Sanyu: storia e tribolazioni del Matisse cinese


Precursore dell’arte cinese moderna, Sanyu è stato uno dei primi artisti cinesi ad affermarsi a livello internazionale, nonostante una vita tribolata. Visse nella Parigi di Picasso e Modigliani, ma la sua arte venne riconosciuta solo dopo la sua scomparsa. E oggi le sue opere hanno quotazioni altissime.

“Negli ultimi due decenni, Sanyu è diventato uno dei maestri dell’arte moderna cinese. I suoi dipinti, che un tempo attraevano collezionisti principalmente a Taiwan, ora hanno conquistato una vasta gamma di collezionisti in tutta l’Asia. Tuttavia, sfortunatamente l’interesse per i suoi dipinti come investimento finanziario praticabile è cresciuto in modo sproporzionato rispetto all’apprezzamento estetico, per non parlare della curiosità per l’ambiente storico e sociale che ha fatto da sfondo alla sua creatività. Anche se più musei e studiosi stanno rivolgendo la loro attenzione all’arte cinese moderna in stile occidentale del primo Novecento, molto trascurata ma storicamente fondamentale, la maggior parte si concentra sugli artisti che sono tornati in Cina dall’Occidente per condividere ciò che avevano imparato o quelli che sono rimasti in Occidente dove hanno raggiunto un certo livello di successo. Sanyu non rientra in nessuna di queste categorie. A parte il fatto che le sue opere, dopo la sua scomparsa, sono state vendute a prezzi elevati all’asta”. Questo è quanto si legge nell’introduzione al catalogo ragionato dell’opera di Sanyu (Chang Yu; Nanchong, 1895 – Parigi, 1966), pubblicato nel 2001 dalla University of Washington Press, e frutto di anni di studi e ricerche di Rita Wong, figura molto rilevante nel campo delle aste e che al contempo può essere considerata una delle massime esperte di Sanyu.

A lei si deve la ricostruzione del lavoro dell’artista cinese noto come “il Matisse orientale”, tanto quotato negli ultimi anni nelle aste di Sotheby’s e Christie’s e ricercato soprattutto dai collezionisti cinesi: le sue opere hanno raggiunto cifre esorbitanti ed il suo nome è tornato alla ribalta negli anni Ottanta e Novanta grazie anche ad un lavoro di promozione ad opera di alcune gallerie taiwanesi come la Lin & Keng Gallery, il Dimension Art Center e la Tina Keng Gallery. A Hong Kong nel 2019 Nu (1965), l’ultimo dipinto di nudo di Sanyu, è stato battuto all’asta per la cifra di 25,24 milioni di dollari statunitensi da Sotheby’s, mentre Cinq Nus (1950-1959) è stato venduto a 38,72 milioni da Christie’s, e ancora nel 2020 Fleurs dans un pot bleu et blanc (1950) per 25,5 milioni di dollari, mentre nel 2021 Nu avec un pékinois a 13,5 milioni, sempre da Sotheby’s.

Sanyu
Sanyu

Prima di parlare dell’opera dell’artista, vale però la pena approfondire alcune sue coordinate biografiche. Sanyu (o Chang Yu) nacque a Nanchong, nella provincia del Sichuan, nel 1895 da una famiglia agiata che possedeva una delle più grandi fabbriche di seta gestita dal fratello Chang Junmin, di trentasette anni più vecchio. Sin da giovane Sanyu rivelò una naturale propensione per l’arte, coltivata grazie a lezioni di calligrafia tenute dal maestro Zhao Xi e di disegno affiancato dal padre, abile pittore. Nel 1921, dopo un periodo in Giappone e a Shangai, mentre la Cina stava attraversando una fase di grandi difficoltà sotto i “signori della guerra”di Beiyang, Sanyu, appena diciannovenne, grazie a un programma di studio-lavoro sponsorizzato dal governo organizzato da Cai Yuanpei, rettore dell’università di Pechino, è stato tra i primi artisti cinesi a recarsi in Francia, a Parigi. Qui conobbe altri studenti d’arte, come Xu Beihong (che diventerà uno dei punti di riferimento dell’accademismo in Cina) e la moglie di questi, Jiang Biwei, con cui strinse amicizia e decise di trasferirsi nella più economica Berlino dove, insieme ad altri creativi, fondò un club culinario, trascurando l’attività artistica. Di questo periodo rimangono infatti solo due opere dipinte a pennello ed inchiostro, secondo lo stile tradizionale: Pivoines e Paysage avec saules.

