Nel 2026 avrà inizio un intervento straordinario di manutenzione sul Giudizio Universale di Michelangelo. Questa operazione si affiancherà a quella ordinaria, effettuata annualmente grazie all’utilizzo di un elevatore meccanico. La necessità di un’azione straordinaria nasce dall’impatto che l’elevato afflusso di visitatori esercita sulla conservazione di uno degli affreschi più celebri al mondo. Lo ha annunciato il nuovo capo del Laboratorio Restauro Dipinti e Materiali Lignei dei Musei Vaticani Paolo Violini, a colloquio con Vatican News.
“Dovremmo concludere a marzo, in modo da liberare la parete prima dell’inizio della Settimana Santa”, ha dichiarato Violini nell’articolo pubblicato da Vatican News. Nei tre mesi di lavoro sarà montato “un ponteggio che coprirà l’intera parete. Sarà costituito da una dozzina di piani di lavoro con un elevatore che, per ridurre i tempi e non penalizzare la visione del pubblico, ci permetterà di poter lavorare anche in 10-12 persone contemporaneamente e avere un rapporto ravvicinato con l’opera”.
Oltre al cantiere della Sistina, il Laboratorio si appresta ad avviare un progetto quinquennale di restauro della Loggia di Raffaello. Si tratta di quattordici campate ornate da stucchi e affreschi, capolavori attribuiti a Giovanni da Udine e ad altri collaboratori dell’Urbinate. Secondo Violini, questa decorazione è da considerare un patrimonio dell’umanità per il valore artistico e culturale che rappresenta: le grottesche che adornano la Loggia derivano direttamente dalla riscoperta della pittura romana antica e hanno influenzato tutta la produzione decorativa europea del Cinquecento.
Le attività del Laboratorio Dipinti e Materiali Lignei, in cui operano stabilmente 26 restauratori supportati in alcuni progetti da collaboratori esterni, sono caratterizzate da un metodo consolidato che affonda le sue radici nella lunga tradizione vaticana. Un’eredità che si tramanda da generazioni, fondata su una cultura della conservazione che unisce l’attenzione per la materia all’aspetto immateriale dell’opera d’arte.
Violini sottolinea che il Laboratorio vaticano si distingue anche per un particolare approccio spirituale al restauro: più che in altri contesti, qui la conservazione di un’opera include anche il rispetto del suo significato simbolico e religioso. Ogni dipinto, affresco o oggetto ligneo non è solo materia da salvaguardare, ma portatore di un messaggio cristiano, che i restauratori cercano di preservare con una sensibilità quasi medica. Un rapporto tra opera e restauratore che ricorda quello tra un medico e il suo paziente, fondato sull’ascolto, l’osservazione e una cura personalizzata.
Il nuovo responsabile si inserisce dunque in un solco ben definito, tracciato dai suoi predecessori, tra cui spicca Biagio Biagetti, che nel 1923 fondò il Laboratorio, e Francesca Persegati, in carica dal 2017 fino allo scorso luglio. Una linea di continuità che Violini rivendica come parte essenziale del patrimonio professionale vaticano, dove la trasmissione del sapere si sviluppa attraverso il dialogo intergenerazionale e l’aggiornamento continuo delle tecniche di intervento.
L’importanza di disporre di un Laboratorio interno ai Musei Vaticani non è solo operativa, ma anche strategica. Permette infatti una conservazione costante e diretta delle opere esposte lungo i sette chilometri del percorso museale, oltre a garantire la manutenzione di opere presenti nelle basiliche romane e in altri siti esterni di competenza vaticana.
Il Giudizio Universale resta però il fulcro simbolico di questo nuovo ciclo. L’intervento del 2026, che affiancherà la manutenzione ordinaria condotta annualmente con l’utilizzo di un elevatore meccanico, sarà un’occasione per rinnovare l’impegno verso la tutela del patrimonio artistico universale, oltre che un banco di prova per il team diretto da Violini. Il progetto, che dovrà concludersi entro la Pasqua, implicherà un’intensa attività di coordinamento e la messa in campo delle migliori competenze tecniche e scientifiche del settore.
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