Tomaso Montanari attacca Il Foglio da Instagram: “Giornalismo di merda a spese pubbliche”


Duro attacco di Tomaso Montanari al Foglio per un articolo di Ginevra Leganza sulla sua nomina nel comitato tecnico-scientifico Archeologia, Belle Arti e Paesaggio. Per Montanari, quello del Foglio è “giornalismo di merda a spese pubbliche”.

Duro attacco di Tomaso Montanari, Rettore dell’Università per Stranieri di Siena, storico dell’arte e ormai tra i più seguiti “influencer” politici, all’indirizzo de Il Foglio che ha pubblicato ieri un articolo di Ginevra Leganza sulla sua nomina nel comitato tecnico-scientifico per l’Archeologia, le Belle Arti e il Paesaggio. Lo scambio, avviato dall’articolo e proseguito con una replica di Montanari dal suo popolarissimo account Instagram, ha portato al centro dell’attenzione la natura degli organi consultivi, il loro rapporto con il potere politico e il ruolo degli intellettuali nello spazio pubblico.

Ginevra Leganza, nel suo pezzo, ha anticipato che Montanari verrà nominato nel cts, organo consultivo che esprime pareri in materia di tutela senza però deliberare: si tratta di un incarico senza retribuzione e Montanari è stato indicato alla ministra dell’Università Anna Maria Bernini dal Consiglio Universitario Nazionale, come ha riportato la giornalista, che pur riportando correttamente i passaggi non ha risparmiato un suo commento: “Il comitato del governo Meloni – stesso governo che non tanto estasia Tomaso – ha infatti una sua consistenza. Un suo peso. Il volto di La7 potrà fornire adesso consulenza per la tutela e la valorizzazione del paesaggio, potrà definire criteri scientifici per interventi di restauro, manutenzione e catalogazione. Potrà poi avere voce in capitolo sui progetti, indirizzare la ricerca, valutare le opere e la loro eventuale trasportabilità. Insomma, mica chiacchiere. E certo non c’è nulla di indebito, si dirà, per un uomo cui la scienza non fa difetto. Nulla di iniquo. Non fosse, forse, per il purismo a favore di camera. Ovvero lo sdegno nei confronti della cultura di destra, del ministro fascista che s’appropria di Pasolini, di Giuli che non lo rinnova alla presidenza del Museo Ginori, ma che, al dunque, volente o nolente, favorisce anche lui Montanari. Senza che il purismo prevalga su legittime aspirazioni”.

Tomaso Montanari
Tomaso Montanari
Il post di Montanari
Il post di Montanari

Nel testo viene dunque messo in evidenza il contrasto tra l’esposizione mediatica di Montanari, spesso critico verso l’attuale esecutivo e più volte intervenuto in televisione con valutazioni molto dure, e l’ingresso nel cts. Leganza ha concluso leggendo la nomina di Montanari come prova della “trasversalità” attribuita alla ministra Bernini, evidenziando come altre figure provenienti da ambienti culturali distanti dal governo Meloni siano state recentemente coinvolte in incarichi tecnici nel settore dell’Università e della Ricerca. Secondo l’interpretazione proposta da Il Foglio, la presenza di Montanari nel comitato tecnico rappresenterebbe un’ulteriore conferma della linea adottata dal ministero, descritta come aperta alla collaborazione con esperti di diversa provenienza politica. L’articolo osserva anche come lo storico dell’arte abbia in passato contestato scelte culturali di ministri vicini all’attuale maggioranza, citando episodi e dichiarazioni che negli anni hanno contribuito a definire la sua figura pubblica.

La risposta di Montanari è arrivata attraverso un post pubblicato sul suo profilo Instagram, che ha raccolto una significativa attenzione online, con oltre 20mila like e centinaia di commenti e condivisioni. “Giornalismo di merda, a spese pubbliche”, esordisce Montanari. “Il Foglio non dice che quello in cui sono stato nominato è un organo tecnico (che sta tra i piedi al potere politico che fa di tutto per silenziarlo), il comitato tecnico scientifico per le Belle Arti, l’archeologia e il Paesaggio, e che vi sono stato nominato NON dal Ministero dell’Università ma dal CUN”. In realtà, Leganza aveva scritto che “L’intellettuale, e rettore dell’Università per stranieri di Siena, che in virtù di incontestabile sapienza verrà nominato nel comitato tecnico-scientifico per l’Archeologia, le Belle arti e il Paesaggio. Un ente interministeriale, tra Università e Cultura, dove l’uomo di concetto nonché volto televisivo è stato indicato a Bernini dal Consiglio universitario nazionale (Cun)”.

Nella sua replica, Montanari ha contestualizzato la sua partecipazione all’organo tecnico ricordando di aver già ricoperto incarichi analoghi sotto governi di diverso orientamento: prima durante l’esecutivo Conte I, poi nel periodo del governo Draghi. In entrambi i casi, ha sottolineato, il suo ruolo non derivava da una scelta del ministro, bensì da procedure interne agli organi tecnici. Tale continuità, nella sua interpretazione, renderebbe infondata l’idea che l’attuale nomina costituisca una contraddizione rispetto al suo posizionamento critico verso il governo Meloni. Montanari ha infine difeso la natura del suo mandato: “Dunque qual è la notizia? Che intendo ancora una volta svolgere il mio compito in scienza e coscienza vagliando le decisioni della macchina amministrativa guidata dal potere politico? È esattamente quello che voglio fare, sì. Se al Foglio proprio devono campare con i nostri soldi, potrebbero almeno fare finta di saper fare i giornalisti”. Al momento non sono seguite repliche e lo scambio rimane confinato a due interventi. Resta da vedere se la vicenda si limiterà a questo scambio o se diventerà un nuovo punto di discussione sul ruolo delle competenze tecniche nei processi decisionali e sulla relazione, spesso complessa, tra intellettuali e istituzioni.


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