Lutto nazionale per il papa, ma dov'è il disastro della cultura? Quasi ovunque è tutto come sempre


Disastro per la cultura durante i giorni del lutto nazionale? Centinaia di eventi saltati? No: gli annullamenti sono pochi e riguardano per lo più eventi di portata locale. Quasi dappertutto è business as usual.

Intanto, cosa prevede il dpcm che ha decretato i cinque giorni di lutto nazionale (del tutto irrituali: nella storia recente, non c’era stato alcun lutto nazionale fino a Giovanni XXIII, poi un giorno per Paolo VI e Giovanni Paolo I, e tre giorni per Giovanni Paolo II): il decreto prevede l’esposizione a mezz’asta delle bandiere sugli edifici pubblici nel periodo di lutto, un minuto di silenzio alle 10 del giorno del funerale nelle scuole e negli uffici pubblici, e gli inviti a “svolgere tutte le manifestazioni pubbliche in modo sobrio e consono alla circostanza” e a “differire gli eventi sportivi o di intrattenimento programmati per il giorno del funerale”. Tradotto: l’autorità non prevede alcun obbligo per nessuno, se non quello, per gli uffici pubblici, di abbassare le bandiere e di osservare il minuto di silenzio. E poiché quella del governo è una raccomandazione e non una disposizione, questi cinque giorni stanno trascorrendo quasi dappertutto all’insegna del business as usual. Non si registrano centinaia di manifestazioni, di concerti, di eventi annullati. Non giungono avvisi di porte sbarrate che si diffondono a macchia d’olio, non s’ha notizia di chiusure annunciate all’ultimo momento.

Perché allora sui social si sta diffondendo l’idea che l’intero mondo della cultura e dell’intrattenimento sia chiuso per lutto? C’era stata in effetti, l’altro ieri, una notizia che sembrava far presagire una situazione di chiusure diffuse, che avrebbero però riguardato soltanto gli Archivi di Stato: era accaduto che la Direzione Generale Archivi del Ministero della Cultura avesse inviato una lettera a tutti i suoi istituti per domandare il rinvio degli eventi di questi giorni in segno di cordoglio, poi prontamente chiarita mezza giornata più tardi: nessuna chiusura, tutti gli eventi in programma come da calendario, ma senza “inaugurazioni in pompa magna”. Non che normalmente uno s’immagina di andare negli Archivi di Stato a fare i trenini e a ballare il discosamba, ma sta di fatto che anche laddove s’era prefigurata una situazione di rinvii diffusi, in realtà è stato tutto confermato. Lo stesso vale per mostre e luoghi della cultura. In questi giorni chiunque potrà visitare mostre e musei: l’unico chiuso, immaginiamo per ragioni di sicurezza, è Castel Sant’Angelo, nei giorni di domani e dopodomani. Le inaugurazioni previste nelle gallerie private si terranno come da copione. Lo sport ha deciso invece di fermarsi il giorno 26 aprile, per il resto invece tutto regolare (e per fortuna, dopo l’idea discutibile di cancellare di punto in bianco le partite di calcio della scorsa settimana). Quasi tutto lo sport: la Federciclismo, per esempio, ha già fatto sapere che sospenderà le gare soltanto dalle 10 alle 12 di sabato, nelle due ore dei funerali del papa: durante il rimanente corso della giornata si potrà gareggiare. Persino le discoteche, almeno qui in Versilia, hanno confermato tutti i loro eventi, non ce n’è una che abbia rimandato una festa.

Bandiere a mezz'asta. Foto: Camera dei Deputati
Bandiere a mezz’asta. Foto: Camera dei Deputati

