Nuovi studi sui Girasoli di van Gogh (e c'è anche un po' di Italia): sono un'opera fragilissima


Nuove indagini per i Girasoli di Vincent van Gogh (Zundert, 1853 - Auvers-sur-Oise, 1890). Il Van Gogh Museum di Amsterdam ha sottoposto il capolavoro del pittore olandese a una nuova campagna di studi, i cui risultati vengono presentati in una mostra intitolata Van Gogh and the Sunflowers, in corso presso l’istituto dal 21 giugno al 1° settembre 2019, che oltre a ciò approfondisce anche le circostanze durante le quali van Gogh dipinse l’opera, oltre al significato dei Girasoli per il grande artista. Van Gogh scelse i girasoli come soggetto di un suo quadro per la prima volta a Parigi: li troviamo sia nei paesaggi che nelle nature morte. Dopo il suo trasferimento ad Arles, troviamo i girasoli dipinti nei vasi (sono quelli afferenti a questa tipologia i quadri più famosi che hanno per protagonisti gli splendidi fiori). La versione che si trova al Van Gogh Museum di Amsterdam fu dipinta per Paul Gauguin (Parigi, 1848 - Hiva Oa, 1903), che per un paio di mesi, nel 1888, visse ad Arles insieme a van Gogh, ritraendolo mentre dipingeva girasoli. E van Gogh stesso riteneva che i Girasoli fossero tra i punti più alti della sua produzione. E appena dopo averli realizzati era consapevole di aver raggiunto un risultato straordinario: lo sappiamo dai suoi scritti.

Gli studi recenti hanno dimostrato nuovamente che i Girasoli sono un dipinto molto fragile, ma le condizioni di salute dell’opera sono “stabili”. La campagna è stata condotta da un team di specialisti delle Università di Anversa, Perugia (c’è quindi anche un po’ di Italia nella ricerca) e Torún, che hanno lavorato assieme agli esperti dell’agenzia per il patrimonio culturale dei Paesi Bassi, guidata da Ella Hendriks, docente di conservazione e restauro dei beni culturali all’Università di Amsterdam. I Girasoli sono stati esaminati soprattutto per quel che riguarda i materiali, e il dato interessante è che le analisi sono state condotte senza la necessità di trasportare l’opera, grazie a nuove tecnologie speciali. Sono state raccolte molte informazioni sul supporto, sulla pittura e sui precedenti restauri: obiettivo era scoprire con precisione quali materiali van Gogh avesse usato, in che condizioni si trova l’opera, e se sarà necessario un restauro.

Si è scoperto che sia l’imprimitura che gli strati di colore dei Girasoli di Amsterdam sono estremamente sensibili alle vibrazioni e alle variazioni di umidità e di temperatura. Quindi è necessario che l’opera sia spostata il meno possibile e che rimanga esposta a condizioni climatiche stabili. Per questa ragione, il museo ha recentemente deciso che i Girasoli non viaggeranno mai più in futuro.

I colori che van Gogh ha usato stanno conoscendo un naturale processo d’invecchiamento, che ha comportato la perdita parziale delle tonalità originarie, a causa degli effetti della scoloritura. Sappiamo in particolare che queste variazioni sono state causate dallo sbiadimento di un particolare tipo di rosso che van Gogh adoperò, la lacca di geranio (che col tempo scolora), e altre ancora sono avvenute per via dello scurimento del giallo cromo, le cui tonalità diventano più cupe con il trascorrere del tempo. E ancora, si sono ottenute informazioni sui restauri condotti in passato sull’opera: per esempio, si è arrivati a stabilire che l’aspetto dell’opera è stato alterato anche dagli strati di vernice applicati durante gli interventi passati. Il problema è che queste verniciature non si possono rimuovere, per il fatto che vernici e colori in molti punti del dipinto si sono amalgamati. E anche i ritocchi eseguiti durante i restauri hanno subito sbiadimenti: non è stato possibile rimuovere molti di essi perché si trovano sotto le vernici aggiunte successivamente, pertanto l’unico motivo per sanare questi danneggiamenti consisterebbe nell’intervenire con nuovi ritocchi.

La mostra esporrà ventitré opere, tutte della collezione del Van Gogh Museum. Per la prima volta, verrà mostrato al pubblico il retro dei Girasoli: sarà dunque possibile vedere anche il modo in cui van Gogh intervenne sul supporto. In particolare, il pittore aggiunse successivamente una striscia di legno nella parte superiore del telaio, attaccandola con chiodi: probabilmente si era reso conto che i girasoli erano troppo vicini al bordo superiore e voleva dare più spazio. La mostra ha anche dato luogo a una nuova pubblicazione, intitolata Van Gogh’s Sunflowers Illuminated: Art Meets Science ed edita dalla Amsterdam University Press, in cui un gruppo internazionale di studiosi, restauratori e storici dell’arte svela i risultati di anni di ricerche sui Girasoli del museo di Amsterdam e della National Gallery di Londra. “Siamo soddisfatti della collaborazione con Ella Hendriks e siamo orgogliosi di questa pubblicazione, che fornisce un contributo alla ricerca su van Gogh e alla nostra conoscenza dei materiali del XIX secolo”, ha dichiarato Marije Vellekoop, responsabile delle collezioni e della ricerca del Van Gogh Museum. “Il libro dimostra quante conoscenze si possono ottenere quando vengono adoperate diverse tecniche di ricerca e vengono messi in campo professionisti di diversi settori”.

Nella foto: Vincent van Gogh, Girasoli (gennaio 1889; olio su tela, 95 x 73 cm; Amsterdam, Van Gogh Museum)

Nuovi studi sui Girasoli di van Gogh (e c'è anche un po' di Italia): sono un'opera fragilissima
Nuovi studi sui Girasoli di van Gogh (e c'è anche un po' di Italia): sono un'opera fragilissima


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