15 opere per raccontare il 2020 con l'arte, dalle viewing room di Art Basel


È possibile raccontare il 2020 attraverso le opere d'arte? Ci abbiamo provato con i lavori presentati nelle viewing room di Art Basel.

Come si sa dal giugno scorso, Art Basel, la più importante fiera d’arte contemporanea del mondo, ha annullato l’edizione 2020 per i timori relativi al contagio del Covid-19. Questo però non ha impedito all’organizzazione diretta da Marc Spiegler (direttore di Art Basel) e Alban Fischer (direttore di Art Basel digitale) di andare online, e proprio in questo fine settimana la fiera ha lanciato il progetto OVR:2020, una serie di viewing room tematiche sulle opere create nel 2020: le 100 gallerie coinvolte hanno dunque portato nella Art Basel virtuale sei opere ciascuna, con un unico filo rosso, ovvero si tratta sempre di lavori prodotti quest’anno. Ci sono artisti che hanno letto gli eventi dell’attualità, altri che invece hanno ripiegato su riflessioni intime, ci sono le ultime ricerche stilistiche e formali: una sorta di riassunto di come l’arte ha cominciato questo nuovo decennio degli anni Duemila. Abbiamo selezionato quindici opere, secondo noi piuttosto significative e capaci di condensare il 2020, qui dunque raccontato attraverso l’arte contemporanea.

1. Lynn Hershman Leeson, Feeling Really Alone (2020; acquerello e inchiostro su carta; 45,7 x 35,6 cm)
Presentato da: Altman Siegel. Costo: 35.000 $

“La maschera è sempre stata un modo per nascondere la propria vulnerabilità. Oggi, le maschere sono interfacce che mutano attraverso la loro capacità di connettere, fondendo il passato col presente attraverso il loro utilizzo”: così Lynn Hershman Leeson (Cleveland, 1941) si esprimeva nel 2014. La galleria Altman Siegel presenta nell’edizione virtuale di Art Basel un solo show dell’artista americana che applica un “filtro 2020” a un tema ricorrente nella sua arte, quello della donna mascherata. In questo caso, Hershman Leeson si concentra sugli sviluppi dell’importanza sociale attribuita alle maschere, con la quale quest’anno abbiamo tutti familiarizzato. E nello specifico di quest’opera, il titolo è di per sé eloquente per spiegare la solitudine della donna mascherata e il suo sguardo carico di mestizia.

Lynn Hershman Leeson, Feeling Really Alone
Lynn Hershman Leeson, Feeling Really Alone

2. Ludovic Nkoth, 1pm in Montauk (2020; acquerello su carta; 50,8 x 40,6 cm)
Presentato da: François Ghebaly. Costo: 5.000 $

Il giovanissimo Ludovic Nkoth (Camerun, 1994), nato in Africa ma cresciuto a New York dove si è trasferito all’età di tredici anni, è il protagonista del solo show di François Ghebaly e porta nelle viewing room di Art Basel ritratti di amici, parenti, personaggi di fantasia e di se stesso: l’idea del ventiseienne Nkoth, in questa serie di opere, è chiedersi che cosa sia la “casa”, quali sensazioni evochino il concetto di casa, come si fa a sapere quando si è trovata una casa. Le sue opere parlano quindi di ricerca, spostamento, felicità della scoperta, ma rievocano anche ricordi d’infanzia, tradizioni, storie antiche raccontate dai vecchi.

Ludovic Nkoth, 1pm in Montauk
Ludovic Nkoth, 1pm in Montauk

3. Rirkrit Tiravanija, untitled 2020 (2020; installazione, tecnica mista)
Presentato da: neugerriemschneider. Costo: 100-250.000 $

Il progetto untitled 2020 (morgen ist die frage) di Rirkrit Tiravanija (Buenos Aires, 1961) è stato pensato appositamente per questa Art Basel virtuale. Punto di partenza è una frase, “Tomorrow is the question” (“Il domani è il problema”) presa a prestito dall’omonimo album del musicista jazz Ornette Coleman. Per questo progetto, Tiravanija ha stampato la frase, in nove lingue diverse (quelle dei paesi dove l’artista ha vissuto e lavorato: amarico, inglese, francese, tedesco, italiano, giapponese, portoghese, spagnolo e tailandese), su una grande quantità di magliette. Il processo di stampa (le magliette sono state poi impilate a creare una scultura reminiscente del minimalismo di Donald Judd) è stato continuamente ripreso in una diretta live, dove il pubblico poteva rivolgere domande, registrate da Tiravanija e riprodotte su una grande tela creata con giornali colmi di notizie relative a eventi sociali e politici nel mezzo della pandemia di Covid-19. L’obiettivo, fa sapere Tiravanija, è cercare di capire “quale sia il problema, se il domani è il problema”.

