Il British Museum difende il prestito dell'arazzo di Bayeux, ma le critiche aumentano


Il prestito dell’arazzo di Bayeux al British Museum, previsto per il 2026, accende il dibattito. Il direttore del British scrive una lettera per difendere il prestito, ma nel frattempo anche in Inghilterra crescono le voci contrarie che chiedono di fermare il viaggio del capolavoro medievale.

Sulla questione dell’arazzo di Bayeux, che la Francia intende prestare al Regno Unito, ma contro il cui spostamento si sono schierati esperti e cittadini promuovendo anche una petizione che ha oltrepassato le 60mila firme per chiedere al presidente francese Emmanuel Macron di non procedere col prestito, è intervenuto anche il direttore del British Museum, Nicholas Cullinan, che ha scritto una lettera al Guardian per prendere posizione. “Per la prima volta in quasi mille anni”, esordisce la missiva, “l’arazzo di Bayeux arriverà in Gran Bretagna. Nel 2026, sarà esposto al British Museum nell’ambito di una storica collaborazione culturale con la Francia, mentre il Museo dell’Arazzo di Bayeux in Normandia è chiuso per lavori di costruzione di un nuovo edificio. In cambio, alcuni dei più grandi tesori del Regno Unito, tra cui gli scacchi di Lewis, l’elmo di Sutton Hoo, il mantello d’oro di Mold e il gancio di Dunaverney, viaggeranno verso la Normandia”.

“Comprensibilmente, c’è stato interesse per le modalità di trasporto di questi oggetti inestimabili e preoccupazioni per la loro sicurezza”, ricorda Cullinan. “Voglio essere chiaro sul lavoro dettagliato in corso in entrambi i Paesi. Da quando è stato firmato un accordo di partenariato all’inizio di quest’estate, esperti su entrambe le sponde della Manica hanno svolto una rigorosa pianificazione e due diligence per garantire il trasporto e la conservazione sicuri dell’arazzo. I colleghi in Francia si stanno preparando per il suo attento trasporto prima dell’inizio dei lavori del loro nuovo museo, e sono in fase di elaborazione piani complessi per il suo trasporto a Londra. Questa collaborazione guidata da esperti, supportata per dodici anni da uno dei nostri principali specialisti del comitato scientifico di Bayeux, guiderà ogni fase, inclusa una prova completa del viaggio”.

“Una volta esposto al British Museum”, conclude il direttore del museo, “l’arazzo sarà appoggiato su un tavolo all’avanguardia, progettato per favorirne la conservazione a lungo termine, consentendo al contempo ai visitatori di ammirarlo in un modo nuovo e sorprendente. Lo stesso tavolo verrà poi utilizzato alla riapertura del Museo di Bayeux, garantendo la continua conservazione di questo capolavoro unico. Questo scambio rappresenta una delle collaborazioni culturali più significative degli ultimi tempi, rafforzando i legami franco-britannici e salvaguardando al contempo il patrimonio comune per le generazioni future”.

Arazzo di Bayeux
Arazzo di Bayeux

In realtà, come più volte denunciato dai contrari al prestito, con in testa Didier Rykner, direttore del giornale La Tribune de l’Art, non si sa di preciso quali relazioni e quali esperti avrebbero avallato il prestito: su questo punto, infatti, c’è ancora molta vaghezza, e al momento gli unici esperti che si sono pubblicamente pronunciati, come Isabelle Bédat e Béatrice Girault, le restauratrici che lavorarono sull’arazzo tra il 1981 e il 1983, hanno sconsigliato il viaggio a Londra.

Nel frattempo, si registrano pareri contrari anche sul fronte inglese: lo scorso 2 settembre, sul Telegraph, Alan Cochrane ha scritto un pezzo dall’eloquente titolo “I francesi hanno ragione: non prestateci l’arazzo di Bayeux”, e dello stesso avviso è anche lo storico dell’arte Neil Jeffares che lo scorso 15 agosto ha inviato una lettera al Financial Times per esprimere la sua contrarietà. Insomma: il fronte del “no” si allarga anche sull’altra sponda della Manica.


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