Il 27 luglio, una rara cavalletta egizia scolpita in avorio (un contenitore cosmetico) e datata a circa 3.300 anni fa è stata battuta all’asta a Londra dalla casa Apollo Auctions. Lunga appena 9 centimetri e stimata tra le 300.000 e le 500.000 sterline, l’opera è stata aggiudicata per 340.000 sterline, suscitando nuovo interesse su un oggetto che, secondo alcune ipotesi accademiche, potrebbe provenire dalla tomba di Tutankhamon. Nota con il nome di Guennol Grasshopper, la cavalletta prendeva il nome dalla nota collezione Guennol, avviata a partire dagli anni Quaranta da Alastair Bradley Martin, erede di una delle maggiori fortune dell’acciaio di Pittsburgh. Il termine Guennol, che in gallese significa “martin”, faceva riferimento diretto al cognome del collezionista, il quale si era distinto per l’acquisto lungimirante e la valorizzazione di opere d’arte antica.
Tra i pezzi più conosciuti della sua raccolta figurava anche la Guennol Lioness, una statuetta iraniana di 5.000 anni che nel 2007 aveva raggiunto la cifra record di 57 milioni di dollari. La cavalletta, per contro, era stata acquisita da Martin a un prezzo decisamente più contenuto: nel 1948 la acquistò per meno di 10.000 dollari dalla tenuta dell’antiquario newyorkese Joseph Brummer. Secondo le carte del catalogo di Brummer, oggi conservate presso il Metropolitan Museum of Art di New York, l’oggetto proveniva dal commerciante egiziano Maurice Nahman, che l’avrebbe a sua volta ottenuta da Howard Carter, lo scopritore della tomba di Tutankhamon.
L’ipotesi, benché priva di prove documentali definitive, ha trovato terreno fertile nella comunità egittologica, in particolare per le analogie stilistiche tra la cavalletta e altri manufatti della tomba del faraone. Molti studiosi hanno a lungo ritenuto che Carter, durante e dopo gli scavi nella tomba reale (la KV62), avesse trattenuto e in seguito venduto alcuni oggetti non registrati, spesso di piccole dimensioni ma di elevato valore estetico e simbolico. Alla sua morte nel 1939, vennero rinvenuti numerosi reperti nel suo appartamento londinese, alcuni dei quali riportavano il nome di Tutankhamon o mostravano chiari segni di appartenenza al suo corredo funerario. L’esecutore testamentario di Carter, Harry Burton legato al Metropolitan Museum, restituì alcuni oggetti al governo egiziano e vendette altri esemplari, spesso attraverso canali privati.
Nel corso dei decenni successivi, diversi musei, incluso lo stesso Met, acquisirono manufatti dell’origine incerta. Le note personali di Carter, oggi perdute, lasciavano intendere la provenienza dalla tomba, sebbene ufficialmente tali oggetti venissero attribuiti genericamente alla zona di Tebe occidentale o ad altre aree dell’antico Egitto. Nella descrizione originale della cavalletta, il curatore di Martin ne segnalava infatti la probabile origine tebana, mentre lo stesso collezionista non esitava a citarla ironicamente tra i suoi “oggetti preferiti della tomba maledetta di Tut”.
La Guennol Grasshopper finì poi nelle mani dello sceicco Saud al-Thani, membro della famiglia reale del Qatar e noto per le sue vaste collezioni di arte antica. L’acquisto, avvenuto prima del 2007, fu concluso per una cifra di circa 1,2 milioni di dollari. Al-Thani, personalità controversa nel mondo dell’antiquariato, venne accusato nel 2005 di appropriazione indebita di fondi pubblici usati per finanziare acquisti destinati alla sua collezione privata. Fu posto agli arresti domiciliari, e dopo la sua morte nel 2014, i suoi eredi iniziarono a liquidare la collezione, spesso vendendo a prezzi inferiori rispetto a quelli d’acquisto. Anche la cavalletta venne inclusa tra i beni da dismettere.
In vista dell’asta del 27 luglio 2025, Apollo Auctions aveva sottolineato di aver condotto un’approfondita due diligence sull’oggetto, ottenendo un certificato doganale che ne attestava la non provenienza da furto o saccheggio. Ad ogni modo, nel catalogo cartaceo, a pagina 8 (lasciamo il link qui), si affermava che l’oggetto era “creduto essere tra i noti e potenziali perduti della tomba di Tutankhamon” e che un tempo era appartenuto alla collezione personale di Howard Carter. Quando interpellata dalla stampa specializzata, la casa d’aste aveva chiarito che l’attribuzione alla tomba era da intendersi come un’ultima ipotesi accademica recente e non un fatto accertato e che, in assenza di fotografie di scavo, citazioni nei registri ufficiali di Carter o documentazione inequivocabile, non si poteva parlare di prova storica né legale.
“La connessione con la tomba di Tutankhamon è una recente ipotesi accademica e non un fatto accertato, e come tale non costituisce una prova legale o storica”, ha dichiarato Apollo Auctions. “Non c’è una fotografia di scavo di questo oggetto nella tomba, Carter non l’ha mai elencato nell’inventario, e nessuna documentazione definitiva che dimostri che proveniva da KV62”.
Malgrado le dichiarazioni, il legame con Tutankhamon ha continuato a sollevare interrogativi. In passato, figure come Thomas Hoving, ex direttore del Met, avevano descritto la cavalletta nel suo libro Tutankhamun: The Untold Story del 1978 (qui il link), inserendola nel gruppo degli oggetti sottratti dalla KV62 e poi dispersi nel mercato antiquario. Alcuni reperti identificati da Hoving come provenienti dalla tomba furono restituiti nel 2010, ma altri rimasero visibili nelle collezioni museali, alimentando un dibattito ancora aperto sul trattamento degli oggetti di dubbia provenienza. Nonostante l’attenzione generata dall’asta, né il Ministero egiziano del Turismo e delle Antichità né il British Museum si erano espressi pubblicamente sulla vendita della cavalletta. Il silenzio ha stupito parte della comunità scientifica, considerando che, in casi simili, l’Egitto aveva spesso manifestato una ferma opposizione alla circolazione di manufatti di possibile origine illecita. Anche le grandi case d’asta Christie’s e Sotheby’s, contattate in precedenza per curare la vendita dell’oggetto, avevano declinato l’incarico, lasciando il compito ad Apollo Auctions, realtà più giovane nel panorama dell’antiquariato internazionale.
La cavalletta, pur danneggiata in alcune sue parti, in particolare le fragili ali, è stata descritta da chi l’ha maneggiata come un oggetto ipnotico, frutto di una raffinata lavorazione artistica destinata a un pubblico sofisticato dell’epoca. La sua storia, in ogni caso, rimane sospesa tra l’archeologia, il collezionismo privato e l’incertezza documentaria che ancora oggi segna una parte importante del commercio d’arte antica.
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Venduta una cavalletta egizia per 340.000 sterline all’asta a Londra: è legata alla tomba di Tutankhamon? |
L'autrice di questo articolo: Noemi Capoccia
Originaria di Lecce, classe 1995, ha conseguito la laurea presso l'Accademia di Belle Arti di Carrara nel 2021. Le sue passioni sono l'arte antica e l'archeologia. Dal 2024 lavora in Finestre sull'Arte.Per inviare il commento devi
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