Il Getty Museum di Los Angeles acquista la Lucrezia di Artemisia Gentileschi


La Lucrezia di Artemisia Gentileschi, venduta in asta nel novembre 2019 da ArtCurial per 4,78 milioni di euro, è stata acquistata dal Getty Museum di Los Angeles ed entra a far parte della sua raccolta permanente.

Il J. Paul Getty Museum di Los Angeles ha annunciato ieri l’acquisizione della Lucrezia di Artemisia Gentileschi (Roma, 1593 - Napoli, 1654 circa), che è riemersa sul mercato nell’estate del 2019 in Francia ed è andata poi in asta da ArtCurial in novembre, venduta a 4,78 milioni di euro, contro una stima iniziale di 600-800mila euro. L’opera si trovava in una collezione privata di Lione prima di essere venduta da ArtCurial. Il soggetto rappresentato è l’eroina romana Lucrezia, che si suicidò dopo essere stata violentata da Sesto Tarquinio, figlio dell’ultimo re di Roma, Tarquinio il Superbo: secondo il racconto, l’episodio fu poi all’origine della sollevazione contro il re, che portò all’instaurazione della repubblica. Lucrezia, nell’arte del Rinascimento e dell’età barocca, diventa esempio di coraggio e abnegazione, e viene spesso raffigurata, come nel dipinto di Artemisia, mentre è in procinto di trafiggersi il petto con il pugnale, con il seno nudo.

“Anche se al suo tempo era conosciuta come una pittrice di grande talento”, sottolinea Timothy Potts, direttore del Getty, “Artemisia subì per molto tempo l’ombra di suo padre Orazio Gentileschi, più famoso e celebrato: di lui, il Getty ha due opere importanti, Lot e le figlie e la recentemente acquisita Danae. Abbiamo dovuto aspettare fino alla fine del XX secolo per assistere a uno scrupoloso riposizionamento di Artemisia: a partire da questo periodo è diventata una degli artisti più ricercati del XVII secolo. Il suo riconoscimento come pittrice di potenti e drammatici soggetti storici è inoltre considerevole anche per via dell’abuso e dei pregiudizi che ha subito nella sua vita, cosa che risulta in maniera evidente anche dal suicidio di Lucrezia, e dagli altri dipinti in cui la protagonista principale è una donna violata o abusata. La Lucrezia di Artemisia aprirà, per i nostri visitatori, una finestra sulle importanti questioni dell’ingiustizia, del pregiudizio, dell’abuso che si celano dietro la seducente superficie delle sue opere”.

Il dipinto

Il dipinto venne pubblicato per la prima volta in occasione di una mostra al Musée Rath di Ginevra del 2004, e la scheda della Lucrezia era stata curata dallo storico dell’arte Mauro Natale. La Lucrezia di Artemisia, scriveva Natale, palesa un’espressività sostenuta “da una tavolozza molto sobria e da un lavoro straordinariamente magistrale: la figura si stacca dal fondo cupo grazie a una luce ambrata che colpisce il petto e le braccia della giovane. Qui, il disegno della figura è reso attraverso la giustapposizione di campiture cromatiche differenti, secondo un procedimento pittorico analogo a quello che caratterizza le opere romane di Caravaggio”. Il suo atteggiamento “esprime al contempo rassegnazione, determinazione e paura”, e il corpo è sottolineato da un chiaroscuro che ne addolcisce le forme e ne sottolinea l’eleganza classica.

Natale datava l’opera al 1630-1637, rilevando affinità con la pittura napoletana del tempo ma anche con le opere realizzate a Roma da Simon Vouet, pittore al quale Artemisia guardò spesso negli anni Trenta. Ci sono poi analogie che risultano da riscontri con opere realizzate dalla pittrice di origini toscane proprio nel quarto decenniod el Seicento. Gli esperti del Getty antepongono però la datazione al 1627 circa: secondo il museo statunitense, il dipinto potrebbe essere stato eseguito durante il soggiorno veneziano di Artemisia, alla fine degli anni Venti, a causa di alcuni elementi (come i panneggi esuberanti, la pennellata molto libera, le stesse fattezze della protagonista) che rimandano alle donne raffigurate dai dipinti di Tiziano e del Veronese. Secondo il Getty, la Lucrezia riflette anche i contatti che Artemisia ebbe con i pittori stranieri attivi a Venezia negli anni Venti, come il genovese Bernardo Strozzi, il francese Nicolas Régnier, il tedesco Johann Liss.

Il Getty adduce poi un’ulteriore ragione: nel 1627 fu stampato a Venezia un pamphlet che conteneva alcune poesie dedicate a quattro dipinti realizzati da Artemisia a Venezia (due per un autoritratto, una per una Susanna, una per un Cupido dormiente, e tre per una Lucrezia). L’autore del libello fu probabilmente il letterato Giovanni Francesco Loredan, che faceva parte di un gruppo di scrittori, artisti, musicisti, librettisti e mecenati che frequentavano gli stessi ambienti di Artemisia al tempo del suo soggiorno a Venezia. Secondo il Getty è dunque altamente probabile che la Lucrezia del Getty sia il dipinto celebrato dalle poesie pubblicate nel 1627.

“Grazie alla scoperta di nuovi documenti e di nuovi dipinti”, afferma Davide Gasparotto, senior curator di pittura al Getty Museum, “la nostra comprensione dell’arte di Artemisia è diventata molto più complessa e sottile negli ultimi vent’anni. Questo dipinto recentemente riscoperto getta nuova luce su di un momento fondamentale e nonostante ciò trascurato della sua carriera: un momento in cui la pittrice sta passando dal caravaggismo che contraddistinse gli anni della sua formazione a una maniera più aggraziata e idealizzata che caratterizza la sua maturità. La Lucrezia è un esempio potente ed efficace del genere più significativo per Artemisia, la rappresentazione di figure femminili in movimento che decidono del loro destino; ma con questa sua espressività così lirica e sofisticata, l’impasto denso e le pennellate vibranti, il dipinto suggerisce anche nuove direzioni nel suo itinerario artistico".

Il dipinto sarà visibile al pubblico quando il Getty riaprirà nelle prossime settimane.

Nell’immagine: Artemisia Gentileschi, Lucrezia (1627 circa; olio su tela, 97 x 76 cm; Los Angeles, Getty Museum)

Il Getty Museum di Los Angeles acquista la Lucrezia di Artemisia Gentileschi
Il Getty Museum di Los Angeles acquista la Lucrezia di Artemisia Gentileschi


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