Piemonte: 13 luoghi da vedere in Valle Stura, tra cultura, arte e natura


La Valle Stura di Demonte, incastonata tra le Alpi, è uno dei luoghi più belli del Piemonte: vediamo 13 luoghi da visitare in questa zona del Piemonte per un viaggio tra cultura, arte e natura.

Incastonata tra le Alpi, la Valle Stura di Demonte si estende in Piemonte, nella provincia di Cuneo, per oltre sessanta chilometri lungo un asse che unisce l’Italia alla Francia: partendo da Cuneo conduce al colle della Maddalena, importante valico che collega la Valle Stura alla Valle dell’Ubaye, nell’Alta Provenza. La valle deve il suo nome al fiume Stura di Demonte, principale affluente di sinistra del Tanaro. Il territorio comprende dodici comuni, ognuno con la propria storia e i propri luoghi d’interesse, per una valle ricca di tesori da scoprire, tra cultura, arte, natura e sapori della tradizione.

Si tratta di una delle valli alpine del cuneese che offre un ampio patrimonio culturale, che grazie al contributo della Fondazione CRC, nell’ambito del bando Patrimonio Culturale, con il progetto “Valle Stura: una valla, mille opportunità”, è stato possibile mappare interamente. In questo articolo vediamo quali sono i più interessanti siti della Valle Stura, per un interessante itinerario di viaggio.

1. Borgo San Dalmazzo – Torre civica

Sin dall’epoca romana centro strategico per i commerci con la Gallia, Borgo fondato tra il 14 a.C. e il 14 d.C., ma solo nel 1167 divenne Burgus Sancti Dalmacii, con riferimento al santo patrono Dalmazzo, evangelizzatore della Valle Stura e martirizzato nel 254 d.C. Oggi è centro artigianale e industriale, in posizione privilegiata di passaggio verso la Riviera Ligure e la Costa Azzurra. Tra i suoi monumenti d’interesse è la Torre Civica: edificata nel Medioevo in pietra e mattoni, era l’antica “torre-porta” che fungeva a difesa del castello e del ricetto; danneggiata a metà Cinquecento dai francesi, venne fatta restaurare da Emanuele Filiberto di Savoia tra il 1573 e il 1581. L’orologio risale invece al 1837: le campane suonavano per avvertire i cittadini dei pericoli e oggi, oltre a far rintoccare le ore, informano anche della convocazione del Consiglio comunale. Una lapida posta sopra la porta d’ingresso ricorda i dieci cittadini caduti nelle guerre d’indipendenza tra il 1848 il 1855. Una tettoia sul fianco, chiamata pelerin, accoglie i viandanti e i pellegrini durante la sosta lungo il cammino.

La Torre Civica di Borgo San Dalmazzo
La Torre Civica di Borgo San Dalmazzo

2. Gaiola - Cappella di San Bernardo

Gaiola è il più piccolo paese della Valle. Sembra che il suo nome indichi una colonia gallica, ma più certamente allude alla natura del suolo, indicando un luogo densamente boscato. La sua economia si basa prevalentemente sull’agricoltura, in particolare ortaggi e piccoli frutti, nel foraggio, nella raccolta delle castagne e dei prodotti del sottobosco. Offre molte attrattive naturalistico-ambientali ed è possibile praticare canoa e rafting. Lungo la vecchia mulattiera per Rittana si trova la Cappella di San Bernardo, rara testimonianza del Cinquecento in valle. Al suo interno è visibile ancora in parte un affresco che raffigura, in una struttura architettonica con decorazione a grottesche, Gesù deposto dalla croce tra le braccia della Madonna con santa Maria Maddalena e san Giovanni; ai lati san Bernardo da Mentone, a cui è dedicata la chiesa, e un santo vescovo, forse san Grato.

Gaiola - Cappella di San Bernardo
Gaiola - Cappella di San Bernardo

3. Moiola - Fortificazioni

Moiola, il cui nome sarebbe riferito al latino molliola, ovvero zona umida e soggetta a inondazioni, vide la morte di tanti giovani durante le due guerre mondiali, anche se si procedette alla costruzione di un imponente sistema difensivo.

Del castello trecentesco rimangono ruderi alla destra del vallone e della cappella di Sant’Anna. È possibile percorrere la strada militare, realizzata probabilmente nel XVIII secolo, dove secondo la tradizione passava la via romana; corre sulla destra idrografica dello Stura, quasi parallelamente alla statale. Risulta piuttosta stretta, ma è ombreggiata e piacevole da percorrere.

Fortificazioni di Moiola
Fortificazioni di Moiola

4. Demonte – Parco Borelli

Capoluogo della Valle, Demonte è per estensione il quattordicesimo comune del Piemonte. Il suo territorio è dominato da castagni, faggi e ampi pascoli; l’economia è basata sull’allevamento ovino e bovino, sulla raccolta della lavanda ed erve officinali per la preparazione di liquori e oli. Oggi è inoltre polo turistico invernale con le sue piste da sci di fondo.

