Il “Castello di Sandokan”, protagonista su Rai Uno, si trova in Toscana ed è il Castello di Sammezzano


Il celebre castello arabeggiante del fiorentino diventa la residenza del Sultano del Brunei nella nuova serie Rai. Oggi al centro di un ambizioso progetto di restauro, Sammezzano punta a un futuro aperto al pubblico grazie alla famiglia Moretti.

Il Castello di Sammezzano, celebre esempio di architettura orientalista situato nella frazione di Leccio, nel comune di Reggello (Firenze), torna a vivere sul piccolo schermo con il remake della serie Sandokan, in onda su Rai Uno dal primo dicembre in prima serata. La struttura, scelta come residenza del Sultano del Brunei, ha ospitato le riprese oltre un anno fa, permettendo al pubblico di ammirare gli interni riccamente decorati di una dimora unica in Europa. Oggi il castello arabeggiante è al centro di un ambizioso progetto di recupero promosso dalla famiglia Moretti e, come riportato dal sito inToscana, da ottobre sono in corso i lavori di messa in sicurezza, con l’obiettivo di trasformare il piano nobile e il parco monumentale in un percorso accessibile e fruibile.

A cinquant’anni dalla storica trasposizione Rai, Sandokan torna sullo schermo con un cast internazionale. Can Yaman (nel  ruolo che fu di Kabir Bedi) interpreta il ruolo principale dell’eroe di Emilio Salgari, mentre Alessandro Preziosi veste i panni di Yanez, Alanah Bloor interpreta Marianna, Ed Westwick è Lord Brooke, Madeleine Price è Sani e John Hannah interpreta il Sergente Murray. La serie, prodotta da Lux Vide per Rai Fiction e ideata da Luca Bernabei, riporta l’attenzione sulla narrativa avventurosa ambientata nel Borneo della prima metà dell’Ottocento, caratterizzata dai conflitti tra popolazioni locali e potenze coloniali europee. L’architettura del castello si distingue per la fusione di stili orientali ed eclettici, rappresentando uno dei casi più rilevanti di orientalismo europeo. La villa arabeggiante è infatti composta da 65 stanze decorate con stucchi, mosaici, archi moreschi e colori brillanti e la sua struttura ha già attirato l’attenzione di registi e produzioni cinematografiche; nel 2015 è stata scelta da Matteo Garrone per il film Il racconto dei racconti. La decorazione interna, ricca di dettagli e cromie vivaci, conferisce al castello un’atmosfera che richiama scenari fiabeschi e orientali, contribuendo a renderlo immediatamente riconoscibile.

Castello di Sammezzano. Foto: Greta Gabaglio / FAI Fondo Ambiente Italiano
Castello di Sammezzano. Foto: Greta Gabaglio / FAI Fondo Ambiente Italiano
Castello di Sammezzano. Foto: Save Sammezzano
Castello di Sammezzano. Foto: Save Sammezzano
Castello di Sammezzano. Foto: Save Sammezzano
Castello di Sammezzano. Foto: Save Sammezzano
Castello di Sammezzano. Foto: Save Sammezzano
Castello di Sammezzano. Foto: Save Sammezzano

Ad ogni modo la storia di Sammezzano è complessa e articolata. Originariamente sede di un insediamento romano, il complesso fu trasformato in epoca ottocentesca dall’erede dei Panciatichi Ximenes d’Aragona, diventando uno dei massimi esempi di architettura orientalista del continente. Dal 1927 è protetto come bene di particolare interesse pubblico: la stessa proprietà infatti è stata oggetto di numerose vicissitudini. Dopo la morte dell’ultima proprietaria, il castello è caduto in un limbo burocratico: ceduto a una società privata nel 1955, negli anni Settanta fu convertito in ristorante-albergo, ma chiuso nel 1990. Successivamente, il complesso passò a un’altra società poi fallita nel 2017, con aste pubbliche senza esito. Nel 2017 era previsto l’acquisto da parte di una società degli Emirati Arabi, ma il tribunale fallimentare annullò l’operazione. Nel frattempo, sul terreno adiacente, era stato costruito un ecomostro in cemento mai completato. L’attenzione del pubblico per Sammezzano è comunque rimasta costante nel tempo. Le occasionali aperture straordinarie, promosse in collaborazione con il FAI, hanno sempre registrato il pieno di visitatori. Inoltre negli anni, il comitato Save Sammezzano ha raccolto decine di migliaia di firme, coinvolgendo sia l’opinione pubblica sia le istituzioni.

Il recupero di Sammezzano e la sua apparizione nella nuova serie televisiva rappresentano due facce dello stesso processo di valorizzazione. La visibilità mediatica offerta dalla fiction Rai contribuisce a porre l’attenzione su un patrimonio storico e artistico in grado di raccontare, attraverso la sua architettura e la sua decorazione, la complessità delle influenze culturali che hanno segnato l’Europa dell’Ottocento. L’attuale progetto di restauro, guidato dalla famiglia Moretti, si propone di salvaguardare l’integrità storica dell’edificio, assicurando al contempo la fruizione culturale e sociale. L’apparizione di Sammezzano in Sandokan offre inoltre un’occasione per riscoprire le peculiarità architettoniche di un edificio che, pur essendo chiuso al pubblico da decenni, continua a esercitare fascino e interesse. La fusione di elementi moreschi, stucchi policromi, mosaici e geometrie elaborate rende il castello un unicum nel panorama italiano ed europeo e il restauro in corso, accompagnato da una strategia di valorizzazione culturale, potrebbe segnare l’inizio di una nuova fase per la dimora, consentendo di conciliare la sua storia complessa con le esigenze di fruizione contemporanea.


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Noemi Capoccia

L'autrice di questo articolo: Noemi Capoccia

Originaria di Lecce, classe 1995, ha conseguito la laurea presso l'Accademia di Belle Arti di Carrara nel 2021. Le sue passioni sono l'arte antica e l'archeologia. Dal 2024 lavora in Finestre sull'Arte.



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