E se la duchessa brutta di Quentin Massys fosse in realtà un uomo?


E se la duchessa brutta di Quentin Massys, la celebre opera della National Gallery di Londra, non fosse una donna, ma un uomo? Un cross-dresser oppure un divertimento dell’artista? L’ipotesi della curatrice di una mostra sul dipinto.

È uno dei dipinti più famosi della National Gallery di Londra: si tratta della cosiddetta Duchessa brutta (“The Ugly Duchess”), opera del 1513 del fiammingo Quentin Massys (Lovanio, 1466 – Anversa, 1530), e per lungo tempo si è pensato potesse raffigurare una donna. Quest’idea è stata però messa in dubbio dalla storica dell’arte Emma Capron, curatrice della piccola rassegna The Ugly Duchess: Beauty and Satire in the Renaissance che vede al centro proprio l’opera di Massys. La mostra-dossier, visitabile alla National Gallery fino all’11 giugno, sponsorizzata dal governo delle Fiandre, espone per la prima volta l’opera assieme a un disegno di ambito leonardesco, attribuito a Francesco Melzi, mostrando il comune interesse di Massys e Leonardo da Vinci per le teste fantastiche e “grottesche” e il vivace scambio artistico tra l’Italia e il Nord Europa nel Rinascimento, e inoltre riunisce il quadro al suo pendant, il Ritratto di vecchio in prestito da una collezione privata.

Nel suo dipinto, Massys raffigura una donna con i tratti del volto esagerati, il copricapo che ricorda le corna di un diavolo, l’abito scollato e il seno rugoso: elementi che pare siano stati usati da Massys per parodiare il tradizionale ritratto del matrimonio, con il ritratto di una donna anziana che si comporta come una fanciulla e offre al suo partner, vestito in modo più formale e sobrio, un pegno, non corrisposto, del suo amore.

Quentin Massys, La duchessa brutta (1513; olio su tavola, 64,2 x 45,5 cm; Londra, National Gallery)
Quentin Massys, La duchessa brutta (1513; olio su tavola, 64,2 x 45,5 cm; Londra, National Gallery)

Un dipinto sicuramente anticonvenzionale, esposto in una mostra che vuole anche raccontare di come le donne, la vecchiaia e la bruttezza fossero viste (e reso oggetto di satira) nel Rinascimento: la tesi è che venissero plasmati atteggiamenti che esistono ancora oggi. Talmente anticonvenzionale che, come detto, potrebbe raffigurare un uomo.

“Molto probabilmente è un lui”, ha detto Capron al Guardian. “Un cross-dresser che gioca sul suo genere. Sappiamo che Massys era molto interessato al tema del carnevale, il periodo in cui un uomo può anche impersonare una donna”. L’aspetto della duchessa brutta in effetti è sorprendentemente simile a quello di un uomo, così come le spalle larghe e cadenti, ma la persona nel ritratto ha anche seni prominenti e abiti femminili. “I seni, con la loro sfacciata e scandalosa scollatura, sono una fantasia di Massys”, afferma Capron. Ed è d’accordo con lei anche Koen Bulckens del KMSKA di Anversa, il museo di belle arti della città fiamminga, dove Massys lavorò per gran parte della sua carriera: “Sì, sono d’accordo sul fatto che il suo volto somigli a quello di un uomo”, ha detto. Si è anche ipotizzato che questa persona avesse una qualche forma di malattia, idea però scartata da Capron: “Non ha la sindrome di Paget, né soffre di altre patologie come nanismo o elefantiasi. Sono anche molto riluttante sull’idea di avere dottori che girano per i musei e danno diagnosi” (a ipotizzare una forma di malattia era stato infatti un chirurgo, nel 2008). Infine, Capron non è neppure convinta che si tratti di una persona reale: “Queste immagini grottesche appartengono a un mondo che è, per così dire, capovolto”, ha detto. “Le immagini, a volte grottesche, a volte semplicemente fantasiose e satiriche, sono in parte metafore del disordine sociale dell’epoca. E sono anche un divertimento per gli artisti”.


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