Germania, milioni di visitatori ma calo di fatturato per le gallerie commerciali: lo studio


Un dettagliato rapporto sulle gallerie d’arte commerciali in Germania indica che le gallerie soffrono un forte calo economico, ma restano un pilastro vitale della cultura, capaci di produrre migliaia di mostre, attrarre milioni di visitatori e sperimentare nuovi modelli di sostenibilità. Ecco tutti i dettagli dello studio.

Le gallerie d’arte della Germania sono in forte affanno economico ma costituiscono comunque un tessuto culturale dinamico in grado di produrre migliaia di mostre e attirare centinaia di migliaia di visitatori. Questo, in estrema sintesi, quanto emerge dal rapporto Galerienstudie III, relazione quinquennale sullo stato delle gallerie realizzata dall’Institut für Strategieentwicklung (IFSE, Istituto per lo Sviluppo Strategico) e appena pubblicata, dodici anni dopo la prima indagine a livello nazionale e cinque anni dopo lo studio condotto durante la pandemia del 2020. Questa edizione offre una panoramica aggiornata della situazione delle gallerie professionali in Germania, analizzandone le condizioni economiche, le caratteristiche strutturali e il ruolo cruciale nel sistema artistico.

Le gallerie in Germania sono distribuite in modo decentrato, con concentrazioni nelle principali città d’arte: Berlino, Amburgo, Monaco, Colonia, Düsseldorf, Francoforte, Stoccarda, Lipsia e Karlsruhe. Il difficile frange economico che stanno attraversando riflette quello del commercio dell’arte mondiale: secondo l’Art Basel & UBS Art Market Report, il mercato globale dell’arte ha infatti raggiunto un volume d’affari di 57,5 miliardi di dollari nel 2024, registrando un calo del 12% rispetto all’anno precedente. Questo rappresenta il rallentamento più marcato dal punto più basso legato alla pandemia nel 2020. Tuttavia, nonostante il calo complessivo delle vendite, il numero di transazioni è aumentato del 3%, con un notevole spostamento delle attività di mercato verso i segmenti di prezzo più bassi, mentre le vendite di alto valore hanno perso importanza. Anche nel settore delle gallerie, il 2024 è stato un anno di polarizzazione. Le vendite globali in questo segmento sono diminuite del 6%, attestandosi a 34,1 miliardi di dollari. Il segmento di mercato più elevato è stato particolarmente colpito: il 64% delle gallerie con un fatturato annuo superiore a 10 milioni di dollari ha riportato vendite inferiori rispetto all’anno precedente, con una diminuzione media del 9%. Il segmento medio (5-10 milioni di dollari) ha perso il 3%, mentre le gallerie con un fatturato tra 1 e 5 milioni di dollari hanno registrato una crescita del 10%. Le gallerie più piccole, con un fatturato annuo inferiore a 250.000 dollari, hanno registrato la crescita maggiore, aumentando le loro vendite in media del 17%, segnando il secondo anno consecutivo di crescita dopo un lungo periodo di sviluppo debole.

Questa tendenza verso gli attori più piccoli del mercato è rilevante anche per il mercato dell’arte tedesco. Molte gallerie in Germania operano proprio in quelle fasce di fatturato che hanno registrato crescita a livello internazionale. Sebbene la Germania rimanga al di sotto dei mercati leader in termini di fatturato complessivo, la sua quota sul mercato globale dell’arte è stabilmente attestata al 3%. La Germania e la Svizzera si spartiscono così il quinto posto, dietro Stati Uniti (43%), Regno Unito (18%), Cina (15%) e Francia (7%). Tuttavia, la situazione economica per le gallerie rimane tesa. Secondo l’Art Basel & UBS Art Market Report 2024, anche i costi operativi medi sono aumentati, del 10%, in particolare a causa delle spese per il personale, gli affitti, la tecnologia e le partecipazioni alle fiere. In Germania, questa pressione sui costi è ulteriormente aggravata da fattori strutturali come la Künstlersozialabgabe (contributo sociale degli artisti). Un segnale positivo, tuttavia, è stato il ritorno dell’aliquota IVA ridotta del 7% sulle vendite d’arte a partire dal 1° gennaio 2025.

