Phoebe Saatchi e Arthur Yates aprono il primo temporary space in Italia: “Ecco perché a Torino”


Phoebe Saatchi e Arthur Yates aprono il loro primo temporary space all’estero: la nuova galleria ha inaugurato ieri a Torino. Ecco perché i due giovanissimi galleristi hanno scelto il capoluogo piemontese come prima tappa per espandersi fuori da Londra. 

Ha aperto il 3 novembre la prima galleria di Saatchi Yates in Italia: si tratta di un temporary space di circa 500 metri quadri inaugurato in via Gobetti 10 a Torino, dove fino al 19 novembre sono esposte le opere di un grande artista storicizzato, A.R. Penck (Dresda, 1939 - Zurigo, 2017), e di due emergenti rappresentati da Saatchi Yates, l’americana-coreana Jin Angdoo (Yeoju, 1981) e il californiano Kottie Paloma (Los Angeles, 1974). L’apertura dello spazio torinese è parte di un vasto programma che i giovanissimi Phoebe Saatchi Yates e Arthur Yates stanno per far partire in giro per il mondo, e la mostra nel centralissimo spazio vicino alla stazione di Porta Nuova è il primo evento inaugurato dalla coppia dopo un anno in cui Saatchi e Yates si sono concentrati sulla loro galleria londinese.

Il progetto Saatchi Yates è infatti nato nell’ottobre del 2020, quando la ventiseienne Phoebe Saatchi e il marito Arthur Yates hanno fondato la loro galleria commerciale a Londra con l’obiettivo di sostenere i giovani artisti, in uno spazio di mille metri quadri nel distretto di Mayfair, in Cork Street. Nella galleria londinese, diretta da un giovanissimo italiano, il genovese Stefano Amoretti, classe 1994 (e non è l’unico italiano del team: ne fa parte anche la torinese Lucrezia Pero, responsabile delle relazioni istituzionali), vengono organizzate mostre di artisti emergenti: il piano terra della galleria è riservato proprio ai loro progetti, con mostre di ampio respiro, mentre il piano inferiore è dedicato alla presentazione di arte contemporanea blue chip in prestito da importanti collezioni private.

Si tratta di un lavoro che ha richiesto tre anni di preparazione, durante i quali Phoebe Saatchi Yates e Arthur Yates hanno costruito una rete di relazioni, tra collezionisti e dealer: lavorando anche con Charles Saatchi, padre di Phoebe, in qualità di advisor, la coppia si è posta l’obiettivo di sviluppare un modello di galleria per “far evolvere il mondo dell’arte commerciale in una nuova, emozionante direzione”, si legge nella presentazione ufficiale. “Il progetto Saatchi Yates”, ci spiega Lucrezia Pero, “è nato dopo tre anni di riflessioni di Phoebe e Arthur. Volevano fare qualcosa nel campo dell’arte, perché ci sono cresciuti dentro entrambi, però che risultasse nuovo, giovane e dinamico. Hanno pensato ai vari formati possibili e la loro idea finale è stata quella di creare una galleria dove portare artisti giovani (soprattutto dal punto di vista della loro carriera), emergenti, in un posto dove non si è abituati a vederli, perché quando si va a Mayfair si sa che si troveranno gallerie con artisti ormai affermati e molto noti. E quindi hanno preso questo spazio molto grande in cui molti di questi artisti si sono anche stupiti (molti di loro non avevano mai visto le opere da... così lontano), e facendo così, portando in centro questo tipo di esperienza, hanno avuto riscontri positivi, perché molti hanno scoperto artisti e opere che non erano minimamente sui loro radar. E questo primo anno, nonostante il lockdown, è andato molto bene”.

Saatchi Yates a Torino
Il temporary space Saatchi Yates a Torino
Saatchi Yates a Torino
Il temporary space Saatchi Yates a Torino
Saatchi Yates a Torino
Il temporary space Saatchi Yates a Torino
Saatchi Yates a Torino
Il temporary space Saatchi Yates a Torino

Quattro le mostre che Saatchi Yates ha finora ospitato a Londra: le personali dello svizzero Pascal Sender (lo show con cui la galleria è stata inaugurata), del britannico Benjamin Spiers e dell’etiope Tesfaye Urgessa, quest’ultimo noto al pubblico italiano per la sua esposizione tenutasi nel 2019 a Palazzo Pitti, sua prima esperienza italiana. Inoltre, nella primavera del 2021, la galleria ha accolto anche una collettiva di giovani francesi, intitolata Allez la France!.

La galleria di Torino rappresenta dunque una nuova sfida per Saatchi Yates. “Siamo stati a Torino in passato, amiamo la storia della città, in particolare quella legata all’Arte Povera, e poi qui c’è una importante e forte base di collezionisti”, spiega Arthur Yates a Finestre sull’Arte. “Inoltre, la scelta di aprire a Torino nasce anche dal fatto che nella nostra galleria di Londra lavorano professionisti italiani, a cominciare da Stefano Amoretti, ed è dal confronto con loro che è nata l’idea di inaugurare uno spazio anche in Italia, dopo un anno di lavoro a Londra, in una galleria che peraltro è nata in piena pandemia. A causa della pandemia non abbiamo potuto viaggiare, e adesso che è di nuovo possibile farlo non abbiamo voluto perdere l’occasione di scoprire nuove destinazioni e nuove città. Ancora, le persone che lavorano nella nostra galleria sono in buona parte legate per varie ragioni a Torino e pensavamo dunque che fosse il luogo ideale da dove partire”. Perché aprire una galleria temporanea? “La scelta di aprire un temporary space”, spiega ancora Yates, “è dettata dal fatto che volevamo prima vedere come sarebbe andata. Ad ogni modo noi amiamo molto questa città, che nei nostri confronti è stata molto accogliente, e abbiamo anche ricevuto feedback molto positivi, quindi non escludiamo di fermarci anche più a lungo. Chissà!”.