Rirkrit Tiravanija, untitled 2020
Rirkrit Tiravanija, untitled 2020

4. Elisabeth Neudörfl, Five (2020; fotografia c-print, 51 x 76 cm)
Presentato da: Barbara Wien. Costo: meno di 10.000 $

La fotografa tedesca Elisabeth Neudörfl (Darmstadt, 1968) si è recata a Hong Kong nel pieno dell’epidemia di coronavirus (tra il 25 febbraio e il 5 marzo del 2020) per realizzare il progetto Five, il cui titolo si riferisce ai cinque problemi fondamentali sollevati dal movimento di protesta contro il governo cinese. Nella settimana in cui Neudörfl ha realizzato i 96 scatti che compongono il progetto, le strade di Hong Kong erano deserte a causa del lockdown imposto dal governo, e nel frattempo le tracce lasciate dalla protesta (per esempio i graffiti) erano già state ampiamente rimosse.

Elisabeth Neudörfl, Five
Elisabeth Neudörfl, Five

5. Alicja Kwade, MatterMotion (2020; accaio laccato e pietro, 600 x 518,2 x 94,8 cm)
Presentato da: kamel mennour. Costo: 250-500.000 $

MatterMotion è una scultura dell’artista polacco-tedesca Alicja Kwade (Katowice, 1979) che intende riflettere sul tempo, sulla percezione e sulla ricerca scientifica. L’opera, intrisa di poesia, è costituita da una struttura in acciaio, ordinata e geometrica, che regge alcune pietre informi in equilibrio precario: ci si possono leggere i tentativi di ordinare il mondo, che rimane sempre però subordinato alle leggi dell’universo e all’incertezza, l’esplorazione del dubbio, la possibilità di capire se ci siano modi alternativi di misurare i fenomeni naturali. Con le sue opere, Kwade vuole sottolineare il mistero e l’assurdità della condizione umana al fine di stimolare le nostre capacità di riflessione su noi stessi.

Alicja Kwade, MatterMotion
Alicja Kwade, MatterMotion

6. Mitch Epstein, Robert E. Lee Memorial / Marcus David Peters Circle, Richmond, Virginia, 2020 (2020; fotografia, stampa cromogenica, 147,3 x 114,3 cm)
Presentato da: Yancey Richardson Gallery. Costo: 25.000 $

Il monumento a Robert E. Lee di Richmond, capitale della Virginia, è diventato famoso in tutto il mondo durante le proteste del Black Lives Matter ed è diventato il soggetto di innumerevoli foto, tra cui questa dello statunitense Mitch Epstein (Holyoke, 1952), che ha ritratto il monumento coperto dai graffiti e dai cartelli lasciati dalle persone che qui si sono riunite per manifestare e protestare ma anche per ricordare, pregare, studiare, e ballare, in un momento di partecipazione collettiva a un momento di notevole rilevanza storica. L’opera fa parte di una serie intitolata Property Rights nella quale Epstein indaga gli Stati Uniti intesi sia come luogo sia come idea: la narrazione si concentra dunque su alcuni aspetti come la cittadinanza, i diritti, le libertà fondamentali, il rapporto col territorio.

Mitch Epstein, Robert E. Lee Memorial / Marcus David Peters Circle, Richmond, Virginia, 2020
Mitch Epstein, Robert E. Lee Memorial / Marcus David Peters Circle, Richmond, Virginia, 2020

7. Etal Adnan, Satellites 14 (2020; olio su tela, 22 x 33 cm)
Presentato da: Galerie Lelong & Co. Costo: 50-100.000 $

La parigina Galerie Lelong & Co. si presenta alle viewing room autunnali di Art Basel con un progetto intitolato Cosmic Dancer, che prende il nome da una celebre canzone dei T. Rex di Marc Bolan: c’è una frase che dice “the fear that dwells inside a man / what’s like to be alone” (“la paura che dimora nell’essere umano / come è essere soli”). I lavori della piccola mostra si concentrano dunque sul binomio paura-ottimismo. Ed è da leggere in questo senso anche il lavoro della grande poetessa e artista libanese Etel Adnan (Beirut, 1925), che all’età di 95 anni non smette di produrre opere dense di lirismo. I suoi “satelliti”, nel suo tipico stile radioso e coloratissimo, creati nella casa di Parigi, rappresentano un soggetto nuovo della sua produzione, e rimandano a una dimensione di sogno, a ricordi di tempi andati, di quando l’artista vedeva le luci delle stelle e della luna nel deserto mediorientale.