Fiera Art Cologne 2025
Fiera Art Cologne 2025

La situazione delle gallerie tedesche nel dettaglio

In Germania, circa il 59% delle gallerie appartiene al segmento delle piccole dimensioni, con un fatturato annuo inferiore a 400.000 euro, circa il 28% al segmento delle medie dimensioni (da 400.000 a 1,5 milioni di euro) e circa il 13% al segmento delle grandi dimensioni, con un fatturato superiore a 1,5 milioni di euro. Ciò conferma sostanzialmente la segmentazione dello studio del 2020. Il fatturato mediano si attesta a 300.000 euro, la media a oltre 800.000 euro. Proiettando questi dati, si ottiene un fatturato complessivo stimato di circa 600 milioni di euro, un valore significativamente inferiore al dato di riferimento di 890 milioni di euro del Galerienstudie del 2020.

Il comportamento del mercato di molte gallerie ha subito cambiamenti. Nel segmento del contemporaneo, le vendite sono diminuite dell’11% nel 2024, mentre le gallerie focalizzate su artisti affermati del dopoguerra, del modernismo e degli Old Masters hanno riportato vendite stabili o leggermente in crescita. Anche la distribuzione delle vendite all’interno delle singole gallerie si è spostata: il 56% del fatturato annuo nel 2024 è stato generato dai tre artisti con le maggiori vendite, un aumento di tre punti percentuali rispetto all’anno precedente. Allo stesso tempo, nel mercato primario, ovvero la vendita diretta di opere d’arte da parte delle gallerie, la differenziazione è leggermente aumentata, con una diminuzione della quota di fatturato complessivo degli artisti più venduti. Un’altra tendenza è l’aumento della percentuale di artiste donne. La loro quota tra gli artisti rappresentati dalle gallerie a livello mondiale è salita al 41% nel 2024, e addirittura al 46% nel mercato primario. La quota di fatturato è stata del 42%, un notevole aumento rispetto agli anni precedenti e un segnale di crescente visibilità per le artiste di successo. Per lo sviluppo futuro, è notevole che il 44% degli acquirenti nel 2024 abbia acquistato per la prima volta dalla rispettiva galleria, con una quota che nelle gallerie più piccole ha raggiunto il 50%. Questa dinamica, unita a un maggior numero di vendite a prezzi più contenuti, indica una leggera apertura del mercato, senza però eliminare i suoi rischi strutturali.

Lo studio stima che esistano circa 700 gallerie professionali in Germania. L’indagine è stata condotta online nella primavera del 2025, con un periodo di osservazione riferito all’anno 2024. Oltre 160 gallerie hanno partecipato, e circa 150 questionari sono stati valutati. Per la prima volta, lo studio ha chiesto specificamente il genere dei galleristi responsabili principali: il 59% sono uomini, il 39% donne e il 2% si identifica come diverso. L’età media delle gallerie al momento dell’indagine è di 27 anni. Circa il 6% è stato fondato dal 2020 in poi, circa il 45% esiste da prima del 2000, e un terzo è stato fondato negli anni Duemila. Circa il 10% ha più di 50 anni. Circa il 73% dei galleristi intervistati ha iniziato la propria attività tra il 1990 e il 2019, e solo il 7% ha assunto questo ruolo dal 2020. Il 29% ha dichiarato di aver assunto la direzione della galleria prima del 2000. Il confronto con l’anno di fondazione suggerisce che in circa un quinto delle gallerie è avvenuto un ricambio generazionale o un’acquisizione.