La mostra inaugurale comincia al piano terra della galleria di via Gobetti (che si sviluppa su tre livelli) con le opere di A.R. Penck, uno dei più rilevanti artisti del dopoguerra in Germania. Nato a Dresda nel 1939, ha contribuito a cambiare in maniera radicale la pittura tedesca dopo la seconda guerra mondiale assieme ad altri grandi maestri come Anselm Kiefer e Sigmar Polke. Penck è celebre per i suoi dipinti e le sculture caratterizzati da simboli e forme che rimandano a una dimensione primitiva: le sue figure e i suoi segni richiamano l’arte rupestre e l’arte tribale. Opere di Penck sono conservate in numerosi musei, dal Centre Pompidou di Parigi alla Tate Modern di Londra, dalla National Gallery di Washington al MoMA di New York. Alle opere di Penck sono affiancate quelle di Angdoo e Paloma. Jin Angdoo, che lavora tra Parigi e Los Angeles, fa parte di un movimento noto come “Modern Jazz”, con base tra Parigi e Marsiglia, e del quale fanno parte artisti come Mathieu Julien, Hams Klemens e Kevin Pinsembert. Angdoo si è fatta notare per le sue opere astratte dall’impostazione minimalista: grandi forme fluttuanti, croci e cerchi dominano le sue tele, che nella loro semplicità aspirano a diventare potenti stendardi che rappresentino qualcosa di più vasto di ciò che si vede sulla superficie dipinta. Kottie Paloma, pittore che attualmente vive ad Alzenau, in Germania, propone dipinti, disegni, libri d’artista e sculture che intendono indagare i lati oscuri della società in una maniera umoristica, pungente e cruda. Per lui, l’arte astratta è come un ponte tra scultura, fotografia e pittura. La sua arte ha già trovato posto in numerose collezioni pubbliche e private in Europa e negli Stati Uniti (sue opere si trovano per esempio al MoMA di New York, alla Biblioteca Statale di Monaco di Baviera, nelle collezioni d’arte di Harvard e Stanford).

Saatchi Yates a Torino
Il temporary space Saatchi Yates a Torino
Saatchi Yates a Torino
Il temporary space Saatchi Yates a Torino
Saatchi Yates a Torino
Il temporary space Saatchi Yates a Torino
Saatchi Yates a Torino
Il temporary space Saatchi Yates a Torino

“Si tratta di tre artisti”, ci racconta Phoebe Saatchi Yates, "che stanno assieme in modo molto organico. Con Jin Angdoo abbiamo già lavorato per la mostra che abbiamo aperto a marzo [la summenzionata Allez la France!, ndr]: già allora molti di coloro che hanno visitato la mostra hanno avanzato dei paralleli con Penck. Angdoo ha cominciato la sua carriera come graffitista, realizzando le sue opere sui muri di Parigi, per la strada, e ha poi sviluppato il suo linguaggio nella direzione che vediamo ora in galleria, per quanto anche i suoi graffiti fossero già astratti. È un’artista che ci piace molto: amiamo molto la sua sicurezza e il fatto che appaia così mascolina e femminile allo stesso tempo. Per quanto riguarda Kottie Paloma, è uno dei primi artisti che abbiamo scoperto quando abbiamo fatto partire la galleria di Londra. Riteniamo che anche la sua arte figuri bene accanto a quella di Penck, perché anche Paloma ha questa espressione segnica che riporta all’arte rupestre. È una mostra con tre artisti accomunati da modalità espressive simili e ci è sembrato aprire a Torino con questi artisti".

“Gallerie ce ne sono molte”, conclude Lucrezia Pero, “e farsi un nome, oltre che farsi accogliere positivamente come galleria giovane, è stato molto laborioso. Dovendo fare il primo passo fuori dopo un anno in cui abbiamo lavorato solo a Londra, Torino per noi è sembrata una scelta ovvia: io e Stefano Amoretti abbiamo entrambi connessioni con Torino, io sono nata qui e ci ho vissuto per parecchi anni, e lui ha comunque molti legami con la città. Conoscendo Artissima, conoscendo la storia di Torino e dell’Arte Povera, e sapendo che è sempre stata un centro artistico importante anche nei secoli passati, ci siamo chiesti: perché no? Invece di aprire a Milano, che potrebbe sembrare una scelta ovvia, e lo dico avendo vissuto quindici anni a Milano, Torino ci è sembrata più interessante, un luogo in cui sia la storia sia il panorama artistico ci sono sembrati molto favorevoli per l’apertura del progetto. E poi quest’anno c’è anche la coincidenza delle finali ATP che si apriranno tra qualche giorno. Abbiamo dunque proposto il progetto a Phoebe e Arthur e, più pazzi di noi, ci hanno seguito in questa idea, sono arrivati qui e si sono innamorati ancor di più della città. Inoltre è un modo per farci conoscere di più, e anche per far conoscere Torino e l’Italia un po’ meglio anche a loro. Ci piaceva insomma stupire!”.


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