Dal 2023 gli archeologi dell’Inrap (Institut national de recherches archéologiques préventives) sono intervenuti più volte nella cattedrale di Saint-Pierre e Saint-Paul di Nantes, nell’ambito del restauro della tomba del duca di Bretagna Francesco II e della duchessa Margherita di Foix e, più in generale, del programma di recupero della cattedrale dopo l’incendio del 18 luglio 2020.
Sono stati compiuti due scavi, prescritti e finanziati dallo Stato (Drac des Pays de la Loire / Conservazione regionale dei Monumenti storici): il primo intorno al sepolcro, situato nel braccio sud del transetto, e il secondo in una trincea predisposta per la posa di una nuova rete elettrica. Le indagini hanno permesso di rinvenire resti di murature, sepolture, arredi e strutture architettoniche, oltre a ricostruire la pianta generale della cattedrale romanica, finora sconosciuta. Parallelamente, gli archeologi partecipano inoltre allo studio della tomba, smontata integralmente per il restauro, offrendo una nuova interpretazione di questo straordinario capolavoro rinascimentale.
Per consentire il restauro, la Drac (Direzione francese dei Beni culturali) ha smontato completamente il monumento funebre di Francesco II e Margherita di Foix – genitori di Anna di Bretagna, duchessa e regina di Francia – considerato un gioiello della cattedrale e uno dei più preziosi esempi del Rinascimento francese. Gli archeologi, coinvolti direttamente nell’operazione, hanno potuto osservare e documentare diverse fasi costruttive del sepolcro.
Nella primavera del 2023 erano state rinvenute ossa racchiuse in una cassa di legno, probabilmente appartenenti a tre individui ancora non identificati. Le analisi, tuttora in corso, hanno l’obiettivo di stabilire l’identità dei defunti. Al di là di ciò, l’operazione ha rappresentato un’occasione per studiare in dettaglio il monumento. Le osservazioni continueranno per tutta la durata del restauro e stanno già restituendo preziose informazioni sulla storia materiale della tomba, sullo smantellamento avvenuto durante la Rivoluzione e sul suo rimontaggio nella cattedrale nel 1817.
L’unità geofisica dell’Inrap ha utilizzato la tecnica del georadar, che consente di rilevare strutture sotterranee inviando impulsi elettromagnetici ad alta frequenza. Questi, riflettendosi sulle superfici incontrate, producono segnali registrati e tradotti in immagini che evidenziano anomalie nel sottosuolo, come eventuali murature. Questo metodo, complementare allo scavo manuale, aiuta a orientare le ricerche sul campo.
Prima degli scavi, solo la cripta ancora visibile e il coro raffigurato in antiche incisioni e fotografie erano con certezza attribuibili al periodo romanico. Le nuove indagini hanno riportato alla luce un articolato complesso murario di quell’epoca. Inoltre, è stato possibile individuare con precisione l’ubicazione del portale occidentale romanico, ricostruirne la pianta completa e comprendere le proporzioni di una cattedrale mai completata.
Gli scavi nel transetto sud e nella trincea scavata per la rete elettrica hanno restituito un’ampia varietà di reperti: frammenti architettonici, ceramiche, oggetti in metallo e pietra, monete, piastrelle in terracotta e resti di decorazioni murali dipinte. A questi si aggiungono quattro tombe isolate e tre loculi contenenti numerose ossa.
Attraverso indagini antropologiche e documentarie sarà possibile comprendere lo status dei defunti (se laici o ecclesiastici, di rango elevato o canonici), analizzare lo stato di salute della popolazione sepolta e ricostruire l’organizzazione dello spazio funerario. Lo studio delle fonti d’archivio, infine, contribuirà a tracciare la storia e l’evoluzione architettonica della cattedrale romanica.
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