La distribuzione spaziale delle gallerie intervistate riflette ampiamente la struttura effettiva delle gallerie professionali in Germania, con una forte partecipazione da Berlino (38%), Nord Reno-Westfalia (16%), Baden-Württemberg (14%), Amburgo (11%) e Baviera (9%). Allo stesso tempo, circa un terzo delle gallerie è situato al di fuori dei grandi centri, sia in città piccole e medie che in regioni rurali, evidenziando sia la concentrazione in aree urbane che la struttura frammentata e decentrata del mercato delle gallerie in Germania.

I direttori delle gallerie provengono da un ampio spettro di formazioni professionali: il 27% ha studiato storia dell’arte o scienze dell’arte, l’11% ha una formazione artistica, il 12% ha completato studi in economia aziendale o un campo simile, e un ulteriore 7% ha una formazione commerciale. La quota di galleristi con un background economico è quindi complessivamente del 19%, in linea con il 2020. I campi di attività delle gallerie rimangono diversificati. La vendita nel mercato primario, e quindi la mediazione di arte contemporanea, è rimasta al primo posto nel 2024. Molte gallerie sono anche attive nel commercio d’arte, offrono consulenze, organizzano eventi, pubblicano, curano mostre e mediano prestiti. L’ampiezza delle attività si è ulteriormente ampliata rispetto al 2020, riflettendo la crescente diversificazione del lavoro delle gallerie. In particolare, è evidente l’aumento delle attività nel mercato secondario (dal 48% al 54%) e degli eventi (dal 50% al 55%), così come la curatela di mostre esterne (dal 38% al 42%). Nuovi campi come il noleggio di opere d’arte, i formati digitali o le attività basate su progetti stanno emergendo, ma per ora svolgono un ruolo secondario. Tuttavia, interrogati sul campo di attività economicamente più importante, il 76% delle gallerie indica il mercato primario, seguito dal mercato secondario con il 15%. La consulenza artistica e la vendita di edizioni si attestano ciascuna al 3%. Ciò conferma che, nonostante la crescente varietà di attività, il mercato primario rimane la spina dorsale economica del lavoro delle gallerie. La vendita classica continua a essere il core business, affiancata da formati di mediazione, pubblicazione ed evento. Le gallerie oggi operano sempre più in modo ibrido, come venditori, organizzatori culturali, editori e consulenti, ma l’importanza economica di questi campi aggiuntivi, misurata in termini di fatturato, rimane nettamente inferiore.

Fiera Art Karlsruhe 2020
Fiera Art Karlsruhe 2020

Impatto sul mondo del lavoro

Nel 2024, le gallerie tedesche hanno creato complessivamente oltre 3.000 posti di lavoro. Il numero medio di dipendenti per galleria è leggermente aumentato, sebbene il valore medio sia fermo al numero di 3 dipendenti. Circa il 10% delle gallerie ha più di 10 dipendenti. Le stime per il 2024, basate su circa 700 gallerie professionali in Germania, indicano fino a 1.000 titolari di attività, circa 1.400 dipendenti soggetti a contributi sociali, quasi 900 dipendenti a basso reddito, oltre 1.000 collaboratori freelance e più di 500 stagisti, spesso coinvolti su base progettuale o temporanea. La stima totale delle persone che lavorano attualmente nelle gallerie tedesche varia tra 3.000 e 5.000 a seconda delle stime.

Le esigenze per i dipendenti delle gallerie sono diverse ed elevate, poiché non solo conoscenze di storia dell’arte o talento per la vendita, ma anche autonomia, capacità di comunicazione, competenze digitali e un approccio professionale nel trattare con i clienti. Le aspettative più frequenti includono lavoro autonomo e senso di responsabilità (92%), accuratezza e affidabilità (91%), buone maniere (86%), talento organizzativo e project management (83%), competenza di vendita e orientamento al cliente (82%), competenza linguistica (80%), capacità di lavorare in team e forza comunicativa (77%), competenze digitali (76%), esperienza nella gestione di opere d’arte, trasporto e logistica (75%) e conoscenze di storia dell’arte (67%). Queste richieste delineano un profilo professionale complesso che si muove tra mediazione artistica, gestione di progetti e imprenditoria. In Germania, non esiste una formazione professionale specifica per il lavoro nelle gallerie d’arte. I dipendenti accedono alla professione attraverso percorsi molto diversi, rendendo la ricerca di personale qualificato ulteriormente difficile.

