Una svolta attesa da decenni: il Castello di Sammezzano, capolavoro dell’architettura orientalista nascosto tra le colline toscane, ha finalmente trovato una nuova proprietà. Dal 28 aprile 2025, l’imponente edificio situato nella frazione di Leccio, nel comune di Reggello (Firenze), è stato ufficialmente assegnato alla famiglia fiorentina Moretti. L’acquisizione, per un valore di circa 18 milioni di euro, è avvenuta tramite proposta di concordato presentata dalla società SMZ Srl. Un traguardo storico, sostenuto anche dai volontari del movimento Save Sammezzano, che da anni si battono per la tutela e la riapertura del castello.
I progetti annunciati dalla famiglia Moretti sono ambiziosi: non solo il completo restauro dell’edificio e del parco secolare di quasi due chilometri quadrati che lo circonda, ma anche l’abbattimento dell’ecomostro in cemento armato costruito a pochi metri dal castello. Cuore dell’iniziativa sarà la creazione di un museo aperto al pubblico, interamente dedicato alla storia del palazzo. A questo si affiancheranno attività alberghiere e cerimoniali, tra cui eventi, matrimoni ed esposizioni.
L’imprenditore Giorgio Moretti, attivo nel campo dell’informatica per la sanità (la sua azienda Dedalus è la prima in Europa per i sistemi informativi ospedalieri), già fondatore della Fondazione Angeli del Bello ed ex presidente di Quadrifoglio Alia SpA (municipalizzata per la gestione dell’igiene ambientale in territorio fiorentino), aveva manifestato interesse per Sammezzano già nel 2018, ma l’asta allora andò deserta. È stata la figlia Ginevra, nel 2024, a rilanciare con decisione il progetto familiare, sostenendo il padre nel portare avanti la procedura d’acquisto.
“La parte sostanziale è finita, ma ha una coda formale”, ha spiega Moretti all’Ansa, confermando tuttavia l’operazione e definendola “molto rilevante, il grande costo sarà la ristrutturazione e il restauro”. La coda formale a cui si riferisce sono i 30 giorni previsti per eventuali ricorsi e, soprattutto, i 60 giorni a disposizione dello Stato per esercitare il diritto di prelazione, a partire da metà maggio. Ma un’esercitazione di questo diritto è considerata altamente improbabile, viste le risorse richieste e le precedenti risposte ufficiali da parte delle istituzioni.
“Noi di Save Sammezzano”, spiegano dal comitato, “abbiamo combattuto anni affinché lo stato acquistasse Sammezzano, ma c’è sempre stato risposto (in modo pubblico mediante atti ufficiali) che gli enti statali non hanno risorse sufficienti per tale operazione. Tant’è che la famiglia Moretti già si starebbe mettendo all’opera per il recupero di Sammezzano, dando priorità all’istituzione di ‘un museo sulla storia del castello, aperto al pubblico’. I progetti della famiglia Moretti prevedono infatti in primis il restauro ed il recupero sia del castello, in particolare del piano nobile, che del parco secolare, oltre che l’abbattimento dell’ecomostro in cemento armato ubicato a poche decine di metri dal castello, l’avvio di attività alberghiere, e la gestione di eventi cerimoniali e non, quali matrimoni ecc.”.
La rinascita di Sammezzano rappresenta una svolta epocale per uno dei monumenti più affascinanti e misconosciuti d’Italia. L’edificio, dallo stile unico in Europa, è un trionfo di stucchi, mosaici, archi moreschi e colori brillanti. Composto da 65 stanze decorate in modo unico e sorprendente, il castello sembra uscito da una favola orientale. Un’atmosfera che non a caso ha attirato registi e produzioni cinematografiche: nel 2015 è stato scelto da Matteo Garrone per il film Il racconto dei racconti.
La sua storia è lunga e complessa. Già sede di un insediamento romano, fu trasformato in epoca ottocentesca da Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona in uno dei massimi esempi di architettura orientalista in Europa. Dal 1927 è protetto come bene di “particolare interesse pubblico”. Tuttavia, dopo la morte dell’ultima proprietaria, il castello è caduto in un limbo burocratico. Ceduto a una società privata nel 1955 e convertito negli anni Settanta in un ristorante-albergo, è chiuso dal 1990. Dopo il 1999 era passato a una società poi fallita nel 2017. Da allora, le aste pubbliche si sono susseguite senza successo. Nel 2017 sembrava fatta per una società degli Emirati Arabi, ma il tribunale fallimentare annullò l’acquisto. Nel frattempo, sul terreno adiacente, era stato edificato un ecomostro in cemento mai completato, oggi al centro delle polemiche e destinato all’abbattimento nei piani Moretti.
Nonostante tutto, l’interesse del pubblico per Sammezzano non è mai venuto meno. Le rare aperture straordinarie, organizzate in collaborazione con il FAI, hanno sempre registrato il tutto esaurito. Il comitato Save Sammezzano ha raccolto negli anni decine di migliaia di firme, sensibilizzando l’opinione pubblica e le istituzioni.
Ora, dopo anni di immobilismo, si intravede finalmente un futuro concreto. La famiglia Moretti, già nota a Firenze per il suo impegno nel recupero urbano, promette un approccio rispettoso e sostenibile. Il restauro punterà inizialmente al piano nobile del castello e alla messa in sicurezza delle strutture, per poi passare al recupero dell’intero complesso architettonico e del parco storico.
Il piano di rilancio non è solo conservativo, ma anche culturale ed economico. L’istituzione del museo garantirà l’accesso pubblico e la valorizzazione della storia del luogo, mentre le attività ricettive e cerimoniali ne assicureranno la sostenibilità nel tempo.
In un Paese dove troppo spesso il patrimonio storico rischia di scomparire sotto il peso della burocrazia o della speculazione, la rinascita di Sammezzano rappresenta un segnale importante. È il frutto dell’impegno di cittadini, attivisti e imprenditori che hanno saputo unire visione, passione e risorse. Nei prossimi giorni sono attesi ulteriori dettagli sul cronoprogramma dei lavori e sulle modalità di apertura al pubblico. Intanto, per Sammezzano, il tempo dell’abbandono sembra finalmente finito. E per chi ha lottato per anni affinché questo castello tornasse a vivere, è momento di sorridere.