Si sono concluse in questi giorni le operazioni di scavo subacqueo che hanno riportato alla luce un ambiente termale di età romana, situato a tre metri di profondità al centro del Portus Iulius, all’interno della zona B del Parco sommerso di Baia. L’intervento, condotto dopo l’individuazione del sito nel 2023, ha permesso di documentare una struttura ben conservata, offrendo nuove prospettive di studio sul complesso archeologico sommerso.
L’ambiente, riconducibile a una sala per bagni caldi, si distingue per l’ottimo stato di conservazione. Il pavimento a mosaico, ancora in posizione originaria, poggia sulle pilae del sistema a suspensurae: si tratta di piccoli pilastri in laterizio che sostenevano il piano di calpestio, creando un’intercapedine in cui circolava aria calda. Il calore si diffondeva anche attraverso tubuli inseriti nelle pareti, consentendo il riscaldamento uniforme della stanza. La tipologia di struttura corrisponde a un laconicum, ovvero un ambiente simile a una sauna, diffuso nelle terme romane.
Durante lo scavo sono stati recuperati numerosi materiali ceramici, attualmente in fase di studio, che appaiono di particolare interesse per la ricostruzione della storia del sito. Secondo le prime ipotesi, la loro analisi potrà chiarire non solo le tecniche costruttive adottate, ma anche le circostanze che portarono alla distruzione e all’abbandono dell’ambiente. Tra le possibilità allo studio vi è l’identificazione della sala con le terme della Villa di Cicerone, menzionate nelle fonti antiche e localizzate proprio nell’area di Baia. Il Portus Iulius, oggi sommerso a causa del bradisismo che ha abbassato il livello del terreno rispetto al mare, rappresentava in età romana un importante complesso portuale e residenziale. La presenza di ambienti termali così ben conservati conferma la ricchezza architettonica e la complessità degli impianti presenti nella zona, che univano funzioni pubbliche e private.
Gli scavi hanno inoltre rivelato tracce di decorazione pittorica sulle pareti dell’ambiente, seppur in stato frammentario. Si tratta di resti cromatici che, nonostante la lunga permanenza sott’acqua, permettono di ipotizzare la presenza originaria di un apparato decorativo elaborato, probabilmente in linea con il gusto dell’epoca per ambienti termali riccamente abbelliti. Il prossimo passo, previsto per l’autunno, sarà il restauro del pavimento a mosaico, che presenta in alcune aree concrezioni dovute a residui di malta. Contestualmente, saranno eseguiti interventi conservativi sulle superfici murarie per preservare le tracce di pittura ancora visibili. Il lavoro di restauro, unito allo studio dei reperti ceramici, consentirà di ottenere un quadro più preciso della cronologia e delle fasi di vita dell’ambiente.
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