Bernardino Lanino, protagonista del Rinascimento piemontese. Le opere a Vercelli e in Valsesia


Bernardino Lanino è stato uno dei principali artisti del Rinascimento in Piemonte. Ecco dove trovare le sue opere sul territorio in un itinerario tra Vercelli e la Valsesia.

Centro di grande produzione artistica nel Rinascimento piemontese, in particolare nel Cinquecento, è sicuramente Vercelli, il cui esponente principale è considerato Gaudenzio Ferrari (Valduggia, 1477-80 circa - Milano, 1546), a cui avevamo già dedicato un itinerario tra Valduggia, Vercelli e Varallo sulle tracce delle sue opere più importanti che si conservano nel territorio, a cominciare dalla decorazione di alcune cappelle del Sacro Monte di Varallo a cui cominciò a lavorare nel 1513 per concludere nel 1528. Suo grande merito è quello di essere riuscito a combinare i tratti leonardeschi della pittura lombarda e gli influssi rinascimentali, creando tuttavia un suo stile personale. Miglior allievo di quest’ultimo ed erede della sua arte è considerato Bernardino Lanino (Mortara, 1512 - Vercelli, 1582), che divenne uno dei maggiori protagonisti della scena vercellese, grazie allo studio e all’attenzione delle opere di Gaudenzio Ferrari. In un breve trattato sulla città di Vercelli scritto da Lorenzo Davidico, Bernardino Lanino è elogiato come una delle personalità che hanno reso onore alla città piemontese nell’arte della pittura con il suo mirabile ingegno. In particolare fu il periodo giovanile quello in cui la sua arte fu influenzata maggiormente dalla pittura di Gaudenzio Ferrari, alla cui bottega Lanino si associò a partire dal 1530, fino a quando Ferrari si trasferì a Milano, dieci anni più tardi, e da quel momento principale artista nel panorama artistico vercellese divenne proprio Lanino, anche se, dopo la morte del primo, Bernardino ne ereditò le commissioni milanesi. Tra le opere più importanti di questo periodo sono da menzionare gli affreschi delle cappelle della Pentecoste e della Flagellazione del Sacro Monte realizzati tra il 1543 e il 1548, i cui frammenti sono ora conservati alla Pinacoteca di Varallo. La produzione giovanile di Bernardino Lanino si può dire essere stata principalmente orientata verso la decorazione ad affresco: ne sono esempi l’Ultima Cena conservata al Museo Borgogna di Vercelli, ma proveniente dall’antico refettorio della chiesa di San Cristoforo a Vercelli, e il San Rocco custodito nello stesso museo, ma proveniente dall’oratorio di San Rocco nel vercellese.

Precedentemente alla bottega di Gaudenzio Ferrari, i suoi esordi furono comunque vercellesi e suo maestro fu un certo Baldassarre Chodeghis, proveniente da Abbiategrasso. Sono infatti molte le opere dell’artista conservate in Valsesia e nel vercellese, in quanto fu molto attivo su questo territorio. Oltre ai summenzionati affreschi staccati della Pentecoste e della Flagellazione visibili alla Pinacoteca civica di Varallo (particolarmente movimentata è la scena che rappresenta la Discesa dello Spirito Santo in cui i personaggi sono raffigurati in cerchio ed è notevole la maestria con cui è stata espressa la sorpresa provata dai presenti in quell’occasione a cui fa da contrappunto la serenità della Madonna con le mani giunte al centro della composizione), il Museo Borgogna custodisce varie opere dell’artista: l’Ultima Cena, l’Annunciazione, la cosiddetta Madonna del cane e le due piccole tavole raffiguranti angeli che suonano l’arpa e la viola da gamba a lui attribuite. Nell’Ultima Cena, presente nel Museo Borgogna dal 1934, è ben visibile l’influsso gaudenziano del giovane Lanino che modera la concitata atmosfera mediante un’espressività più misurata degli apostoli; si intravedono ancora inoltre i calici in vetro sulla mensa apparecchiata: dettagli che rimandano all’attenzione per il quotidiano da parte di Gaudenzio. Dallo stesso anno è esposta al pubblico nel museo anche l’Annunciazione: è da notare la posizione frontale dell’angelo annunciante, solitamente raffigurato di profilo, che pare andare incontro all’osservatore, la torsione della Vergine e il dinamismo di entrambe le figure. Le tinte fredde e il movimento dell’angelo appena atterrato che mostra ancora le vesti rigonfie fanno pensare alla tarda attività dell’artista, quando si aprì al Manierismo.

Bernardino Lanino, Discesa dello Spirito Santo (1540-1550 circa; affresco staccato e riportato su tela; Varallo, Pinacoteca civica)
Bernardino Lanino, Discesa dello Spirito Santo (1540-1550 circa; affresco staccato e riportato su tela; Varallo, Pinacoteca civica)
Bernardino Lanino, Madonna con il Bambino e i santi Bernardino e Francesco (Madonna del cane) (1563; 148 x 109 cm; Vercelli, Museo Borgogna)
Bernardino Lanino, Madonna con il Bambino e i santi Bernardino e Francesco (Madonna del cane) (1563; 148 x 109 cm; Vercelli, Museo Borgogna)
Bernardino Lanino, Annunciazione (181 x 125 cm; Vercelli, Museo Borgogna)
Bernardino Lanino, Annunciazione (181 x 125 cm; Vercelli, Museo Borgogna)
Bernardino Lanino, Ultima Cena  (133 x 274 cm; Vercelli, Museo Borgogna)
Bernardino Lanino, Ultima Cena (133 x 274 cm; Vercelli, Museo Borgogna)

