A Ozzano dell’Emilia (Bologna), nelle scorse ore è stato registrato il crollo parziale della storica Pieve di Pastino, un edificio religioso risalente all’XI secolo, situato in località Settefonti, lungo via Tolara di Sopra, nel territorio comunale. Il sito, di grande rilevanza storica, è collocato all’interno di un’area che ricade nel Parco Regionale per la Biodiversità dell’Emilia Orientale e si sviluppa su un terreno attualmente di proprietà dell’Università di Bologna. A seguito del cedimento strutturale, le autorità locali hanno avviato un monitoraggio della situazione al fine di valutare eventuali ulteriori rischi per la pubblica incolumità. A dare la notizia del crollo è stato, nella mattinata di venerdì, lo stesso Comune di Ozzano dell’Emilia, che ha annunciato l’imminente emanazione di un’ordinanza ufficiale, volta a garantire la sicurezza dell’area e a prevenire ulteriori danni o incidenti. Tra le misure già anticipate figura la chiusura dell’accesso al “Sentiero CAI 801 B”, un percorso escursionistico che costeggia l’edificio sacro e che, a seguito del crollo, risulta al momento inagibile. L’invito rivolto alla cittadinanza è di non avvicinarsi alla struttura.
La Pieve di Pastino rappresenta un punto di riferimento di grande importanza per la memoria storica del territorio. La prima attestazione scritta dell’edificio risale al 1077, in un documento in cui viene menzionato con la denominazione originaria di “S. Johannis in Toraciano”. A partire dall’anno 1100 l’edificio viene indicato come Pieve di San Giovanni Evangelista di Pastino. Il nome “Pastino”, secondo alcune interpretazioni, rimanderebbe all’epoca pre-cristiana e indicherebbe un’area destinata a pascolo, derivante dalla presenza di un luogo di culto pagano dedicato alla divinità Pan, dio della pastorizia. Tale ipotesi troverebbe riscontro anche nell’iscrizione incisa sull’antico fonte battesimale, oggi custodito nella chiesa di San Pietro a Ozzano.
L’importanza storica del sito è accresciuta dalla sua collocazione lungo un tratto dell’antica via Flaminia Minor, un tracciato romano che collegava la città di Claterna, situata nell’area oggi compresa tra Ozzano e Castel San Pietro, alla città di Aretium, l’attuale Arezzo, attraversando anche l’area dell’odierna Firenze. La posizione strategica della Pieve la rese un importante centro religioso per le comunità della zona fin dai primi secoli del secondo millennio.
Accanto all’edificio sacro sorse successivamente il Monastero e Convento di Santa Cristina, anch’esso parte del patrimonio storico locale. La struttura fu diretta dalla badessa Lucia da Settefonti, figura religiosa ancora oggi venerata nella tradizione popolare bolognese. In suo onore, la comunità continua a celebrare annualmente una sagra a lei dedicata. Alla badessa Lucia è attribuita dalla devozione locale la capacità miracolosa di guarire la vista, aspetto che rafforza ulteriormente la rilevanza simbolica del sito per la popolazione.
Dal punto di vista architettonico, la Pieve si articola in due livelli. Al piano superiore si trova l’oratorio, mentre al livello interrato è presente una cripta pre-romanica, datata al IX secolo. La cripta, costruita secondo lo stile delle cosiddette “basilichette sotterranee”, presenta capitelli e altri elementi decorativi che risalgono a epoche precedenti al pieno sviluppo dell’arte romanica, testimoniando l’antichità dell’insediamento e l’evoluzione architettonica dell’edificio nel corso dei secoli.
Nel corso della sua lunga storia, la Pieve di Pastino ha rivestito un ruolo centrale nell’organizzazione ecclesiastica del territorio. È documentato infatti che l’edificio fu chiesa matrice per venti parrocchie suffraganee. Questa funzione le permise di fregiarsi del titolo di “pieve”, assegnato alle chiese battesimali da cui dipendevano altre comunità religiose. Tale condizione perdurò fino al 1883, anno in cui le funzioni religiose furono definitivamente soppresse.
Il crollo di una porzione della struttura, di cui al momento non sono stati forniti dettagli tecnici precisi sulla natura e l’estensione del danno, riporta l’attenzione sulla necessità di monitoraggio e tutela dei beni storici presenti nelle aree rurali e collinari, spesso esposti a fenomeni di degrado. In attesa dei rilievi tecnici che dovranno accertare la causa e l’entità del cedimento, l’ordinanza annunciata dal Comune mira a prevenire qualsiasi rischio per le persone che abitualmente frequentano l’area. L’episodio ha suscitato preoccupazione e rinnovato interesse da parte della comunità locale, da sempre legata a questo sito che unisce valore religioso, testimonianza storica e patrimonio paesaggistico. Al momento l’integrità della struttura resta fortemente compromessa. Sarà ora compito delle istituzioni definire le modalità di intervento e valutare la possibilità di restituire, in futuro, l’accessibilità e la fruibilità di un luogo che conserva le tracce profonde della storia millenaria del territorio collinare bolognese.