Certo, capita d’imbattersi in qualche notizia d’annullamento. Leggo, per esempio, che è stata annullata la festa musicale al Circo Massimo, in programma per sabato 26, del giubileo degli adolescenti che si tiene dal 25 al 27: immagino che le decine di migliaia di ragazzi in arrivo da mezzo mondo non avranno rinunciato al loro viaggio per l’impossibilità di ballare al Circo Massimo. Per il resto, nella stragrande maggioranza dei casi parliamo di eventi di portata locale. Tra gli eventi annullati leggo poi, per esempio, che a Codogno non ci sarà la banda a suonare per le strade il 25 aprile, che a Lastra a Signa è stato annullato un concerto folk previsto per oggi, che ad Ascoli Piceno è stata rinviata la presentazione di un libro sulla Ascoli del Quattrocento, che a Piacenza non ci sarà una serata di liscio in piazza, che alcuni Comuni hanno disposto il divieto di eseguire brani musicali durante le manifestazioni del 25 aprile. Insomma, si può discutere sulla meschinità di tanti piccoli amministratori locali infastiditi dai cortei che intonano “Bella ciao” e dunque subito pronti a coglier la palla al balzo per cercare d’impedire i canti sulla pubblica piazza, ma è ancora troppo poco per parlare di annullamenti generalizzati.

Anche sul fronte concerti aperture regolari quasi ovunque. Il principale evento musicale di questi giorni, il Frontiers Rock Festival, non ha subito variazioni, nessuno dei gruppi metal in arrivo da ogni parte del mondo è stato rimandato a casa. Stasera ci saranno regolarmente i concerti di Umberto Tozzi (ad Assisi) e di Jovanotti (a Roma: ha sei date questa settimana e s’è limitato a spostare al giorno successivo il concerto del 26). Domani, invece, tutto regolare ancora per Umberto Tozzi (Ancona), e poi per Fiorella Mannoia (Milano), Claudio Baglioni (Como), Inhaler (Milano). E solo per citare i nomi più noti. La rivista musicale Billboard conferma che le uniche eccezioni alla regola sono gli annullamenti dei concerti degli Osaka Flu (a Città di Castello) e dei Punkreas (a Legnano). Al momento gli unici artisti internazionali di cui s’ha notizia d’un annullamento sono gli Ofenbach, che dovevano esibirsi a Reggio Emilia nell’ambito del festival Fotografia Europea: il loro concerto è stato rinviato, il dj set di sabato sera è stato annullato, le conferenze previste negli orari dei funerali del papa hanno subito slittamenti di orari, e per il resto è tutto confermato.

Questo, in sintesi, lo scenario. Dove sono le decine, se non centinaia, di inaugurazioni cancellate, dove sono le miriadi di feste rimandate, dove sono le star internazionali rispedite al mittente? Certo, non si mette in dubbio che qualcuno sarà devastato dall’idea di non poter sentir suonare la banda del paese durante il concerto del 25 aprile, dispiace per chi aveva in programma di vedere Jovanotti domani sera e gli toccherà fermarsi un giorno in più a Roma, o per chi ieri sera già s’immaginava in piazza a Reggio Emilia a ballare con gli Ofenbach. Ma forse è un po’ poco per gridare al disastro per il settore della cultura. Serve più serietà. Ovvio che poi sia disdicevole l’invito alla sobrietà per il 25 aprile. Ovvio che sia riprovevole cancellare convegni, conferenze (se ci son state misure di questo tipo) e financo concerti che hanno a che fare col 25 aprile. Ma il tema a questo punto non è più culturale, diventa politico.


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Federico Giannini

L'autore di questo articolo: Federico Giannini

Nato a Massa nel 1986, si è laureato nel 2010 in Informatica Umanistica all’Università di Pisa. Nel 2009 ha iniziato a lavorare nel settore della comunicazione su web, con particolare riferimento alla comunicazione per i beni culturali. Nel 2017 ha fondato con Ilaria Baratta la rivista Finestre sull’Arte. Dalla fondazione è direttore responsabile della rivista. Collabora e ha collaborato con diverse riviste, tra cui Art e Dossier e Left, e per la televisione è stato autore del documentario Le mani dell’arte (Rai 5) ed è stato tra i presentatori del programma Dorian – L’arte non invecchia (Rai 5). Al suo attivo anche docenze in materia di giornalismo culturale (presso Università di Genova e Ordine dei Giornalisti), inoltre partecipa regolarmente come relatore e moderatore su temi di arte e cultura a numerosi convegni (tra gli altri: Lu.Bec. Lucca Beni Culturali, Ro.Me Exhibition, Con-Vivere Festival, TTG Travel Experience).




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