Etal Adnan, Satellites 14
Etal Adnan, Satellites 14

8. Ramiro Gomez, Two people walking in front of The Abbey, June 9th, 2020, 10:30 (2020; acrilico su tela, 30,5 x 22,9 cm)
Presentato da: P.P.O.W. Costo: 10.000 $

“Ho sempre dipinto persone che dovrebbero essere al centro dell’attenzione ma che prima non lo erano. E poi ho realizzato, con le mie ultime mostre, che avrei dovuto mostrare di più la mia identità. E questo complica le narrative che presento. Sono il figlio queer di immigrati messicani, e non dovrei evitare di dirlo per paura delle reazioni”. Così il giovane artista californiano Ramiro Gomez (San Bernardino, 1986), protagonista del solo show della galleria P.P.O.W. con opere sugli ambienti in cui lo stesso Gomez vive e che dunque raccontano la sua quotidianità, in particolare quella dei lavoratori ispanici: collaboratrici domestici, netturbini, operatori sanitari. Uno spaccato della comunità messicana della California nei mesi della pandemia.

Ramiro Gomez, Two people walking in front of The Abbey, June 9th, 2020, 10:30
Ramiro Gomez, Two people walking in front of The Abbey, June 9th, 2020, 10:30

9. Sam Durant, Remember in November (2020; insegna elettrica con testo in vinile, 193 x 241 x 20,3 cm)
Presentato da: Blum & Poe. Costo: 65.000 $

L’americano Sam Durant (Seattle, 1961) ha realizzato quest’opera, Remember in November (“Ricorda a novembre”) come monumento al momento di forti divisioni che gli Stati Uniti stanno attraversando e che emergeranno ancora di più quando si terranno le prossime elezioni presidenziali, che chiameranno gli statunitensi alle urne, appunto, nel novembre del 2020. Il lavoro fa parte di una serie di lightbox che fondono questo mezzo, tipico delle insegne dei negozi e dei centri commerciali, col linguaggio dei cartelli di protesta (le scritte sono tutte realizzate a mano, con il lettering tipico dei cartelloni), come simbolo del periodo di tensioni che stiamo attraversando.

Sam Durant, Remember in November
Sam Durant, Remember in November

10. Namsal Siedlecki, Deposizione VIII (2020; cristalli di calcite, iuta, acciaio inox, 51 x 36 x 5 cm)
Presentato da: Magazzino. Costo: 9.000 $

Quest’opera dell’artista statunitense, ma italiano d’adozione, Namsal Siedlecki (Greenfield, 1986), che vive e lavora a Seggiano, nella Maremma grossetana, è portata nelle viewing room di Art Basel da una delle poche gallerie italiane presenti (la romana Magazzino) ed è un interessante esempio delle complesse ricerche tecniche dell’artista, uno dei più promettenti del panorama internazionale. La serie, che s’intitola Deposizione, è realizzata attraverso un processo di sedimentazione di materiale calcareo trovato nell’acqua di una fontana di St. Nectaire, in Francia: Siedlecki fa accumulare il materiale lasciandolo sott’acqua per un tempo che va dai quattro ai sei mesi, durante i quali la calcite subisce una trasformazione diventando una superficie cristallizzata e lucente. Il lungo processo necessario per la realizzazione dell’opera, e che rimanda alle ricerche sul materiale di diversi artisti italiani a partire dagli anni Cinquanta (si pensi per esempio ad Alberto Burri), assume anche aspetti simbolici, attivando una riflessione sul tempo, sulla lentezza e sull’azione degli elementi.

Namsal Siedlecki, Deposizione VIII
Namsal Siedlecki, Deposizione VIII

11. Mickalene Thomas, Jet Blue #14 (2020; fotografia a colori, frammenti di carta, strass e cristalli Swarovski su carta, 123,2 x 92,1 cm)
Presentato da: Lévy Gorvy. Venduto

Il lavoro di Mickalene Thomas (Camden, 1971) esplora le identità della donna nera, rievocandone anche la storia. Quest’opera, Jet Blue #14, fa parte di una serie realizzata a partire da immagini di calendari di pin-up degli anni Settanta, prodotti dalla rivista Jet, e che già allora cercavano di allontanarsi dai concetti eurocentrici di “bellezza”. In quest’opera, Thomas ricontestualizza le donne di Jet per donare alla modella un aspetto scultoreo che risulta dal mix di materiali di cui l’immagine si compone e per attualizzare l’immagine. “Ho sempre pensato a come, da donna di colore, sono cresciuta per diventare la donna che sono, e a come vedo me stessa negli altri”, dice l’artista.

