Lo Städel Museum di Francoforte ha annunciato l’avvio di un importante progetto di restauro e conservazione di una delle opere più significative della propria collezione: L’accecamento di Sansone, dipinto da Rembrandt van Rijn (Leida, 1606 – Amsterdam, 1669) nel 1636. Si tratta di una tela monumentale, con oltre due metri di altezza e più di tre di larghezza, che da secoli rappresenta un punto di riferimento per lo studio e la comprensione del barocco olandese e della capacità narrativa e tecnica dell’artista di Leida.
L’opera, al centro dell’attenzione sin dalla sua realizzazione, porta con sé i segni del tempo e delle precedenti campagne di restauro, oltre a quelli naturali dovuti all’invecchiamento dei materiali pittorici. Per questa ragione, il museo ha predisposto un intervento che durerà dai tre ai quattro anni e che avrà un duplice obiettivo: riportare alla luce l’intensità originaria del dipinto e garantirne la conservazione a lungo termine.
Il direttore dello Städel Museum, Philipp Demandt, ha sottolineato l’importanza del progetto, reso possibile grazie al sostegno della Bank of America nell’ambito dell’Art Conservation Project: “L’accecamento di Sansone è un capolavoro di risonanza internazionale e una delle opere cardine della nostra collezione di pittura olandese del XVII secolo. Siamo estremamente grati alla Bank of America per aver reso possibile questo restauro tanto necessario. Il finanziamento rappresenta un contributo vitale alla salvaguardia del patrimonio culturale e ci assicura che questo straordinario lavoro potrà continuare a essere ammirato in tutta la sua magnificenza anche in futuro”.
La decisione di avviare il restauro è maturata a seguito delle riflessioni sviluppate nel contesto della mostra Call Me Rembrandt! Creativity and Competition organizzata tra il 2021 e il 2022, e del convegno scientifico collegato, intitolato Rembrandt in the Mirror of New Technological Investigations. Proprio in quell’occasione erano stati presentati nuovi risultati di ricerca sulla tecnica del pittore, successivamente pubblicati sulla rivista ArtMatters. International Journal for Technical Art History. Per Jochen Sander, responsabile delle collezioni di pittura tedesca, olandese e fiamminga antica, il progetto rappresenta la naturale prosecuzione di un percorso di studio: “Abbiamo aperto nuove prospettive sul lavoro di Rembrandt e posto le basi per ulteriori indagini scientifiche su uno dei maggiori capolavori della nostra collezione di maestri antichi”.
A dirigere l’intervento è Stephan Knobloch, responsabile del dipartimento di tecnologia artistica e restauro dello Städel. Il restauratore ha precisato che ogni fase sarà attentamente calibrata per rispettare le tecniche e i materiali originali impiegati dal maestro olandese: “Il nostro obiettivo è restituire al dipinto la sua intensità originaria, garantendo al tempo stesso la preservazione a lungo termine della sua sostanza. Tutti i passaggi saranno attentamente calibrati per non tradire l’intento dell’artista”.
Il lavoro prenderà avvio con una serie di approfondite indagini tecnologiche e scientifiche. Saranno utilizzati strumenti come la radiografia, la riflettografia a infrarossi, l’analisi alla luce ultravioletta e radente, la microscopia e la microfluorescenza a raggi X. Tali tecniche permetteranno di ottenere una conoscenza precisa della tecnica originaria di Rembrandt e degli interventi successivi che hanno interessato la tela. Sulla base dei dati raccolti, si procederà con il consolidamento del supporto, la rimozione dei materiali non originali aggiunti nei restauri precedenti, la stabilizzazione dello strato pittorico e un attento recupero della leggibilità, sempre nel pieno rispetto dell’intenzione artistica del maestro. Una nuova cornice, realizzata sulla base di un modello storico, restituirà all’opera anche la sua adeguata presenza esterna.
L’intervento non ha come unico obiettivo quello estetico. Accanto alla restituzione della forza visiva del dipinto, le misure intendono garantire la conservazione a lungo termine della tela e offrire agli studiosi dati preziosi per le future ricerche. Le conoscenze acquisite durante il processo saranno infatti messe a disposizione della comunità scientifica e confluiranno in progetti futuri di conservazione e restauro.
Nel frattempo, il pubblico non resterà privo dell’opera. Mentre il dipinto sarà in laboratorio, sarà possibile esplorarlo digitalmente attraverso la Collezione Digitale del museo, che offre immagini in alta risoluzione accompagnate da informazioni dettagliate sulla sua genesi, sul linguaggio visivo e sulla sua importanza storico-artistica. Il museo ha inoltre avviato una serie di attività divulgative collegate al progetto: tra queste, il podcast in quattro episodi Blinded by Rembrandt, condotto dal giornalista Michel Abdollahi, che approfondisce non solo il dipinto ma anche questioni universali legate alla condizione umana, e un film realizzato in occasione della mostra Call Me Rembrandt!, che ripercorre l’ascesa del pittore da giovane artista di Leida a celebre maestro di Amsterdam.
Dal punto di vista iconografico, L’accecamento di Sansone rappresenta uno degli esempi più alti della pittura di storia di Rembrandt. Il dipinto raffigura il momento drammatico in cui Sansone, tradito da Dalila, viene sopraffatto dai Filistei e reso cieco. La composizione dinamica, l’uso drammatico della luce e l’intensità emotiva rendono l’opera un vertice di narrazione visiva e di raffinatezza pittorica. È anche una testimonianza della straordinaria capacità del pittore di trasporre episodi biblici in immagini di grande potenza teatrale.
I risultati più recenti della ricerca scientifica sono stati pubblicati da Mareike Gerken e Jochen Sander nello studio On the Genesis of The Blinding of Samson: New Technical Findings in Context, apparso in un numero speciale della rivista ArtMatters. In questo modo, le indagini tecniche già svolte e quelle che accompagneranno il restauro offrono al contempo nuove prospettive critiche sull’opera e una base solida per la sua futura conservazione.
Il museo ha inoltre annunciato che i progressi del restauro saranno documentati regolarmente sui propri canali social e su Städel Stories, permettendo ai visitatori di seguire da vicino, seppur a distanza, le fasi di un processo complesso che unisce rigore scientifico e cura artistica. Una volta completato, il restauro restituirà al pubblico un’opera capace di riaffermare l’attualità della grande pittura barocca e la centralità di Rembrandt nel panorama della storia dell’arte europea. Se i tempi saranno rispettati, tra tre o quattro anni il dipinto tornerà a essere esposto, con nuova vitalità, nelle sale dello Städel Museum.
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