Non sorprende quindi che molte gallerie descrivano la ricerca di personale adatto come una sfida. Vengono citati principalmente la mancanza di candidati qualificati, aspettative salariali irrealistiche, scarsa resilienza e poca disponibilità a orari di lavoro flessibili, ad esempio nei fine settimana o durante le fiere. Alcune gallerie riferiscono inoltre che i candidati più giovani hanno diverse aspettative riguardo all’etica lavorativa, alla leadership e all’equilibrio tra vita professionale e privata, come il desiderio di modelli di lavoro più flessibili, gerarchie più piatte o una chiara separazione tra lavoro e vita privata, che non sempre sono compatibili con le realtà operative di molte gallerie, caratterizzate da piccoli team, orari di lavoro irregolari e alta responsabilità personale.

I fattori del successo economico delle gallerie tedesche

Lo studio ha nuovamente indagato quali misure e strumenti contribuiscono maggiormente al successo economico dal punto di vista dei galleristi. Emerge un quadro differenziato tra ciò che viene regolarmente praticato e ciò che contribuisce effettivamente all’economia. Mentre quasi tutte le gallerie (93%) gestiscono un proprio sito web, solo il 40% lo considera un fattore di successo essenziale. Instagram si è affermato come canale di comunicazione (88% nel 2025), ma ha scarsa importanza economica (12%). Al contrario, la cura delle relazioni personali con i collezionisti non solo è tra le misure più utilizzate (87%), ma è anche al vertice delle attività economicamente rilevanti con il 72%. Anche la partecipazione alle fiere si è stabilizzata nella valutazione: l’80% delle gallerie vi partecipa, e il 67% le attribuisce un’elevata importanza economica. Le inaugurazioni delle mostre rimangono rilevanti, sia nella realizzazione (91%) che nel loro impatto (59%). Ciò dimostra che gli incontri diretti e le reti personali rimangono i fattori decisivi ed efficaci nella gestione delle gallerie. Al contrario, piattaforme, mediazione tramite artisti o social media perdono ulteriore importanza economica, pur rimanendo presenti nella quotidianità delle gallerie.

Ne consegue che la speranza riposta nei formati digitali durante la pandemia ha un’importanza relativa. Sebbene molte gallerie abbiano investito dal 2020 in siti web, negozi online, viewing room o social media, l’effetto economico rimane limitato. La percentuale di vendite online non è aumentata rispetto al 2019, ma è diminuita, attestandosi in media a circa il 12% nel 2024. Il mercato delle gallerie tedesco è quindi nettamente al di sotto della media internazionale del 22% indicata dall’Art Basel & UBS Art Market Report 2025. La maggior parte delle gallerie intervistate ha modificato o ampliato singoli elementi del proprio modello di business dalla pandemia, dalle mostre virtuali ai podcast, fino a nuovi formati di vendita o cooperazioni. Tuttavia, è evidente che poche di queste innovazioni si sono finora affermate come canali di vendita alternativi sostenibili. Si osserva invece un realismo pragmatico: molto viene sperimentato, alcune cose professionalizzate, ma solo poche adottate in modo duraturo. L’orientamento di molte gallerie rimane vicino alla pratica espositiva e di vendita classica.

La digitalizzazione della gestione delle gallerie rimane spesso aggiuntiva, non integrativa; essa completa l’attività esistente, ma non la sostituisce. La riluttanza verso trasformazioni digitali fondamentali ha diverse cause: le gallerie più piccole spesso non dispongono delle risorse umane o finanziarie per costruire strutture software complesse o infrastrutture digitali. Le gallerie più grandi, in particolare quelle con attività fieristiche regolari, sono tecnologicamente molto meglio posizionate. L’introduzione di strumenti basati sull’intelligenza artificiale è finora esitante, circa la metà delle gallerie vi rinuncia completamente. Dove l’IA viene utilizzata, si tratta principalmente di applicazioni puntuali nel campo della traduzione, della creazione di testi o dell’invio di newsletter. Applicazioni strategico-economiche come analisi dei target, determinazione dei prezzi o verifica dell’autenticità giocano finora un ruolo marginale.

