Assolti i tre attivisti di Just Stop Oil per l’azione a Stonehenge del giugno 2024


Il tribunale di Salisbury ha assolto Niamh Lynch, Rajan Naidu e Luke Watson, accusati di aver danneggiato il sito neolitico di Stonehenge dopo averlo ricoperto di polvere arancione per chiedere la firma di un trattato sui combustibili fossili.

Tre attivisti del movimento ambientalista Just Stop Oil sono stati assolti da tutte le accuse in seguito all’azione dimostrativa che nel giugno 2024 aveva coinvolto il sito neolitico di Stonehenge. La giuria del tribunale di Salisbury ha dichiarato non colpevoli Niamh Lynch, Rajan Naidu e Luke Watson, imputati per danneggiamento o distruzione di un monumento protetto e per aver causato intenzionalmente o per negligenza un grave disturbo pubblico. L’azione si era svolta il 19 giugno 2024, quando Lynch e Naidu avevano spruzzato una polvere arancione su tre dei megaliti di Stonehenge, mentre Watson aveva contribuito alla pianificazione e aveva accompagnato i due sul luogo. L’obiettivo dichiarato era sollecitare il governo britannico a firmare un trattato internazionale sui combustibili fossili, impegnandosi a porre fine all’estrazione e all’utilizzo di petrolio, gas e carbone entro il 2030.

“Il sistema giudiziario”, ha affermato Rajan Naidu, 74 anni, attivista per la giustizia sociale e la protezione ambientale di Birmingham, “deve svegliarsi e iniziare a svolgere il suo ruolo vergognosamente trascurato nel difendere noi e altre specie dai criminali del clima della classe miliardaria rapaci - le spietate società che traggono enormi profitti e altri benefici mentre spazzano via e inquinano impunemente; industrie e imprese che destabilizzano e devastano interi ambienti e ora minacciano la biosfera del nostro bellissimo pianeta, il nostro unico e solo sistema di supporto vitale. Vita e sopravvivenza prima dell’avidità e del profitto! Abbiamo bisogno di un trattato globale di non proliferazione dei combustibili fossili in questo momento”.

“Mi rifiuto di accettare che debba essere così, che miliardi di esseri viventi dovrebbero soffrire e morire inutilmente, per rendere più ricche alcune persone ricche”, ha sostenuto. Voglio solo che le cose vadano meglio, voglio solo che le cose siano giuste e giuste. Se vedi che qualcosa che ami viene ferito, fai tutto il possibile per aiutare. È abbastanza semplice. È assolutamente naturale. Potrei non essere in grado di fare molto, ma mi rifiuto categoricamente di non fare nulla. Mi rifiuto di stare a guardare mentre il nostro mondo brucia intorno a noi”, Niamh Lynch, 23 anni, studentessa di Master in Ecologia e Conservazione di Bedford.

“Sono contento del verdetto, ma sento che le ultime due settimane sono state un completo spreco di denaro pubblico e che un caso che coinvolge 620 sterline di danni avrebbe dovuto essere affrontato in tribunale”, ha dichiarato Luke Watson, 36 anni, falegname di Londra.

Assolti i tre attivisti di Just Stop Oil. Foto: © Just Stop Oil
Assolti i tre attivisti di Just Stop Oil. Foto: © Just Stop Oil

Rajan Naidu ha illustrato le motivazioni dell’azione diretta non violenta affermando che, nonostante anni di pressioni, marce e manifestazioni, la situazione climatica continua a peggiorare. Ha spiegato che la polvere arancione utilizzata era la stessa impiegata nelle celebrazioni indù, dove viene lanciata tra i partecipanti come gesto simbolico e festoso. Si tratta di una sostanza completamente atossica e innocua, scelta anche perché si prevedeva che i forti venti della piana di Salisbury la disperdessero rapidamente.

Nel corso del processo, i tre imputati hanno spiegato di aver agito in modo pianificato e consapevole per attirare l’attenzione sull’emergenza climatica e sulla necessità di un trattato globale per l’abbandono dei combustibili fossili. “Non puoi amare la natura senza essere profondamente consapevole del danno che stiamo facendo”, ha sostenuto Niamh Lynch, raccontando la propria esperienza di volontariato per il monitoraggio del declino degli uccelli marini, tra cui i pulcinella di mare su un’isola al largo della costa irlandese. “Venticinque anni fa le scogliere erano piene di uccelli, ora contiamo carcasse di pulcinelle. Sì, le azioni individuali sono importanti, ma io che guido un’auto elettrica non salverò il mondo. Il governo è legalmente vincolato dagli accordi di Parigi a ridurre le emissioni e non sta facendo abbastanza, eppure sono io quello in tribunale”.