Da visitare è il Parco Borelli fatto costruire tra il 1828 e il 1860 dal conte Giacinto Borelli, nominato dal re Vittorio Emanuele I con l’incarico di reggente la Reale Cancelleria di Sardegna, e successivamente Primo Presidente del Senato di Genova (1831) e Ministro per gli Affari Interni (1847) dal re di Sardegna Carlo Alberto VII. È al conte che si deve la preparazione e la firma dello Statuto Albertino nel 1848. Il parco venne costruito dove sorgeva un antico castello, edificato da Carlo d’Angiò nel 1305: lo dotò di fontane e angoli d’ombra, di una serra, di sentieri che conducono alla sommità, dove sorgeva il castello angioino, di cui resta oggi solo un muraglione. All’interno del Parco si trova la Cappella di San Bernardo, cappella del castello fino al 1300 e poi adibita a cimitero; nel 1844 venne concesa dal comune al conte Borelli che ne fece la cappella funeraria della famiglia. Inoltre, interessante testimonianza della vita dei Signori della Demonte premoderna è la Ghiacciaia, dove in passato si conservava il ghiaccio.

Demonte, Parco Borelli
Demonte, Parco Borelli

5. Aisone - Acquedotto in pietra

Su una rovina morenica ai piedi di imponenti rocce calcaree sorge Aisone, tra i più antichi villaggi della Valle: sembra che i primi insediamenti della Valle Stura ebbero luogo proprio qui. Il suo nome deriverebbe da izour o izoun, ovvero pozza d’acqua in cui veniva fatta macerare la canapa, la cui coltivazione e lavorazione venne qui praticata fino al Novecento. Aisone fa parte del Parco Naturale delle Alpi Marittime. In località Morra, è visibile un raro acquedotto con arcate in pietra di origine medievale che serviva probabilmente un mulino o veniva utilizzato per attività di lavorazione della canapa.

Acquedotto di Aisone
Acquedotto di Aisone

6. Vinadio – Forte Albertino

Vinadio è il secondo comune del Piemonte per estensione dopo Alessandria, con i suoi 183 chilometri. Lo sviluppo del turismo è stato favorito dalla presenza delle piste da sci di fondo e dalla presenza del Forte Albertino e delle Terme, a cui si è aggiunta negli ultimi anni l’indutria delle acque minerali.

Il Forte Albertino è considerato tra uno degli esempi più significativi di architettura militare dell’intero arco alpino. Voluto dal re Carlo Alberto, per la sua costruzione venne abbattuta, a partire dal 1833, buona parte del paese: i lavori iniziarono nel 1834 per concludersi nel 1847. Nonostante un’interruzione dal 1837 al 1839, in soli undici anni venne realizzata una vera opera di ingegneria e tecnica militare. Lungo circa dieci chilometri, il Forte, che si snoda su tre livelli di camminamento, è suddiviso in tre fronti: Fronte Superiore, Fronte d’Attacco e Fronte Inferiore. All’interno è ancora presente una piccola cappella. La grande caserma adiacente alla via nazionale è stata aggiunta nel 1884.

Forte Albertino di Vinadio
Forte Albertino di Vinadio

7. Sambuco - Torre Campanaria di San Bartolomeo

Dominato dal Monte Bersaio, Sambuco deve il suo nome, secondo alcuni, alla presenza dell’omonimo arbusto, ma è più probabile che rimandi all’occitano con riferimento al passaggio vallivo pericoloso. Anticamente si coltivavano la canapa e il lino, ma tra Seicento e Ottocento fu molto praticata la produzione di calce nelle fornaci. Oggi l’economia si basa sull’agricoltura, sull’allevamento bovino e ovino di razza sambucana, sullo sfruttamento dei boschi e sul turismo estivo e invernale. Sulla strada provinciale 144 è visibile la Torre campanaria di San Bartolomeo: risale all’epoca medievale, al XIV secolo, ed è il campanile della prima parrocchia di Sambuco che aveva sede nella chiesa di San Bartolomeo, demolita nell’Ottocento.

Torre Campanaria di San Bartolomeo
Torre Campanaria di San Bartolomeo

8. Pietraporzio - Campanile “dei quattro lupi”

Pietraporzio, sulle sponde del fiume Stura, deve il suo nome a un grande masso che, secondo una leggenda, offrì riparo durante la notte al proconsole Porzio Romano: a questa storia si lega la presenza delle “case in pietra” a Saretto che sorgono forse sull’antico luogo fortificato del paese. Un’altra interpretazione fa rimandare il nome a petra porci, diventato poi in occitano Peiropùorc, pietra del maiale, riferendosi alla forma del grosso promontorio roccioso.

Presso il cimitero di Pietraporzio è la torre a quattro piani nota anche come “campanile di quatre loups”, per via delle quattro sculture apotropaiche a forma di testa di lupo. Si tratta dell’unico resto dell’antica chiesa di Santo Stefano. Le quattro sculture non fungono da doccioni: questo accresce il loro potenziale simbolico e misterioso, rendendo il lupo, animale simbolo del territorio alpino, una sorta di guardiano o sentinella. Il campanile risale al 1466.