Nel 2024, quasi la metà delle gallerie intervistate (48%) ha utilizzato formati espositivi o di mediazione ibridi. Dominano le semplici integrazioni digitali: le viewing room online parallele alle mostre fisiche (29%) e i tour virtuali delle mostre (27%) sono i formati più citati. Approcci più complessi come conversazioni digitali con gli artisti, formati fieristici digitali, livestream o programmi di accompagnamento sono stati utilizzati solo dal 6 al 12% delle gallerie. I formati AR/App sono poco diffusi (2%). L’efficacia dei formati ibridi è generalmente valutata con cautela. Solo poche gallerie hanno assegnato valutazioni elevate, soprattutto quando sono stati combinati più formati. Le gallerie con solo uno o due formati si sono mostrate spesso poco convinte. Solo con quattro o più formati utilizzati la valutazione sale notevolmente. Ciò suggerisce che un utilizzo mirato e diversificato correla con una maggiore soddisfazione, mentre applicazioni puntuali o sperimentali tendono a portare a delusione. I formati ibridi nel 2024 non sono uno standard, ma uno strumento utilizzato selettivamente, il cui potenziale viene sfruttato solo in casi isolati. Essi rimangono un’offerta complementare, ma non un elemento portante del lavoro regolare delle gallerie.

Fiera Paper Positions Berlin
Fiera Paper Positions Berlin

Sostenibilità delle gallerie

Per la prima volta, il Galerienstudie ha rilevato sistematicamente il tema della sostenibilità ecologica. I risultati mostrano una consapevolezza complessivamente alta per misure semplici e pratiche, e i primi approcci a una profondità strutturale nell’attuazione strategica. La maggior parte delle gallerie utilizza già illuminazione a LED (91%), rinuncia a imballaggi superflui (87%), separa i rifiuti (79%) o riutilizza i materiali (75%).

Queste misure non richiedono una trasformazione strutturale, sono facili da implementare e spesso permettono anche di risparmiare sui costi. Approcci strategici come la bilancia delle emissioni o la formulazione di obiettivi concreti di riduzione sono invece estremamente rari (3%, 4%). Il 9% delle gallerie ha dichiarato di non aver adottato misure concrete ma di essere interessato, mentre il 3% ha affermato che la sostenibilità non è ancora un tema nel proprio lavoro.

I rapporti con gli artisti

Nel 2024, le gallerie tedesche rappresentano complessivamente circa 14.600 artisti, un numero che rimane pressoché invariato rispetto all’ultima rilevazione. Il valore mediano è ancora di 16 artisti per galleria, mentre la media è leggermente salita a quasi 21 a causa delle gallerie più grandi. Persiste una distribuzione ineguale dei ricavi all’interno del programma delle gallerie: in molte gallerie, singoli artisti contribuiscono in gran parte al fatturato, mentre altri, spesso più giovani, sperimentali o meno commercialmente appetibili, dipendono da sovvenzioni incrociate.

È cambiata invece la distribuzione di genere. La percentuale di artiste è ora del 41%, in aumento rispetto al 35% del 2020. La quota media di donne è quindi aumentata di sei punti percentuali in quattro anni. La maggior parte delle gallerie dichiara che la percentuale di artiste è aumentata, motivando ciò con una politica di programmazione più consapevole, una maggiore visibilità delle posizioni femminili o il desiderio di equilibrio.