Mickalene Thomas, Jet Blue #14
Mickalene Thomas, Jet Blue #14

12. Thomas Hirschhorn, Home (Chat-Poster) (2020; cartone, legno, stampe, pennarello, adesivi, cristallo, 240 x 125 cm)
Presentato da: Galerie Chantal Crousel. Costo: 60.000 $

Riflette sulla tecnologia lo svizzero Thomas Hirschhorn (Berna, 1957), immaginando una chat su Whatsapp con una delle figure prominenti del pensiero del Novecento, la scrittrice e filosofa Simone Weil. Un dialogo impossibile che prende forma grazie all’arte e che grazie all’arte travalica i tempi. “Sono stato colpito dalle sue posizioni, dal suo coraggio, dalla sua determinazione, dal suo impegno, dal suo stile (crudo, diretto, mistico, logico)”, ha dichiarato l’artista. “Amo il fatto che sia stata una soldatessa, una guaritrice, una santa, una santa profana, un’estremista, una pensatrice, una luce. La filosofia di Simone Weil è veramente artistica, è plastica, è fisica, è in movimento, è una nuova forma. Lei ha agito come un’attivista, nel suo lavoro e nella sua vita, e la sua capacità di essere assoluta, che io ammiro, dona bellezza al suo pensiero”.

Thomas Hirschhorn, Home (Chat-Poster)
Thomas Hirschhorn, Home (Chat-Poster)

13. Mark Manders, Composition with Two-Colours (2005-2020; legno dipinto e stampa su carta, 46,7 x 33,8 x 3,7 cm)
Presentato da: Zeno X Gallery. Costo: 18.000 $

Questa composizione a due colori dell’olandese Mark Manders (Volkel, 1968) è l’ultima di una serie cominciata quindici anni fa, Notional Newspapers, creata a partire da giornali che contengono parole in inglese sistemate in ordine casuale. È una riflessione sul linguaggio: il giornale contiene parole che potenzialmente sottendono infiniti significati, ma non ci sono parole per descrivere i colori adoperati per i due pannelli di legno. E di conseguenza i colori superano il linguaggio: in un’epoca caratterizzata dagli scontri sulle identità, Manders, nella viewing room della fiamminga Zeno X Gallery, mostra invece opere che hanno cancellato qualsiasi riferimento a razza e genere, creando archetipi anziché personaggi o narrazioni.

Mark Manders, Composition with Two-Colours
Mark Manders, Composition with Two-Colours

14. Paul Anthony Smith, Untitled (2020; picotage su stampa a inchiostro e vernice spray su tavola, 196,5 x 264,2 cm)
Presentato da: Jack Shainman Gallery. Costo: 50-100.000 $

Il giovane Paul Anthony Smith (St. Ann’s Bay, 1988) presenta ad Art Basel sei opere che nascono dalla sua esperienza di immigrato giamaicano negli Stati Uniti: ne conseguono opere che concentrano la loro attenzione sull’identità culturale. La spiaggia fa parte dell’identità culturale della Giamaica: “poiché provengo dai Caraibi”, dice l’artista, “penso spesso alla spiaggia: il profumo dell’acqua salata, il sole caldo, le palme, trascorrere momenti di tranquillità sulla sabbia, gli stabilimenti balneari, contemplare quello che potrebbe essere il proprio spazio personale”. Quest’opera parla di libertà: quella di cui le persone godono quando stanno sulla spiaggia.

Paul Anthony Smith, Untitled
Paul Anthony Smith, Untitled

15. Sophie von Hellermann, Fairy Dance (2020; acrilico su tela, 140 x 160 cm)
Presentato da: Pilar Corrias. Costo: 10-25.000 $

La tedesca Sophie von Hellermann (Monaco di Baviera, 1975) ha creato quest’opera durante il lockdown, che ha trascorso in Inghilterra, in campagna. È una danza di fate, tratta dall’immaginario shakesperiano del Sogno di una notte di mezza estate: i dipinti di Sophie von Hellermann includono spesso immagini e personaggi che nascono dalla sua immaginazione. Immaginazione che, quest’anno, assume una valenza particolare: l’artista ha dichiarato di aver percepito l’urgenza di dipingere una scena simile in un periodo di malattia globale e di isolamento, di incertezza e di morte. Uno scenario contro il quale opporre la gioia della primavera e dell’estate, con una danza che nasce da un sogno.

Sophie von Hellermann, Fairy Dance
Sophie von Hellermann, Fairy Dance


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