Dopo due anni di permanenza nel capoluogo tedesco, Sanyu decise di tornare a Parigi per frequentare l’Académie de la Grande Chaumière, meno tradizionale rispetto alla più rinomata École Nationale Supérieure des Beaux Arts: in un clima libero e sperimentale completamente estraneo alla realtà chiusa dalla quale proveniva, il giovane poté cimentarsi nelle tecniche pittoriche occidentali e negli studi sul nudo grazie a lezioni con modelle dal vero. Si contano circa 2.000 di questi disegni, la maggior parte dei quali eseguiti con inchiostro e pennello cinesi. Durante le lezioni in aula, conobbe quella che diventerà sua moglie, Marcelle Charlotte Guyot de la Hardrouyère, una giovane ventenne affascinata dal suo talento.

L’Académie de la Grande Chaumière si trovava in un centro nevralgico di vita e cultura, proprio nel cuore di Montparnasse, vicina a numerosi caffè e luoghi di ritrovo per artisti e intellettuali come La Coupole, Le Dôme, La Closerie des Lilas. Qui abitavano Chagall, Zadkine, Soutine, Foujita, per citarne solo alcuni, e, poco tempo prima della sua prematura scomparsa, anche Amedeo Modigliani. Questo ambiente era una continua fonte d’ispirazione per il giovane Sanyu che, affascinato dalle scene di vita quotidiana e da gente di etnie differenti e per questo esotiche, trascorreva ore a disegnare su tovagliette di carta, incurante della sopravvivenza quotidiana, forte del fatto che il fratello era pronto a provvedere al suo sostentamento. In questo contesto conobbe Alberto Giacometti e si fece ritrarre da Pablo Picasso, di cui era un grande ammiratore.

Sanyu, Nu (1965; olio su masonite, 122,5 x 135 cm)
Sanyu, Nu (1965; olio su masonite, 122,5 x 135 cm)
Sanyu, Cinq Nus (1950-1959; olio su masonite, 120 x 172 cm)
Sanyu, Cinq Nus (1950-1959; olio su masonite, 120 x 172 cm)
Sanyu, Fleurs dans un pot bleu et blanc (1950; olio su masonite, 91 x 62 cm)
Sanyu, Fleurs dans un pot bleu et blanc (1950; olio su masonite, 91 x 62 cm)
Sanyu, Nu avec un pékinois (1950-1959; olio su masonite, 84 x 122 cm)
Sanyu, Nu avec un pékinois (1950-1959; olio su masonite, 84 x 122 cm)

Si fa risalire al 1929 l’incontro con Henri-Pierre Roché, noto autore di Jules et Jime e di Les deux anglaises et le continent, nonché attivo collezionista e commerciante d’arte, abile nello scoprire talenti. Aveva presentato Picasso a Leo e Gertrude Stein ed era amico di Georges Braque, Marcel Duchamp, Costantin Brancusi. Nonostante Sanyu in passato si fosse sempre mostrato reticente a relazionarsi con mercanti d’arte, tanto addirittura da preferire di regalare i suoi lavori, per sollevarsi dalle preoccupazioni materiali che stava vivendo in quel periodo, visto che gli aiuti del fratello stavano diventando irregolari, accettò di lavorare con Roché. Nel 1931 il mecenate gli comperò 111 dipinti e circa 600 disegni e lo incoraggiò a sperimentare la stampa, meno costosa e in grado di raggiungere un pubblico più vasto. Sanyu cominciò dapprima a sperimentare la puntasecca con esiti di piccole opere vellutate e raffinate, e poi l’incisione su linoleum, anticipando di qualche anno Picasso e Matisse, procedura che gli permise di lavorare su grande formato. Sempre nel 1929 iniziò a dipingere ad olio, tecnica che lo accompagnò costantemente per tutti gli anni Trenta come dimostrano i lavori esposti al Salon des Tuileries dove riuscì a partecipare come unico artista cinese. Tra il 1930 e il 1932, Sanyu visse un periodo buio segnato dalla morte del fratello con conseguente mancanza di sostegno economico, dal divorzio dalla moglie che lo accusava di infedeltà nonché dalla rottura con Roché. Quest’ultimo, nonostante tutto, non si separò mai dalla sua collezione: l’intero lotto nel 1966 venne messo all’asta dalla vedova di Roché ed acquistato interamente da Claude Riedel.

Tuttavia questi furono anche gli anni in cui strinse una profonda amicizia con il compositore olandese Johan Franco, discendente della famiglia Van Gogh che, oltre a sostenere e a promuovere il suo lavoro anche presso parenti facoltosi, organizzò diverse mostre in Olanda. Legato a tal punto all’artista da far scrivere nel suo testamento che nei tre mesi successivi alla sua morte gli avrebbe destinato una rendita di 500 franchi. Sebbene avesse preso parte ad alcune mostre presso il Salon d’Automne, il Salon des Indépendants e il Salon des Tuileries e avesse dalla sua parte la stima di diversi concittadini artisti che mostravano una grande ammirazione nei suoi confronti, riconoscendogli un ruolo primario come precursore dell’arte cinese moderna (Pang Xunqin lo invitò a far parte della Storm Society,un gruppo artistico nato a Shangai e Xu Beihong lo incluse in un’importante collettiva al Museo Nazionale d’Arte Straniera e Contemporanea - Jeau de Paume de Tuileries), la sua arte faceva fatica a decollare.

