Un cipollino coronato: Massimo Boldi ha ricevuto proprio oggi un riconoscimento alla sua carriera comica da parte del Ministero della Cultura. In occasione della ventesima edizione della Festa del Cinema di Roma, infatti, l’attore ha ricevuto il “Premio Speciale Arte della Comicità Italiana”, omaggio a un percorso artistico che ha attraversato decenni di cinema popolare, segnando con la sua cifra comica generazioni di spettatori e contribuendo in modo determinante alla storia della commedia italiana.
La cerimonia di consegna si è svolta alla presenza del Sottosegretario alla Cultura Lucia Borgonzoni, che ha voluto sottolineare il significato simbolico e culturale del premio: “Con le sue interpretazioni e la sua innata capacità di strappare sorrisi”, ha detto, “ha divertito milioni di spettatori, segnando la storia della commedia italiana. Un meritato riconoscimento a un artista che ci ha regalato personaggi entrati nell’immaginario collettivo”.
Presente alla cerimonia anche il presidente di Cinecittà, Antonio Saccone, che ha offerto una lettura critica del contributo artistico di Boldi al genere della commedia: “Massimo Boldi ha incarnato con una maschera peculiare e originale, vizi, vezzi, tic sociali e passioni degli italiani. Questo fa da sempre la migliore commedia italiana e questo fa il cinema genuinamente popolare. Questo premio alla comicità non può essere più meritato”.
Massimo Boldi, nato a Luino nel 1945, ha attraversato numerose stagioni del cinema italiano, esordendo sul grande schermo negli anni Settanta e diventando, a partire dagli anni Ottanta, uno dei volti più riconoscibili della comicità nazionale. Il suo sodalizio artistico con Christian De Sica ha dato vita a una lunga serie di film di grande successo commerciale, che hanno definito un vero e proprio sottogenere all’interno della commedia all’italiana, contribuendo a rendere popolari espressioni, modi di dire e personaggi entrati a far parte del linguaggio quotidiano di milioni di italiani. La “maschera” interpretata da Boldi nel corso della sua carriera – caratterizzata da un linguaggio iperbolico, da reazioni grottesche, da una comicità fondata sull’esagerazione dei tratti caratteriali – ha saputo intercettare non solo i gusti del pubblico, ma anche i cambiamenti sociali, economici e culturali dell’Italia degli ultimi cinquant’anni. I suoi personaggi, spesso rappresentazioni estreme di stereotipi sociali, hanno avuto la forza di diventare riconoscibili e familiari, contribuendo a quella tradizione di “commedia dell’italiano medio” che affonda le radici nella storia del teatro e del cinema nazionale.
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