La collaborazione tra gallerie e artisti si basa idealmente su fiducia, stima reciproca e interesse comune per lo sviluppo artistico e la sostenibilità economica. Tuttavia, questa relazione è strutturalmente complessa, poiché unisce responsabilità curatoriali, cooperazione economica e lealtà personale. In questo contesto, sorprende quanto poco formalizzata sia ancora questa relazione. Sebbene si noti un leggero cambiamento rispetto all’ultima indagine (dal 10% nel 2020 al 18% nel 2024 di gallerie che stipulano regolarmente contratti scritti con gli artisti), un ulteriore 38% stipula contratti in singoli casi, ma il 39% continua a rinunciare fondamentalmente ad accordi scritti. Le ragioni addotte per questa rinuncia – come già nel 2020 – sono l’elevato valore della fiducia, la specificità dei processi artistici e il desiderio di flessibilità. Tuttavia, spesso si trascura che anche una collaborazione basata sulla fiducia beneficia della chiarezza. Gli accordi scritti non solo creano sicurezza in situazioni eccezionali, ma costituiscono anche una base per discussioni continue su obiettivi comuni, condizioni di lavoro e aspettative.

Le mostre

Nel 2024 le gallerie tedesche hanno organizzato in media sei mostre all’anno. Questo dato si traduce in un valore complessivo calcolato di oltre 4.000 mostre a livello nazionale, ovvero più di dieci nuove mostre ogni giorno, che attirano due milioni di visitatori l’anno (numero stimato). Nel 2024, ai vernissage hanno partecipato in media circa 130 visitatori, con una mediana di 60. I singoli eventi stanno registrando un’affluenza significativamente maggiore rispetto al passato, ma il vernissage tipico è oggi un po’ meno frequentato rispetto a una volta. Anche il numero di vernissage all’anno è leggermente diminuito: la media è di 5,5, con una mediana di 5. Nel 2020, la media era ancora superiore a 6. Questo dato, unito alla partecipazione leggermente inferiore, suggerisce una riduzione delle presenze e una maggiore attenzione a pochi eventi di alto profilo.

Le superfici espositive per galleria nel 2024 variano da pochi metri quadrati a 2.000 m², con un valore mediano di 123 m² e una media di 182 m². Si stima che la superficie espositiva totale delle gallerie professionali in Germania superi i 120.000 m². In media, le gallerie dispongono di uno spazio totale di oltre 400 m². Una buona posizione, la vicinanza a musei, istituzioni culturali e un ambiente vivace rimangono fattori decisivi per la maggior parte delle gallerie.

Sebbene ci si aspetti che alcune gallerie possano operare con successo anche in posizioni più periferiche, magari connesse digitalmente o con un forte focus fieristico, lo spazio fisico non ha perso la sua importanza centrale. Piuttosto, emerge che quest’ultimo continua a svolgere un ruolo chiave come base e ancoraggio in una struttura ibrida di formati analogici, mobili e digitali. La maggior parte delle gallerie (77%) gestisce una sola sede, ma circa un quarto ne possiede due o più, a volte a livello internazionale, a volte temporaneamente o curate in contesti diversi. Questo conferma per la prima volta quantitativamente una tendenza verso strutture multi-sede, che era stata osservata solo qualitativamente nello studio del 2020.

Generi artistici e segmenti di prezzo

La pittura rimane la categoria centrale e incontrastata del mercato tedesco; quasi tutte le gallerie (97%) la includono nel loro programma, e due terzi (67%) la indicano come la categoria economicamente più importante. Anche le opere su carta, le sculture, i disegni e la fotografia sono molto diffuse, così come gli oggetti e la grafica d’arte. Performance, media art e installazioni sono invece rappresentate con molta meno frequenza, confermando l’impressione che certi formati artistici, più difficili da vendere, vengano presentati più a scopo simbolico per la definizione del profilo o perché una galleria desidera comunque mostrare le opere più interessanti di un’opera. Nonostante la diversità del programma, il baricentro delle vendite si è spostato maggiormente verso il segmento di prezzo medio e inferiore.

