È stata presentata oggi all’Archivio di Stato di Roma, nella sede storica di Sant’Ivo alla Sapienza, la Collezione Albertini, un nucleo di 1749 pergamene e coperte documentarie di origine perugina risalenti al XIV e XV secolo. Il fondo è stato recentemente acquisito dalla Fondazione Perugia, riportando così nella città umbra una parte importante della propria memoria storica dopo oltre 170 anni.
Alla conferenza di presentazione erano presenti Antonio Tarasco, Direttore Generale Archivi del Ministero della Cultura, Giovanna Giubbini, dirigente del Ministero, Alcide Casini, presidente della Fondazione Perugia, e il ricercatore Matteo Ferrari. L’operazione di acquisizione rappresenta l’esito di una sinergia tra enti pubblici e privati, in particolare tra Fondazione Perugia, Archivio di Stato e Soprintendenza archivistica e bibliografica dell’Umbria. Il risultato è la restituzione a Perugia di un patrimonio documentario che testimonia un lungo segmento della sua vita amministrativa e giudiziaria.
“È un grande plauso quello che – a distanza di un anno - rivolgo ancora una volta a Fondazione Perugia per l’acquisto della Collezione Albertini, pregiata raccolta di 1749 documenti e coperte in pergamena risalenti al XIII e XV secolo” sottolinea Antonio Tarasco, Direttore Generale Archivi del MIC. “Un plauso per aver riportato nel suo territorio questa straordinaria collezione, ma soprattutto per aver fatto del rapporto pubblico-privato un modus operandi virtuoso che ha permesso, in un territorio piccolo come quello di Perugia, la piena cooperazione fra i nostri uffici e quelli della Fondazione. Già ora so che – anche grazie al nostro supporto – è stato avviato un approfondito lavoro di studio, analisi e restauro che permetterà la piena valorizzazione delle pergamene. Auspico che questo tipo di collaborazione possa essere messo in campo anche per la futura fruizione, in modo da permettere un’ampia divulgazione dei preziosi documenti presso un pubblico più vasto di cittadini e appassionati di storia”.
“La Collezione Albertini rappresenta un tassello prezioso della memoria storica di Perugia che, dopo oltre 170 anni, torna finalmente a casa”, ha concluso Alcide Casini, Presidente di Fondazione Perugia. Con questa operazione abbiamo voluto restituire alla nostra comunità un patrimonio identitario straordinario, frutto di una virtuosa collaborazione tra pubblico e privato. Ma non ci siamo fermati alla semplice acquisizione: la valorizzazione attraverso studio, restauro e dialogo con l’arte contemporanea rende questo ritorno ancora più vivo e attuale, capace di parlare al presente e alle nuove generazioni”.
Le pergamene, finemente decorate e dipinte, erano un tempo parte integrante di registri appartenuti a podestà, capitani del popolo, giudici e sindaci del Comune di Perugia. Si tratta di copertine e legature di documenti ufficiali che, oltre al valore artistico e araldico, custodiscono tracce della struttura politica e amministrativa del comune medievale. Nel loro insieme, costituiscono una fonte rilevante per lo studio della storia istituzionale e culturale della città.
Il lungo esilio delle pergamene iniziò nel 1853, quando l’Amministrazione comunale di Perugia, allora sotto il controllo dello Stato Pontificio, decise di alienare una parte della documentazione conservata nel proprio archivio. Per la somma di 500 lire, il fondo fu acquistato da Joseph Spithöver, un antiquario tedesco attivo a Roma e proprietario di una nota libreria e casa editrice. Spithöver conservò i materiali per circa vent’anni, tentando poi di rivenderli sia al Comune di Perugia sia al nascente Regno d’Italia. Entrambe le istituzioni non riuscirono tuttavia a completare l’acquisto, lasciando spazio a Louis Albertini, giurista argentino di origini italiane, che ne entrò in possesso e li trasferì a Parigi.
Lì la collezione rimase custodita dagli eredi Albertini fino al giugno 2024. Dopo oltre un secolo e mezzo, la Fondazione Perugia è riuscita a riportarla in Italia aggiudicandosi 153 lotti alla casa d’aste Mirabaud Mercier, nel corso di una vendita pubblica svoltasi a Parigi la sera del 21 giugno. L’acquisizione è avvenuta con l’autorizzazione formale degli Archivi di Francia, completando un percorso che ha visto coinvolte competenze giuridiche, archivistiche e diplomatiche. Dal momento dell’acquisto, le pergamene sono state sottoposte a un ampio lavoro di studio, restauro e catalogazione. Le attività sono condotte in collaborazione con la Soprintendenza archivistica e bibliografica dell’Umbria, con l’obiettivo di ricostruire il contesto politico e istituzionale in cui vennero prodotti. Le informazioni ricavate stanno restituendo un’immagine più articolata e precisa della giustizia cittadina in epoca comunale, offrendo nuovi spunti di riflessione anche per la storiografia locale.
Una parte importante dell’iniziativa riguarda infatti la fruizione pubblica del fondo, ora esposto in una mostra dal titoloEXTRA. Segni antichi/Visioni contemporanee, a cura di Marco Tonelli. L’esposizione, inaugurata a Palazzo Baldeschia Perugia, resterà aperta al pubblico fino al 6 gennaio 2026. Il percorso espositivo mira a restituire la ricchezza estetica e simbolica delle pergamene storiche, mettendole in dialogo con opere di diciotto artisti contemporanei. Tra i nomi coinvolti figurano Alighiero Boetti, Emilio Isgrò, Maria Lai, David Tremlett, Gianni Dessì e altri interpreti della scena artistica italiana e internazionale. L’obiettivo è duplice: da un lato, far conoscere un patrimonio documentario ancora poco noto; dall’altro, mostrarne la vitalità e la capacità di generare nuovi significati nell’incontro con l’arte del presente.
La mostra sviluppa un dialogo tra passato e presente attraverso accostamenti che rifuggono la mera analogia formale, puntando piuttosto sulla tensione tra linguaggi diversi e sulle suggestioni che emergono dal confronto tra codice miniato e gesto artistico contemporaneo. Le pergamene sono dispositivi ancora attivi, capaci di innescare riflessioni sulla scrittura, sull’identità e sulla rappresentazione del potere.
L'autrice di questo articolo: Noemi Capoccia
Originaria di Lecce, classe 1995, ha conseguito la laurea presso l'Accademia di Belle Arti di Carrara nel 2021. Le sue passioni sono l'arte antica e l'archeologia. Dal 2024 lavora in Finestre sull'Arte.