Si è tenuta martedì 12 agosto a Lecce, presso la sede della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Brindisi, Lecce e Taranto, la conferenza stampa dedicata ai primi risultati della campagna di scavo 2025condotta dall’Università del Salento nell’area di Parco Montalbano a Oria, in provincia di Brindisi. Alla presentazione hanno preso parte il Soprintendente Antonio Zunno, la funzionaria archeologa responsabile per il Comune di Oria Antonella Pansini, il sindaco di Oria Cosimo Ferretti e Paul Arthur, professore ordinario di Archeologia Medievale presso l’Università del Salento e presidente della Società degli Archeologi Medievisti Italiani.
L’intervento ha permesso di illustrare le evidenze emerse durante le indagini archeologiche, che confermano la complessità della stratificazione urbana della città e mettono in luce soprattutto le fasi di vita risalenti all’età bizantina. La zona, collocata ai piedi del castello, aveva restituito già tra il 2013 e il 2015 parte di un complesso riconducibile al X-XI secolo. In quella circostanza era stato rinvenuto anche un sigillo in piombo raffigurante San Teodoro, databile al X secolo, interpretato come traccia di scambi diplomatici tra il governatore bizantino di Durazzo e membri delle élite locali. La scoperta, in ogni caso, non aveva avuto una diffusione pubblica, e rimanevano ancora incerte le dimensioni, la funzione e la rilevanza del sito.
Il progetto attuale rientra in un programma sul patrimonio bizantino dell’Italia meridionale, coordinato dal professor Arthur e sviluppato da cinque atenei italiani. Nel 2023 l’Università del Salento aveva infatti avviato una prima campagna di documentazione, accertando il valore dell’area come centro amministrativo ed economico della Terra d’Otranto in seguito alla riconquista bizantina del Mezzogiorno da parte dell’imperatore Basilio I, avvenuta tra l’867 e l’880. Con una nuova concessione ministeriale, nel 2025 sono ripresi gli scavi, che hanno consentito di definire meglio le caratteristiche del sito e di ricostruire alcuni aspetti della vita cittadina in un periodo compreso tra l’arrivo dei bizantini e la conquista normanna della città, avvenuta intorno al 1062.
Prima dell’avanzata bizantina, Oria era sotto il dominio dei Longobardi di Benevento e probabilmente fungeva da roccaforte di frontiera. Le forze bizantine si concentravano nel basso Salento, con centro ad Otranto, e la città avrebbe potuto rappresentare un punto strategico contrapposto a una guarnigione bizantina attestata a Lecce, all’interno dell’anfiteatro romano, ipotesi su cui indagano tuttora gli scavi diretti da Giuseppe Muci della Soprintendenza. Le testimonianze materiali della presenza longobarda a Oria restano limitate: oltre a due sepolture rinvenute nel 1999 in via Strabone, i recenti scavi hanno restituito una moneta in argento coniata dal principe Sicardo di Benevento tra l’832 e l’839, segno della rilevanza assunta dal centro in quell’epoca.
Le evidenze più consistenti appartengono comunque al periodo bizantino. Oltre alle strutture individuate negli scavi 2013-2015, nel 2025 sono stati messi in luce nuovi edifici che confermano la complessità del complesso edilizio. Le costruzioni, articolate a terrazze e ricavate anche nel banco roccioso con ambienti rupestri, presentano fondazioni in pietra a secco e alzati probabilmente realizzati in legno e mattoni crudi, con un’altezza che avrebbe potuto raggiungere due piani. Il rinvenimento di sottili lastre in pietra calcarea, già documentate in passato e ritrovate nuovamente in questa campagna, fa ipotizzare che i piani lignei fossero rivestiti in pietra, indizio di edifici destinati a persone di rango elevato.
Le strutture avevano anche funzioni produttive. Sono stati rinvenuti frammenti di macine per la molitura dei cereali, basi di presse per la lavorazione delle olive, oltre a corna di cervo e manufatti in osso che indicano l’esistenza di un laboratorio artigianale. Gli scarti suggeriscono la possibilità che in quest’area venissero realizzati anche oggetti in bronzo e in altri materiali. L’aspetto amministrativo e militare del complesso è confermato dal sigillo in piombo di X secolo e da nuovi ritrovamenti di apparati bellici. Nella campagna è stata rinvenuta inoltre una punta di freccia in ferro e un oggetto in bronzo interpretato come testa di mazza, elemento che se confermato indicherebbe la presenza di reparti di cavalleria bizantina.
Parallelamente, le indagini hanno approfondito lo studio di una necropoli bizantina individuata a nord del complesso edilizio. In una sepoltura particolarmente elaborata l’antropologa Serena Siena ha rilevato un dato peculiare: la prevalenza di tombe femminili e infantili rispetto a quelle maschili. Un aspetto anomalo che richiede ulteriori verifiche. La presenza di frammenti di marmo decorato e la vicinanza delle sepolture fanno ipotizzare l’esistenza di un edificio religioso nelle immediate vicinanze, forse una chiesa collegata al cimitero. La frequentazione dell’area sembra interrompersi dopo l’XI secolo. La demolizione intenzionale degli edifici potrebbe coincidere con la costruzione del castello normanno nel XII secolo. L’assenza di strutture lungo il pendio di Parco Montalbano avrebbe garantito al nuovo insediamento una posizione di dominio, con vista sulle vie di comunicazione principali, tra cui il tracciato dell’antica Via Appia.
Le indagini hanno dunque restituito un insieme di dati utili per la ricostruzione delle dinamiche insediative e produttive della Terra d’Otranto in età bizantina, periodo ancora poco studiato rispetto alle fasi messapiche e romane di Oria. Reperti, strutture e sepolture, oggi in fase di analisi specialistica, permettono di definire meglio il ruolo assunto dalla città in un momento storico caratterizzato dalla riconquista bizantina dell’Italia meridionale e dalla minaccia araba proveniente dal Mediterraneo.
La campagna è stata diretta dal professor Arthur, con attività sul campo coordinate da Paolo Marcato insieme a un gruppo di studenti dell’Università del Salento e delle Università di Padova e Salerno. Lo studio antropologico delle sepolture è stato condotto da Serena Siena, mentre la catalogazione dei reperti è stata affidata a Serena Musco. Il Comune di Oria ha supportato l’iniziativa grazie alla collaborazione del sindaco Ferretti e dell’assessore Immacolata Torchiani. Tra i collaboratori figurano anche Barsonofio Chiedi per la logistica e Marco Leo Imperiale per consulenze scientifiche.
La prosecuzione del progetto nei prossimi due anni dovrebbe consentire ulteriori scoperte, con l’obiettivo di colmare le lacune relative alla storia della città tra il IX e l’XI secolo e di arricchire la conoscenza di una fase cruciale per la formazione dell’identità urbana del Salento.
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