Sanyu decise quindi di reinventarsi ideando un nuovo sport: il ping-tennis, un ibrido tra le due discipline in cui si gioca in un piccolo campo da squash con rete, utilizzando racchette simili a quelle di badminton ed una grande pallina da ping-pong. Entusiasta della sua invenzione, nel 1936 si recò a Berlino alle Olimpiadi per conoscere il campione di tennis Gottfried von Cramm al fine di coinvolgerlo per diffondere questo nuovo sport, purtroppo con scarsi risultati.

Sanyu, Pivoines (1921; inchiostro e acquerello su carta, 60,5 x 43,5 cm)
Sanyu, Pivoines (1921; inchiostro e acquerello su carta, 60,5 x 43,5 cm)
Sanyu, Paysage avec saules (1920-1921; inchiostro e acquerello su carta, 90 x 75 cm)
Sanyu, Paysage avec saules (1920-1921; inchiostro e acquerello su carta, 90 x 75 cm)
Sanyu, Pot de pivoines (1940-1949; olio su masonite, 79,5 x 65 cm)
Sanyu, Pot de pivoines (1940-1949; olio su masonite, 79,5 x 65 cm)
Sanyu, Femme en rouge (1930-1940; olio su tela, 74 x 50 cm; Shanghai, Long Museum)
Sanyu, Femme en rouge (1930-1940; olio su tela, 74 x 50 cm; Shanghai, Long Museum)
Sanyu, Nu assis (1930; matita su carta, 362 x 238 mm; Parigi, Musée Cernuschi)
Sanyu, Nu assis (1930; matita su carta, 362 x 238 mm; Parigi, Musée Cernuschi - Musée des arts de l’Asie de la Ville de Paris)

Non essendo in grado di procurarsi l’agognato successo, tra la fine degli anni Trenta e gli inizi del Quaranta, con la Seconda Guerra Mondiale che imperversava, completamente privo di finanze, tanto da essere costretto a realizzare sculture con materiali scadenti quali il gesso e la vernice, Sanyu partì per New York, risoluto nel promuovere il suo sport e raggiungere il tennista Von Camm che nel frattempo si era trasferito negli Stati Uniti dopo aver sposato una ricca ereditiera americana e magari farsi appoggiare, tuttavia invano. Nel frattempo però il destino volle che il famoso fotografo Robert Frank fosse interessato a uno scambio di studi: lui sarebbe volato a Parigi e Sanyu avrebbe occupato il suo spazio a New York. Per una serie di coincidenze Frank non partì; i due artisti si trovarono così a dividere l’atelier. Divennero grandi amici tanto che quando Sanyu decise di tornare a Parigi nel 1950, gli lasciò tutte le sue opere per risarcirlo delle spese sostenute (nel 1997 Frank le venderà e destinerà i proventi all’istituzione del Sanyu Scholarship Fund presso l’Università di Yale per aiutare gli studenti d’arte cinesi).

Questi sono gli anni in cui l’artista per sopravvivere dovette ripiegare su lavori di falegnameria e nella ristorazione. Nel 1963 ricevette un invito da un suo connazionale, il Ministro dell’Istruzione di Taiwan Huang Jilu, per insegnare all’Università e a tenere una personale a Taipei. Sanyu spedì 42 opere determinato a raggiungerle in seguito e, con l’anticipo, sembra che intraprese un viaggio in Egitto. Per ragioni burocratiche però poi non riuscì a partire per la Cina ma rimase bloccato a Parigi, dove poco dopo morì nel suo studio a causa di una fuga di gas. Lo trovarono sdraiato sul letto con un libro sul petto e una richiesta di cittadinanza francese compilata vicino. Senza famiglia, completamente indigente, fu sepolto in una tomba anonima a spese di un’associazione franco-cinese dei servizi alla comunità. I dipinti sono stati rilevati dal Museo di Storia Nazionale di Taiwan, un edificio costruito nello stile della dinastia Ming con affacci sul Giardino Botanico, la cui area principale, in seguito è stata destinata ad accoglierli. Il corpus originario è stato poi incrementato con altre 10 opere: due dipinti ad olio erano stati portati al museo nel 1980, nel 1986 l’addetto culturale Kuo You-shou ha donato altre cinque opere, mentre tre bozzetti sono stati acquistati nel 2011. Il Museo ha tenuto ben sei retrospettive del lavoro dell’artista: nel 1978, nel 1984, nel 1990, nel 1995, nel 2001 e nel 2017.

