Il British Museum ha annunciato il lancio di una campagna nazionale per assicurarsi la proprietà permanente del cosiddetto Cuore Tudor o Tudor Heart, un pendente in oro smaltato attribuito al regno di Enrico VIII e legato al matrimonio con Caterina d’Aragona. L’obiettivo è raccogliere 3,5 milioni di sterline entro aprile 2026, in modo da impedire che l’oggetto finisca in una collezione privata e da garantirne l’esposizione pubblica. Il gioiello, a forma di cuore e realizzato in oro 24 carati, è stato scoperto nel 2019 in un campo del Warwickshire da Charlie Clarke, un barista di Birmingham che si era avvicinato al metal detecting da appena sei mesi. La scoperta, avvenuta sul sito di un laghetto prosciugato, è stata subito segnalata secondo quanto previsto dal Treasure Act del 1996, che obbliga a denunciare i ritrovamenti di potenziale valore storico e offre ai musei la possibilità di acquisirli.
“Il Cuore Tudor è forse uno dei pezzi più incredibili della storia inglese che siano mai stati portati alla luce. Il sostegno garantirà che questo tesoro unico e bellissimo sia assicurato per la nazione, in modo che possa essere goduto e ispirare le generazioni a venire”, sostiene Nicholas Cullinan OBE, direttore del British Museum.
“Il Cuore Tudor è un bellissimo pezzo della nostra storia, che fa luce sulla corte di Enrico mai vista prima. Il tuo sostegno aiuterà il British Museum a salvare questo pezzo per la nazione e assicurerà che la nostra storia rimanga in vista per le generazioni a venire, non nascosta in una collezione privata”, dichiara l’attore Damian Lewis.
L’oggetto è composto da tre elementi: una catena d’oro con 75 maglie, una chiusura a forma di mano smaltata e un pendente a cuore decorato con smalti colorati. Sul fronte compaiono un ramo intrecciato, la rosa Tudor, simbolo della dinastia di Enrico VIII, e il melograno, emblema araldico di Caterina e della casa reale di Aragona. In basso, un cartiglio reca la scritta “TOVS IORS”, probabile gioco linguistico sul francese antico tousiors o toujours (“sempre”) ma anche interpretabile come “tous yours”, “tutto tuo”. Sul retro compaiono invece le lettere smaltate “H” e “K” (Henry e Katherine), in riferimento a Enrico e Caterina, oltre allo stesso motto. Sopra la chiusura, una forma a nuvola allude a una mano celeste, simbolo usato nel Cinquecento sia in senso religioso sia come metafora dell’amore. La qualità dell’oggetto e i riferimenti araldici suggeriscono un collegamento diretto con la corte Tudor, anche se non risulta negli inventari ufficiali dei gioielli reali.
Secondo gli studiosi infatti, il pendente potrebbe essere stato creato in occasione di tornei o cerimonie di corte, forse nel 1518, quando fu celebrato il fidanzamento della principessa Maria, figlia di Enrico e Caterina, con l’erede al trono francese. All’epoca Enrico VIII commissionava spesso ai suoi orafi gioielli di scena da utilizzare in feste e manifestazioni ufficiali, destinati a membri della corte o a invitati di alto rango. L’assenza di raffinatezze tecniche rende improbabile che fosse un dono diretto tra i sovrani, ma la ricchezza dei materiali e il peso della catena indicano che apparteneva a un personaggio di rango elevato, dato che leggi dell’epoca vietavano a individui di bassa estrazione di indossare simili ornamenti. Nonostante ciò, il valore storico rimane eccezionale: sopravvivono pochissimi oggetti che celebrano il legame fra Enrico VIII e Caterina, il cui matrimonio, durato 24 anni, fu il più lungo tra quelli del re, concluso solo con l’annullamento del 1533.
Il pendente ha seguito un percorso complesso dopo il ritrovamento. Dopo la segnalazione iniziale a Teresa Gilmore, Finds Liaison Officer del Portable Antiquities Scheme, il manufatto è stato trasferito al Birmingham Museum and Art Gallery per la conservazione temporanea. Poco dopo, alle soglie della pandemia, l’oggetto è stato portato al British Museum. Le restrizioni dovute al Covid-19 hanno rallentato di anni lo studio del reperto, che ha potuto essere esaminato a fondo solo in seguito, grazie a un ampio lavoro interdisciplinare che ha coinvolto esperti di storia, conservazione e scienza dei materiali.
Le analisi hanno confermato la compatibilità dell’oro e degli smalti con quelli in uso agli inizi del XVI secolo, rafforzando l’ipotesi di una produzione in piena epoca Tudor. Le dimensioni e lo stato di conservazione hanno sorpreso gli studiosi, poiché raramente emergono gioielli di tale fattura riconducibili a quel periodo. Rachel King, curatrice della sezione Rinascimento europeo del museo, ha sottolineato come il pendente consenta di passare dalla semplice lettura delle fonti alla possibilità di “tenere la storia in mano”.
“L’oggetto parla di un momento significativo nella storia reale inglese, dando una visione tangibile su uno dei matrimoni più significativi della dinastia Tudor. Il Cuore Tudor offre nuove intuizioni sullo splendore della corte di Enrico VIII e racconta le storie spesso dimenticate di Caterina e della principessa Maria”, afferma Rachel King, curatrice di Renaissance Europe and Wadesdon Bequest.
La campagna di acquisizione è stata avviata con una donazione iniziale di 500.000 sterline da parte della Julia Rausing Trust. Il British Museum conta ora sul sostegno di istituzioni, fondazioni e pubblico per raggiungere la cifra necessaria. Il Cuore Tudor resterà esposto fino ad aprile 2026 nella Stanza 2, dedicata a “Collecting the world”.
“Siamo lieti di sostenere il British Museum nell’acquisizione del Cuore Tudor per la nazione”, dice Simon Fourmy, amministratore delegato di The Julia Rausing Trust. “Questo straordinario ciondolo fa luce su un matrimonio reale che definisce e arricchisce la nostra comprensione del mondo Tudor. Speriamo che gli altri siano ispirati da questo straordinario oggetto come lo siamo stati noi, e si uniranno a noi nel dare generosamente per garantire che questo tesoro rimanga in vista per molti anni a venire”.
La campagna pubblica per raccogliere fondi è attiva con donazioni possibili sul sito: britishmuseum.org/tudor-heart-appeal.
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