USA, la Casa Bianca compila un elenco di opere e mostre contrarie alla visione di Trump


Negli Stati Uniti l’amministrazione Trump intensifica la sua azione di controllo sullo Smithsonian, il più grande complesso museale del paese. La Casa Bianca ha infatti pubblicato una lista di opere, mostre e iniziative considerate contrarie alla visione politica di Trump.

Negli Stati Uniti, l’amministrazione Trump continua a prendere di mira lo Smithsonian, il principale complesso museale del paese, che dipende dall’amministrazione federale. Il presidente degli USA, Donald Trump, aveva già firmato a marzo un ordine esecutivo in cui dava al vicepresidente JD Vance il potere di garantire che i programmi del museo riflettessero i “valori tradizionali”, e solo pochi giorni fa tre suoi consiglieri hanno inviato al segretario dello Smithsonian, Lonnie G. Bunch, una lettera per notificare al museo che a breve comincerà un controllo serrato su tutti i contenuti esistenti e su quelli in produzione, tant’è che nella missiva veniva chiesto al museo di produrre materiali da inviare all’amministrazione. Adesso l’amministrazione ha scritto un altro capitolo di questa poco edificante storia: ieri, sul sito della Casa Bianca, è stato infatti pubblicato un articolo, non firmato, intitolato “President Trump Is Right About the Smithsonian”, ovvero “Il Presidente Trump aveva ragione sullo Smithsonian”. Il pezzo non contiene alcuna introduzione né alcuna descrizione, ma è un elenco di oltre venti opere, mostre o iniziative ritenute evidentemente contrarie ai presunti valori dell’amministrazione Trump. Una sorta di lista dell’arte proibita, insomma.

Dentro c’è un po’ di tutto. La lista comincia dal National Museum of African American History and Culture e dai suoi documentari sul privilegio dei bianchi, e prosegue con una performance di danza moderna della National Portrait Gallery sul muro che divide il confine tra USA e Messico e con una serie di ritratti dello stesso museo che esaminano la ritrattistica statunitense attraverso la lente dell’esclusione storica. Sempre la NPG sarebbe anche colpevole di esporre opere d’arte che, si legge nell’articolo, “celebrano l’atto di attraversare illegalmente il confine meridionale ‘inclusivo ed escludente’, rendendole addirittura finaliste per uno dei suoi premi”, e di aver commissionato un’opera dedicata al noto immunologo Anthony Fauci, scontratosi più volte con Donald Trump durante la pandemia di Covid-19 a causa del negazionismo del presidente.

Rigoberto A. González, Refugees crossing the border wall into South Texas (2020; olio su lino)
Rigoberto A. González, Refugees crossing the border wall into South Texas (2020; olio su lino)
Hugo Crosthwaite, Ritratto di Anthony Fauci (2022; disegno)
Hugo Crosthwaite, Ritratto di Anthony Fauci (2022; disegno)
Katherine Rodriguez, Immokalee Statue of Liberty (2000; cartapesta)
Katherine Rodriguez, Immokalee Statue of Liberty (2000; cartapesta)
Yocelyn Riojas, My dreams are not illegal (2018; poster)
Yocelyn Riojas, My dreams are not illegal (2018; poster)
Amy Sherald, Trans Forming Liberty (2024)
Amy Sherald, Trans Forming Liberty (2024)

Tra le iniziative prese di mira, la mostra del National Museum of African Art che proponeva opere centrate su di un’utopia femminista ispirata alla leggenda di Drexciya (un regno sottomarino popolato dai figli di donne incinte che erano state gettate o si erano gettate nell’oceano durante la traversata dell’Atlantico all’epoca della rotta degli schiavi), e poi ancora la mostra sulla storia LGBTQ+ dell’American History Museum, e sempre presso lo stesso museo una mostra in cui la fondazione degli Stati Uniti veniva descritta come “un profondo sconvolgimento del continente”, e ancora una mostra in cui veniva esposta una versione satirica della Statua della Libertà, raffigurata con un pomodoro nella mano invece della fiaccola (si tratta di un’opera di Katherine Rodriguez risalente addirittura al 2000). Presa di mira anche la mostra dell’American History Museum su Benjamin Franklin in quanto concentratasi, secondo l’articolo, “quasi esclusivamente sulla schiavitù”, e rea d’aver sottolineato che i successi di Franklin “furono resi possibili dal sistema sociale ed economico in cui operò”.

Critiche poi ad alcune iniziative del National Museum of the American Latino che dànno voce, si legge nell’articolo, a “latine con disabilità”, con contenuti di “un’attrice disabile e curvy” e di un “utente di sedia a rotelle deambulante” che “educa sulla loro identità di latinx, LGBTQ+ e disabili”. Lo stesso museo è criticato per aver definito la guerra d’indipendenza del Texas come “una massiccia difesa della schiavitù condotta dai coloni anglosassoni bianchi contro i messicani anti-schiavisti che combattevano per la libertà, non come una guerra texana di indipendenza dal Messico”, e per aver ritenuto la guerra messicano-americana “l’invasione nordamericana” che fu “non provocata e motivata da politici pro-schiavitù”. Ancora, lo stesso museo sarebbe reo di aver ospitato una mostra definita “antiamericana” nell’articolo, in quanto avrebbe presentato “la storia latina come secoli di vittimismo e sfruttamento”, “suggerito che gli Stati Uniti sono una terra rubata” e “caratterizzato la storia degli Stati Uniti come radicata nella colonizzazione”.

Nell’articolo compaiono anche le foto di diverse opere d’arte, sempre senza i nomi degli autori: tra queste, Refugees crossing the border wall into South Texas, opera di Rigoberto A. González che raffigura una famiglia impegnata ad attraversare il confine tra USA e Messico, il ritratto di Anthony Fauci disegnato da Hugo Crosthwaite, la già menzionata Immokalee Statue of Liberty di Katherine Rodriguez, il poster My dreams are not illegal di Yocelyn Riojas, e l’opera Trans Forming Liberty di Amy Sherald, del 2024, ritratto dell’artista e attivista trans Arewà Basit in posa come la Statua della Libertà, opera peraltro al centro di un recente caso, dal momento che nel settembre 2025 era prevista una mostra personale di Sherald alla National Portrait Gallery, cancellata per volontà dell’artista, che sarebbe stata costretta a vedere affiancato alla sua opera un video “contestualizzante” a seguito delle pressioni dell’amministrazione Trump.

Intanto, si contano le prime reazioni. La più forte è probabilmente quella dello stesso Rigoberto A. González che, raggiunto dalla rivista Hyperallergic, paragona senza mezzi termini l’iniziativa di Trump alle liste di arte degenerata del regime nazista. “I partiti politici e i politici sanno che l’arte è molto potente, quindi cercano sempre di usarla come propaganda”, ha detto González. La sua opera, ha aggiunto, “rappresenta l’immigrazione, ma anche i pericoli che gli immigrati affrontano una volta arrivati qui, ed è proprio questo che gli oggetti in basso nel dipinto rappresentano: il sentimento anti-immigrati”.


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