati dell’11 settembre 2001, quando fu completamente distrutta. L’ispirazione di Nevelson derivò dalla vista dello skyline di New York osservato durante un volo verso Washington; l’artista concepì l’opera come la rappresentazione astratta delle finestre della città attraverso rilievi in legno dipinto di scuro.

Commissionata da Saul Wenegrat, direttore del programma artistico della Port Authority e promotore dell’iniziativa Percent for Art, l’opera subì diverse revisioni prima dell’installazione definitiva. Con oltre 9 metri di larghezza e 5 di altezza, composta da più di 35 segmenti, Sky Gate rappresentava il lavoro più grande realizzato fino ad allora da Nevelson. Venne naugurata il 12 dicembre 1978 alla presenza di Kitty Carlisle Hart e dominava la vista sulla Austin J. Tobin Plaza.

7. Elyn Zimmerman, Memoriale dedicato alla strage del World Trade Center del 1993

Il Memoriale dedicato alla strage del World Trade Center del 1993 ricorda le sei vittime dell’attentato del 26 febbraio, avvenuto nel centro di New York. La Port Authority of New York & New Jersey Art Commission ne affidò la realizzazione all’artista Elyn Zimmerman (Philadelphia, 1945), che completò l’opera nel 1995. Il memoriale fu collocato nel parcheggio sotterraneo del World Trade Center, tra le Torri Gemelle, nella Austin J. Tobin Plaza, esattamente sopra il punto dell’esplosione e come molte altre installazioni del complesso, scomparve durante gli attacchi dell’11 settembre 2001.

Zimmerman concepì il memoriale affinché fosse percepibile dall’alto come un bersaglio, sottolineando la posizione precisa del tragico evento. Le pareti in granito bianco presentavano crepe intenzionali, ispirate ai tumuli funerari antichi e alle mappature simboliche delle sepolture collettive. Al centro, una fontana integrava il senso di perdita e memoria nello spazio urbano, trasformando l’area in un luogo di riflessione. Dopo la distruzione del 2001, pochi elementi sopravvissero. Tra i frammenti, rimase un pezzo di granito inciso con il nome “John D”, in ricordo di John DiGiovanni. Il frammento è oggi conservato al National September 11 Memorial & Museum, a testimonianza sia della tragedia del 1993 sia della successiva devastazione del World Trade Center.

Una delle ultime fotografie del memoriale originale visibile sotto il Marriott Hotel sulla sinistra, durante gli attacchi dell'11 settembre. Foto: Governo degli Stati Uniti – Wikipedia
Una delle ultime fotografie del memoriale originale visibile sotto il Marriott Hotel sulla sinistra, durante gli attacchi dell’11 settembre. Foto: Governo degli Stati Uniti – Wikipedia

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Noemi Capoccia

L'autrice di questo articolo: Noemi Capoccia

Originaria di Lecce, classe 1995, ha conseguito la laurea presso l'Accademia di Belle Arti di Carrara nel 2021. Le sue passioni sono l'arte antica e l'archeologia. Dal 2024 lavora in Finestre sull'Arte.



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