Dopo un processo durato due settimane, la giuria ha espresso un verdetto unanime di assoluzione su entrambi i capi d’imputazione. Durante il dibattimento, l’accusa aveva sostenuto che l’intervento aveva provocato indignazione e turbamento tra il pubblico, colpendo un monumento di straordinaria importanza storica e simbolica. Il giudice Dugdale, nel corso delle udienze, aveva sottolineato la rilevanza del sito ricordando che si tratta di un patrimonio mondiale dell’UNESCO, non di un semplice dipinto. Il pubblico ministero aveva inoltre sostenuto che gli imputati avessero agito in modo sconsiderato, rischiando un danno permanente a Stonehenge e compromettendo la fruizione del luogo per le circa 15.000 persone attese ai festeggiamenti del solstizio d’estate, previsti il giorno successivo. L’accusa aveva fatto leva anche sull’irritazione e l’angoscia che l’episodio avrebbe suscitato tra i presenti e nel pubblico che ne aveva seguito la notizia.

La vernice in polvere arancione sui monoliti di Stonehenge. Foto: ©English Heritage
La vernice in polvere arancione sui monoliti di Stonehenge. Foto: ©English Heritage

La difesa ha invece presentato prove secondo cui la sostanza utilizzata era composta da semplice amido di mais e colorante alimentare, completamente rimossa nella stessa giornata con una spesa di 620 sterline (che equivalgono a circa 720 euro), senza lasciare alcuna traccia permanente né sui megaliti né sui licheni che li ricoprono. L’azione era durata circa trenta secondi, al termine dei quali gli attivisti si erano seduti in attesa dell’arresto. In quel contesto, il sito non era stato chiuso al pubblico e soltanto un dipendente di English Heritage, intervenuto per fermarli, aveva dichiarato di aver provato un forte disagio emotivo.

Nel corso del processo, i tre imputati hanno spiegato di aver agito in modo pianificato e consapevole per attirare l’attenzione sull’emergenza climatica e sulla necessità di un trattato globale per l’abbandono dei combustibili fossili. Luke Watson ha dichiarato di aver verificato che i materiali utilizzati non avrebbero causato danni permanenti e di aver scelto i color blaster acquistandoli da un sito commerciale, identici a quelli impiegati in precedenti manifestazioni. Secondo la sua testimonianza, le ricerche indicavano che le pietre di Stonehenge non sono porose, rendendo possibile la rimozione completa della polvere. Tutti e tre gli imputati hanno ribadito che non avrebbero portato avanti l’azione se avessero avuto il minimo dubbio sulla possibilità di arrecare danni al monumento. L’intento, hanno affermato, non era quello di offendere o nuocere al pubblico, ma di creare un gesto simbolico in grado di richiamare l’attenzione dei media sulla crisi climatica.

Con la mancanza di prove solide a sostegno dell’accusa, il procuratore Simon Jones ha concluso la sua requisitoria con un attacco personale, definendo gli attivisti confusi, ipocriti e persino violenti, sostenendo che il loro gesto aveva causato grave irritazione all’opinione pubblica. Ad ogni modo, nessuna prova concreta è stata prodotta in merito. Nella sua arringa, la difesa ha insistito sul diritto alla protesta pacifica. L’avvocata Audrey Mogan, che rappresentava Niamh Lynch, ha ricordato che molte libertà civili, come il diritto di voto femminile o la possibilità per le donne di far parte delle giurie, sono state conquistate attraverso forme di protesta. Ha sottolineato che la legge tutela la libertà di manifestare, anche quando un messaggio può risultare scomodo o offensivo.

Stonehenge. Foto: Unsplash/Priyank V
Stonehenge. Foto: Unsplash/Priyank V

Anche Francesca Cociani, legale di Rajan Naidu, ha ricordato che la legge tutela il diritto di comunicare anche messaggi che altri possono considerare scioccanti o offensivi, citando il giudice Sedley “La libertà solo di parlare in modo inoffensivo non vale la pena di avere”.

Rispondendo alle argomentazioni dell’accusa, Gerard Pitt, difensore di Luke Watson, ha definito priva di fondamento l’idea che l’azione avesse rappresentato una violazione della storia. “Cosa significa?”, ha chiesto. “Stonehenge è rimasto in piedi per cinquemila anni.” Pitt ha poi ricordato le origini del diritto al processo con giuria, sancito dalla Magna Carta e riaffermato nel celebre caso Bushell’s. “La libertà di parola non vale un centesimo,” ha dichiarato, “se le giurie come voi non sono pronte a difenderla.” L’avvocato ha invitato la giuria a riconoscere nell’azione dei tre imputati una forma di libertà di parola compatibile con i principi di una società democratica.

Il verdetto di assoluzione arriva dopo che Just Stop Oil, nel marzo 2025, aveva annunciato la conclusione della propria campagna di azioni dirette, avendo ottenuto nel 2024 l’impegno del governo britannico a non autorizzare nuovi progetti di estrazione di petrolio e gas. I sostenitori del movimento, pur avendo chiuso la stagione delle proteste, hanno dichiarato di voler continuare a sostenere chi affronta procedimenti giudiziari per motivi politici e a mantenere viva l’attenzione sulla crisi climatica globale.


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