Venezia custodisce in ogni suo angolo frammenti preziosi di storia e cultura, ma la città, già fragile, è sottoposta a trasformazioni continue dovute sia all’azione dell’uomo sia agli effetti degli agenti atmosferici, sempre più accentuati dal cambiamento climatico. A rischiare di scomparire sono soprattutto i patrimoni meno noti, quali bassorilievi, stemmi, sculture e iscrizioni sui muri dei palazzi.
A lanciare l’allarme è una nuova indagine dell’Università Ca’ Foscari Venezia, pubblicata nel volume The Innovative Pathway on Sustainable Culture Tourism. La ricerca, curata da Margherita Zucchelli insieme a Monica Calcagno ed Elisabetta Zendri, ha analizzato lo stato di conservazione di oltre 600 di questi tesori preziosi nel sestiere di Cannaregio. Oltre a documentare le condizioni di degrado, lo studio propone la creazione di due itinerari culturali alternativi – Cannaregio nascosta Nord e Cannaregio nascosta Sud – con l’obiettivo di far riscoprire questi tesori e promuovere un turismo più consapevole.
“Proporre itinerari culturali alternativi basati sul patrimonio diffuso è una strategia concreta per promuovere un turismo più consapevole e sostenibile”, spiega Monica Calcagno, docente di Management alla Venice School of Management di Ca’ Foscari. “Significa valorizzare l’esistente, distribuire i flussi e permettere a chi visita la città di scoprire l’anima autentica di Venezia, quella che vive nelle sue calli meno battute”.
La ricerca si basa sull’impatto visivo: il confronto sistematico tra fotografie d’archivio, dagli anni Settanta a oggi, e immagini attuali. I risultati parlano chiaro: i volti scolpiti nei marmi si erodono, le iscrizioni diventano sempre più difficili da leggere, superfici annerite e intaccate da salsedine e inquinamento testimoniano un degrado inesorabile. Fondamentale è stata la collaborazione dei volontari del Nucleo Tutela Beni Culturali della Protezione Civile di Venezia che, dal 2006 e in accordo con la Soprintendenza, tengono un inventario del patrimonio cosiddetto “minore” diffuso in città.
La ricerca si inserisce nelle attività di CREST (Cultural Resources for Sustainable Tourism), parte del progetto PNRR CHANGES, finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca. Un invito all’azione, per accrescere la consapevolezza sulla vulnerabilità di questi patrimoni e sulla necessità di attuare strategie di tutela e manutenzione.
“Il lavoro dei volontari è stato fondamentale. Questa ricerca dimostra che la tutela del patrimonio non è solo compito di esperte ed esperti, ma nasce dall’amore e dalla cura quotidiana di chi vive la città”, afferma Margherita Zucchelli, autrice dello studio. “Cittadine e cittadini sono i primi custodi della memoria della città, e il loro contributo è stato preziosissimo per documentare le trasformazioni di queste opere nel tempo”.
“Con questa ricerca, abbiamo voluto non solo studiare e catalogare questi ”tesori nascosti“, ma anche illustrare le evidenze scientifiche degli impatti dei cambiamenti climatici e antropici sul patrimonio culturale, coinvolgendo le persone nell’esperienza diretta di individuazione e comprensione delle trasformazioni e della loro entità”, conclude Elisabetta Zendri, professoressa di Chimica dei beni culturali al Dipartimento di Scienze Ambientali, Informatica e Statistica. “È necessario offrire ad abitanti e alle persone che visitano la città una nuova chiave di lettura per esplorare Venezia, lontano dalla folla, e far capire come anche i beni apparentemente meno significativi e noti siano sentinelle preziose per comprendere i cambiamenti climatici e sociali che la città sta attraversando”.
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