La Madonna del cane, che raffigura la Madonna col Bambino e i santi Bernardino e Francesco, del 1563 prende il nome dal cane con collare a sonagli accovacciato ai piedi della Madonna a simboleggiare la fedeltà coniugale; la Vergine è seduta su una roccia sotto a un baldacchino con in braccio il Bambino e ai lati sono san Francesco, titolare della chiesa che oggi è dedicata a sant’Agnese a Vercelli, e san Bernardino, titolare della cappella all’interno dell’antica chiesa di san Francesco. L’opera era stata infatti commissionata dalla famiglia Volpe per la propria cappella di San Bernardino nella chiesa di San Francesco. I due santi sono raffigurati con i propri simboli ed esprimono devozione e un assorto distacco nella generale impostazione composta del quadro. Infine, le due tavole con gli angeli musicanti acquistate da Antonio Borgogna all’asta del marchese Mercurino Arborio di Gattinara a Milano nel 1899 e al tempo attribuite a Gaudenzio Ferrari sono state in seguito inserite nel corpus delle opere di Bernardino Lanino, con datazione entro gli anni Settanta del Cinquecento: sono tuttavia esemplificative della tarda maturità dell’artista, poiché a monocromo (già nella tradizione gaudenziana) e con lumeggiature.

Nella chiesa di San Paolo a Vercelli si trova la Madonna della Grazia, tra le opere più note dell’artista. Firmata e datata 1568, era stata commissionata a Lanino quindici anni prima dal Comune di Vercelli in ricordo della liberazione della città dai francesi, i quali si erano impadroniti di Vercelli, al comando del maresciallo Brissac, nella notte tra il 18 e il 19 novembre 1553. L’artista consegnò però l’ancona della Madonna della Grazia ai domenicani di San Paolo nel 1568. Un’opera affollata con al centro la Madonna seduta che regge il Bambino in piedi e in primo piano a sinistra si riconosce la figura di san Paolo. La scena è completata da tre angeli musicanti in primo piano in basso e da altri puttini che reggono i panneggi. È invece nella chiesa principale di Borgosesia dedicata ai santi Pietro e Paolo, nella cappella di san Giovanni Battista, la tavola dipinta da Lanino in cui sono raffigurati la Vergine in trono con il Bambino tra i santi Gaudenzio vescovo, Cristoforo, Pietro e Paolo, e Giovanni Battista tutti raccolti sotto una cornice di panneggio color porpora: l’opera è dal punto di vista stilistico molto simile alla pala della Madonna degli aranci compiuta da Gaudenzio per la chiesa di San Cristoforo a Vercelli. Da notare l’angelo musico ai piedi della Vergine con occhi languidi. La tavola è accompagnata anche dalla predella con le immagini della vita dei santi Pietro e Paolo.

Bernardino Lanino (attr.), Angelo che suona l’arpa (34,5 x 23 cm; Vercelli, Museo Borgogna)
Bernardino Lanino (attr.), Angelo che suona l’arpa (34,5 x 23 cm; Vercelli, Museo Borgogna)
Bernardino Lanino (attr.), Angelo che suona la viola da gamba (34,5 x 23 cm; Vercelli, Museo Borgogna)
Bernardino Lanino (attr.), Angelo che suona la viola da gamba (34,5 x 23 cm; Vercelli, Museo Borgogna)
Bernardino Lanino, Madonna della Grazia (1568; Vercelli, Chiesa di San Paolo)
Bernardino Lanino, Madonna della Grazia (1568; Vercelli, Chiesa di San Paolo)
Bernardino Lanino, Vergine in trono col Bambino tra i santi Gaudenzio vescovo, Cristoforo, Pietro e Paolo, e Giovanni Battista (Borgosesia, Chiesa dei santi Pietro e Paolo)
Bernardino Lanino, Vergine in trono col Bambino tra i santi Gaudenzio vescovo, Cristoforo, Pietro e Paolo, e Giovanni Battista (Borgosesia, Chiesa dei santi Pietro e Paolo)

La chiesa parrocchiale di San Giorgio a Valduggia conserva un polittico realizzato dall’artista nel 1564: partendo dall’alto sono raffigurati il Dio Padre benedicente, i santi Pietro, Paolo, Gaudenzio e Lorenzo; più in basso, i santi Giovanni Battista, Maurizio e Barbara, mentre nella tavola centrale è visibile la Vergine in trono col Bambino tra gli angeli, Giuseppe, un santo vescovo e altre sante. Nella predella, figure di apostoli e dei padri della chiesa.

Altre opere di Bernardino Lanino si trovano nella chiesa di San Giuliano, al cui interno sono conservati affreschi attribuiti a lui e a Girolamo Giovenone e sull’altare maggiore una sua tavola del 1547 raffigurante la Deposizione. E ancora, nella chiesa di San Martino a Roccapietra vi sono sull’altare pannelli dipinti da Lanino; nel Seminario arcivescovile di Vercelli, nel Salone di Sant’Eusebio, sono custoditi suoi affreschi con Scene dell’Eneide.

Attraverso queste opere è possibile percorrere un itinerario alla scoperta di uno dei maggiori artisti della scuola pittorica piemontese del Cinquecento, per comprendere il suo ruolo nel Rinascimento piemontese e in particolare nei territori della Valsesia e del vercellese. Dagli influssi dell’arte di Gaudenzio Ferrari al raggiungimento di un proprio stile che sfociò in elementi manieristi nella sua produzione tarda.


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