Situazione tesa a Gaeta attorno al Mausoleo di Lucio Munazio Planco, uno dei monumenti di epoca romana meglio conservati in Lazio e simbolo della città: questo a causa dei lavori di riqualificazione e adeguamento degli accessi in corso. Situato sulla sommità del Monte Orlando, all’interno del Parco regionale della Riviera di Ulisse e della Rete Natura 2000, il Mausoleo è un bene culturale e paesaggistico sottoposto a rigorosi obblighi di conservazione e tutela integrale, come previsto dal Codice dei beni culturali e del paesaggio. Gli interventi, promossi dalla Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Frosinone e Latina e finanziati con fondi del PNRR, rientrano nel “Programma Caput Mundi” e mirano a migliorare la fruibilità e la conservazione del sito. Il progetto, approvato con determinazione dirigenziale del Comune di Gaeta nell’aprile 2024, prevedeva originariamente un restauro conservativo, interventi illuminotecnici per valorizzare l’antiquarium e il Mausoleo, la sistemazione esterna con percorsi accessibili e un’area di sosta in basalto, oltre alla piantumazione di essenze autoctone e la realizzazione di servizi igienici prefabbricati mimetizzati.
Tuttavia, l’intervento sta facendo discutere per via del suo impatto: associazioni locali, oltre al Partito Democratico di Gaeta e ad altre voci della comunità, inclusi consiglieri comunali ed esperti, denunciano quella che sarebbe secondo loro una “disapplicazione sistematica” delle normative e delle prescrizioni, che starebbe deturpando la storicità e la bellezza del sito. Le contestazioni sono state così aspre da portare, il 19 ottobre 2025, all’invio di un esposto alla procura generale, al Comando Carabinieri per la tutela del patrimonio culturale e al Ministero della cultura.
Il cuore della controversia riguarda l’uso massiccio del cemento armato in un’area sottoposta a vincolo integrale. Le prescrizioni iniziali imponevano interventi reversibili, che non prevedessero scavi o fondazioni permanenti, nel pieno rispetto del contesto. Al contrario, le immagini documentate mostrerebbero, secondo i critici, la realizzazione di una struttura in cemento armato posta a ridosso diretto del basamento del Mausoleo, che altererebbe in modo permanente l’integrità del monumento e del sito. L’Associazione Mica Aurea ha deplorato questa “distorta applicazione del principio di accessibilità” e sollecitato la demolizione di quanto costruito, definendo l’opera una “colata di cemento”.
Nello specifico, sono state realizzate diverse opere ritenute invasive e incongruenti, tra cui una lunga rampa in cemento armato, che supera i venti metri, attorno al basamento originale del Mausoleo. Questo basamento non è una semplice fondazione, ma uno dei tre ordini architettonici fondamentali che definiscono l’opera (basamento, corpo cilindrico e coronamento). Coprire o trasformare il basamento in un mero muro di sostegno cancellerebbe la lettura architettonica e la percezione storica dell’opera. Prevista poi una scalinata in cemento armato, adiacente all’ingresso, anch’essa criticata per le sue dimensioni e la forma moderna, ritenuta disarmonica rispetto al monumento funebre romano. E ancora, una piazzola di sosta, definita anche “anfiteatro”, circondata da muri in calcestruzzo alti circa due metri, che occludono la visuale panoramica più significativa del sito. Questo contravverrebbe anche alle direttive ministeriali che richiedevano di evitare qualsiasi piantumazione nelle aree antistanti per salvaguardare la visione e il “silenzio evocativo” del monumento. Infine, criticata anche la collocazione dei servizi igienici, costituiti da blocchi prefabbricati rivestiti in lastre di gres, posizionati proprio di fronte al Mausoleo, in un’area di assoluto rispetto. I critici sostengono che questi elementi si pongono come “inserti autoreferenziali” e che sarebbero potuti essere ubicati nell’anello pedonale inferiore, in una zona meno impattante dal punto di vista visivo e paesaggistico.
