Nella chiesa di San Martino, nel centro storico di Bari, si è concluso l’intervento di restauro dell’affresco quattrocentesco noto come La Madonna del Segno. L’opera, collocata all’interno di uno degli edifici di culto più antichi della città, è tornata visibile nella sua configurazione originaria dopo un lavoro condotto sotto il controllo della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Bari, articolazione territoriale del Ministero della Cultura guidato da Alessandro Giuli. L’intervento è stato possibile grazie alla collaborazione tra l’Associazione APS Martinus e il Corso di Laurea in Conservazione e Restauro dei Beni Culturali dell’Università degli Studi di Bari, che ha fornito supporto scientifico e operativo. L’affresco, databile alla prima metà del Quattrocento, versava in condizioni che ne compromettevano la lettura. Nel corso dell’Ottocento e del Novecento era stato oggetto di ridipinture che alteravano l’aspetto originale dell’immagine, modificandone la gamma cromatica e attenuando la definizione delle forme. Gli strati aggiunti, applicati con criteri ormai superati, nascondevano anche porzioni più antiche dell’opera e impedivano un’analisi accurata delle tecniche pittoriche utilizzate.
Il restauro ha previsto una fase preliminare di indagine sullo stato di conservazione, seguita da un’operazione di pulitura condotta con metodologie selettive per garantire la salvaguardia della pellicola pittorica del Quattrocento. La rimozione delle ridipinture ottocentesche e novecentesche ha quindi riportato alla luce la cromia originaria, basata su toni calibrati e meno saturi rispetto alle sovrapposizioni più tarde. Sono emerse finezze che definiscono con maggiore precisione le figure, insieme a elementi decorativi rimasti celati sotto gli interventi successivi. Le indagini hanno inoltre permesso di individuare frammenti più antichi, testimonianza delle fasi esecutive dell’opera e della stratificazione storica che ha interessato la parete. La riemersione dei dettagli offre ai restauratori e agli studiosi nuovi dati per l’interpretazione del contesto figurativo e per l’inquadramento dell’affresco all’interno della produzione pittorica locale del primo Quattrocento.
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