Il campanile dei quattro lupi di Pietraporzio
Il campanile dei quattro lupi di Pietraporzio

9. Argentera - Chiesa di San Lorenzo

Situato al confine con la Francia, Argentera deve il suo nome alla presenza in antichità di miniere da cui si estraeva il piombo argentifero. Il suo ampio territorio è occupato da boschi, pascoli e rilievi ed è meta di numerosi gruppi che frequentano le case alpine caratteristiche della zona. La sede comunale di Argentera si trova oggi a Bersezio, la frazione più popolosa del comune.

Proprio nella frazione di Bersezio è situata la chiesa di San Lorenzo risalente al 1018. Il priorato di San Lorenzo di Bersezio venne fondato intorno all’anno Mille dai monaci di San Teofredo di Le Puy che costruirono molte chiese nel territorio. L’interno della chiesa è a navata unica, non presenta decorazioni ad affresco sulle pareti e sulla volta, ma vari altari in legno con tele secentesche.

La chiesa di San Lorenzo di Argentera
La chiesa di San Lorenzo di Argentera

10. Rittana – Borgata Paraloup

La Borgata Paraloup, nel comune di Rittana, è situata a circa 1400 metri di altitudine sul crinale che separa la Valle Stura dalla Valle Grana. Secondo la tradizione, il suo nome significa “difesa dai lupi”. In questo luogo, tra il 1943 e il 1944, si riunì la prima banda partigiana di Giustizia e Libertà, comandata da Duccio Galimberti, Dante Livio Bianco e Nuto Revelli. Da alcuni anni, grazie alla

Fondazione Nuto Revelli, Paraloup è tornato a essere luogo della memoria che racconta della guerra partigiana e della vita contadina.

Dopo la partecipazione alla prima guerra mondiale, Rittana è stata protagonista della guerra di liberazione. Oggi si è infatti sviluppato un turismo legato alla Resistenza.

Rittana, Borgata Paraloup
Rittana, Borgata Paraloup

11. Roccasparvera - Porta Bolleris

Come rimanda il nome, Roccasparvera era luogo fortificato che richiamava un nido di sparvieri, arroccato a picco sulla Stura. Nel 1319 la regina Giovanna d’Angiò infeuda il borgo ai Bolleris, signori di Centallo e di Reillane, e nel 1356 Franceschino Bolleris diventa signore di Roccasparvera. Protetti dalla corte francese, i Bolleris osteggiano i Savoia per oltre un secolo: il loro dominio si conclude nel 1559 circa, quando il castello, difeso da mille soldati francesi, viene distrutto dai Cuneesi e il paese passa dunque ai Savoia.

Ai Bolleris è dedicata l’imponente porta che oggi testimonia la maestosità delle mura che circondavano anticamente il borgo. Attraverso la Porta Bolleris transitavano merci e uomini da e per la Francia.

Roccasparvera, Porta Bolleris
Roccasparvera, Porta Bolleris

12. Valloriate - Chiesa di San Michele

È documentata verso il secolo XI l’esistenza a Valloriate del priorato benedettino di San Michele: probabilmente il paese si sviluppò inizialmente di fronte a quest’ultimo, sul costone del Serre. Formata da quarantadue borgate, è nel XVI secolo che nascono molte borgate d’alta quota: sono disposte sulla sinistra orografica, sulla destra e nella parte alta del fondovalle. Simboli di Valloriate, entrambi presenti sullo stemma, sono le torri, che rimandano all’appartenenza al Marchesato di Saluzzo, e i castagni, risorsa principali del paese.

Già nel 1386 è attestata per la prima volta in un documento, nel Registrum del Cattedratico, la presenza della chiesa di San Michele. Sorge su uno sperone in un’ansa del torrenre e la trasformazione del primitivo edificio che mantiene ancora parti romanico-gotiche risale al 1680. Durante i restauri del 2010 sono stati rinvenuti affreschi settecenteschi nella parte absidale della chiesa: al centro è raffigurato un Dio Padre e un Gesù Bambino in veste di Salvator Mundi, i quali sono circondati da angeli in volo.

La chiesa di San Michele di Valloriate
La chiesa di San Michele di Valloriate

13. Vignolo – Cappella di san Rocco

Situato a fondovalle presso il corso della Stura, Vignolo, come lo stesso nome richiama, è legato alla produzione di uva e di olio di noce. Ha origini molto antiche: si pensi che nel Medioevo aveva un ruolo rilevante perché sulla Via del Sale. Da vedere è la Cappella di San Rocco, costruita dai 125 abitanti sopravvissuti alla peste del 1630. Nell’Ottocento venne ampliata compiendo trasformazioni radicali: fu modificato l’orientamento, venne aggiunto il portico e venne affrescata la facciata con l’immagine del santo a cui è dedicata la cappella.

La cappella di San Rocco a Vignolo
La cappella di San Rocco a Vignolo


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