Il Circolo del Partito Democratico di Gaeta ha chiesto un’immediata e concreta presa di coscienza e responsabilità al Comune e alla Soprintendenza, dato che il cantiere risulta chiuso da alcuni giorni. Il PD, anche alla luce di quanto accaduto con il restauro della Torre dei Conti a Roma, sottolinea che la tutela del patrimonio non può essere sacrificata a causa di fretta o incompetenza. Sono state proposte soluzioni alternative che, a detta dei critici, avrebbero garantito l’accessibilità senza compromettere l’integrità del sito. Tali soluzioni includono l’utilizzo di strutture leggere e removibili in acciaio, pavimentazioni ecocompatibili, o l’installazione di un “servoscala” in luogo della rampa di calcestruzzo. L’accessibilità per i visitatori con mobilità ridotta, obiettivo dichiarato del progetto, avrebbe potuto essere raggiunta con mezzi meno invasivi, come già avviene in altri siti archeologici di rilievo universale come Pompei e il Colosseo.
La questione ha rapidamente raggiunto il piano nazionale, con la presentazione di diverse interrogazioni parlamentari. L’onorevole Filiberto Zaratti (Alleanza Verdi e Sinistra) ha presentato un’interrogazione a risposta orale ai Ministri della Cultura e dell’Ambiente il 17 novembre 2025. Zaratti ha chiesto quali iniziative si intendano assumere per verificare la piena conformità dei lavori alle normative di tutela culturale, paesaggistica, archeologica e ambientale. Inoltre, ha sollevato la questione della mancata trasmissione del parere di competenza da parte dell’ente Parco Riviera di Ulisse e della Regione Lazio alla conferenza di servizi, venendo meno al proprio compito istituzionale. Ha domandato se sia prevista una revisione del progetto e quali misure di trasparenza saranno attivate.
L’onorevole Matteo Orfini (Partito Democratico) ha presentato un’interrogazione a risposta scritta al Ministro della Cultura l’11 novembre 2025. Orfini ha espresso dubbi sulla compatibilità delle opere in cemento armato con le disposizioni di tutela e decoro del bene vincolato. Ha richiesto se non sia necessario assumere iniziative per disporre l’immediata sospensione dei lavori e l’apertura di una verifica ispettiva ministeriale sulle procedure autorizzative e sulle responsabilità tecniche e amministrative. Ha anche chiesto la promozione di una revisione del progetto orientata verso soluzioni alternative, reversibili e leggere, in linea con le direttive ministeriali per l’accessibilità. Infine, ha domandato se il Governo intenda adottare provvedimenti sanzionatori o di ripristino in caso di accertata violazione delle norme.
Infine, l’onorevole Ilaria Fontana (Movimento 5 Stelle) ha presentato un’interrogazione a risposta scritta il 18 novembre 2025. Fontana ha interrogato il Ministro della Cultura riguardo alle verifiche amministrative e paesaggistiche disposte per accertare l’assenza di pregiudizi al bene e al contesto vincolato. Ha chiesto inoltre quali soluzioni alternative a minore impatto siano state preliminarmente valutate e quali procedure siano state seguite per la tutela dei beni archeologici durante le fasi di scavo e cantiere.
Il PD di Gaeta ribadisce con forza la necessità di ripristinare l’area alle condizioni originarie, adottando soluzioni alternative che rispettino le direttive iniziali, come una rampa removibile in acciaio e una pavimentazione ecocompatibile. La difesa del Mausoleo, monumento che fa parte dell’identità storica di Gaeta, viene posta come un dovere da tramandare intatto alle future generazioni, rifiutando che la memoria storica sia sacrificata in nome della superficialità o dell’improvvisazione.
Il dibattito in corso riflette una costante e delicata sfida nel panorama italiano: bilanciare la valorizzazione e la necessità di rendere accessibili i siti archeologici, spesso finanziate tramite fondi europei come il PNRR, con l’obbligo fondamentale di conservazione e tutela che impedisce interventi permanenti e deturpanti in contesti di eccezionale valore storico e paesaggistico. Il Mausoleo di Planco, per la sua intatta mole architettonica e la sua posizione panoramica, è diventato il simbolo di questo difficile confronto tra standard moderni e l’integrità del patrimonio storico.
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