Sanyu non fu quello che si può definire un artista prolifico: in totale ha prodotto circa trecento dipinti a olio, su tela o masonite, meno di trecento acquerelli, circa duemila schizzi e un esiguo numero di sculture e stampe. Nelle sue opere il virtuosismo calligrafico tipico dell’Oriente viene ad amalgamarsi con linee moderniste dando vita a composizioni esuberanti e sinuose dai cromatismi in odore di fauvismo. Figure, nudi femminili “con le cosce dell’universo”(così li definì in tono umoristico il noto poeta Xu Zhimo), paesaggi, animali, nature morte: sono questi i temi prediletti dall’artista.

Sanyu, Portrait (s.d.; matita su carta, 275 x 445 mm)
Sanyu, Portrait (s.d.; matita su carta, 275 x 445 mm)
Sanyu, Chat (1929; incisione su carta, 90 x 100 mm)
Sanyu, Chat (1929; incisione su carta, 90 x 100 mm)
Sanyu, Deux chevaux dans un paysage rouge (s.d.; olio su cartone, 87 x 123 cm)
Sanyu, Deux chevaux dans un paysage rouge (s.d.; olio su cartone, 87 x 123 cm)
Sanyu, Léopard (1940-1949; olio su masonite, 50 x 64 cm)
Sanyu, Léopard (1940-1949; olio su masonite, 50 x 64 cm)
Sanyu, Prunus sur fond vert (1960 circa; olio su masonite, 122 x 135 cm)
Sanyu, Prunus sur fond vert (1960 circa; olio su masonite, 122 x 135 cm)

I nudi, soggetto privilegiato che ricorre nell’intera carriera di Sanyu, sono minimalisti e fortemente pervasi di erotismo; le figure femminili in piedi, sedute, sdraiate, talvolta raffigurate in pose contorte che danno vita a geometrismi, in spazi senza prospettiva, labbra chiuse, un naso appena accennato, spesso sono raffigurate con un solo occhio (particolare che richiama i ritratti della famosa Kiki) e con un’esasperazione della parte inferiore. Rispetto ai disegni dove viene immortalato un solo soggetto, nei dipinti a olio spesso troviamo gruppi di donne: dai primi nudi dall’incarnato che ricorda quello delle cortigiane della dinastia dei Tang e dalle forme rotondeggianti e voluttuose, appartenenti al cosiddetto “periodo rosa”, si passa a fisionomie femminili più assottigliate dalle pelli ocra riconducibili all’omonimo periodo. Gli animali, altra presenza costante e amata, siano essi esotici o da compagnia (gatti e pechinesi ritratti in ambienti domestici mentre giocano, riposano su sedie o bevono latte), trasmettono sempre stati d’animo assimilabili a quelli provati dagli esseri umani: un leopardo assorto nei suoi pensieri, coppie di animali che si guardano con tenerezza.

Con il passare degli anni, l’artista ha iniziato a collocare animali solitari in paesaggi sconfinati, esemplificativi del sentimento di solitudine che provava in vecchiaia. Nelle still life (alle quali il Museo Morandi di Bologna nel 2019 ha dedicato una raffinata ed originale mostra, curata da Zeng Fanzhi, in cui le opere di Sanyu vennero messe in relazione con lavori di Cézanne e Morandi), spiccano composizioni di frutta e fiori che rimandano alla tradizione della pittura dei letterati cinesi: peonie, crisantemi, prugne, fior di loto e bambù ma anche melograni e ulivi simboli di prosperità e buona fortuna.

Tina Keng, una delle massime esperte dell’opera di Sanyu, in un’intervista del 2009, così ha sintetizzato le caratteristiche dell’artista che rivelano l’autenticità dell’artista: “Sanyu ha una solida base di calligrafia ed epigrafia cinese quindi i suoi tratti di relazione spaziale, linee e pennellate non sono mai disordinati [...] come persona elegante e minimalista le sue opere portano la stessa chiarezza e rigore nella loro consistenza e composizione [...] la sua indole distaccata e imperturbabile si riflette nel suo lavoro che non risulta mai volgare”.

Negli anni Sessanta, quasi alla fine del suo percorso, Sanyu dichiarò: “dopo una vita dedicata alla pittura, finalmente so dipingere”. Lui, capace di affermazioni modeste, oltre ad essere stato un pioniere in quanto ha contribuito alla creazione di una nuova estetica, è anche stato capace di lasciare una traccia indelebile nelle generazioni cinesi contemporanee di artisti giovani e già affermati quali Shafei Xia.


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