Nel 39% delle gallerie, la maggior parte delle vendite è generata da opere tra 1.000 e 5.000 euro, e in un ulteriore 30% nell’intervallo tra 5.000 e 10.000 euro. Al contrario, la percentuale di gallerie che realizzano i loro principali fatturati con opere di alto valore è nettamente diminuita: mentre nel 2020 circa il 16% delle gallerie registrava le maggiori vendite nel segmento oltre i 50.000 euro, nel 2024 questa percentuale è scesa al 7%. Questo spostamento indica una maggiore concentrazione nel segmento di prezzo inferiore, con una contemporanea diminuzione delle vendite di alto valore, proseguendo una tendenza verso la frammentazione già riscontrata nell’ultima rilevazione.

Il mercato rimane chiaramente orientato ai clienti privati: oltre il 60% delle gallerie realizza la maggior parte del proprio fatturato con persone fisiche, mentre gli acquirenti istituzionali svolgono un ruolo secondario nella maggior parte delle gallerie. Allo stesso tempo, si evidenzia una forte dipendenza dai clienti abituali; più della metà delle gallerie genera oltre il 50% del proprio fatturato con loro. Tuttavia, l’acquisizione di nuovi clienti rimane un fattore rilevante: circa il 40% delle gallerie realizza almeno il 30% del proprio fatturato con nuovi clienti. Rispetto al 2020, si intravede una leggera apertura verso nuove categorie di acquirenti.

Nel Galerienstudie del 2020 era già stato introdotto il concetto di margine lordo, nel tentativo di cogliere più realisticamente il fondamento economico delle gallerie. Lo studio intende per “margine lordo” la parte del fatturato che rimane effettivamente disponibile dopo aver detratto la quota per gli artisti, nonché i costi immediati di produzione e trasporto, e quelli per coprire personale, affitto, fiere e, non da ultimo, il proprio sostentamento. Questa prospettiva, secondo lo studio, è necessaria perché il solo fatturato dice troppo poco sulla sostanza economica di un’attività di galleria. Il Galerienstudie del 2025 ha per la prima volta indagato sistematicamente questo margine lordo, fornendo un quadro completo. La quota media di margine lordo dichiarata è del 30%, il valore mediano è del 32%. La dispersione è enorme: alcune gallerie dichiarano quote di margine lordo inferiori al 10%, altre superiori al 70%. Il valore mediano del margine lordo è di 50.000 euro, a fronte di un fatturato mediano di 300.000 euro. Un fatturato elevato non porta automaticamente a un margine lordo elevato. Al contrario, anche gallerie con fatturati relativamente bassi ottengono in singoli casi margini lordi considerevoli, presumibilmente grazie a strutture snelle, buona pianificazione o minori partecipazioni di terzi. Per la maggior parte delle gallerie, dopo la deduzione dei costi diretti, rimane solo una somma con cui, nella migliore delle ipotesi, si può pagare un piccolo team, sostenere un affitto e coprire un minimo rischio imprenditoriale.

I dati disponibili mostrano quanto sia sottile il filo su cui si muovono molte gallerie, indipendentemente dall’ambizione artistica o dalla presenza internazionale. Chi parla del futuro e della promozione del modello di galleria deve mettere al centro il margine lordo, perché non è il fatturato, ma ciò che rimane alla fine, a decidere se una galleria può sopravvivere o deve operare di progetto in progetto. Per questo è necessaria una maggiore attenzione commerciale da parte degli operatori stessi e, allo stesso tempo, una maggiore disponibilità a riflettere apertamente sulle basi economiche. Trasparenza e scambio sono indispensabili, anche affinché la politica culturale e i media possano valutare adeguatamente la realtà del lavoro culturale basato sulle gallerie e non vedano la misura negli isolati risultati delle aste estere.

Vendite alle fiere

Il ruolo delle fiere d’arte per il successo economico delle gallerie si è rivelato ambivalente nel 2024. Sebbene molte gallerie continuino a utilizzare i formati fieristici per la visibilità e la cura dei clienti, il numero di partecipazioni e il fatturato realizzato in fiera sono leggermente inferiori rispetto agli anni precedenti. Oltre il 20% delle gallerie intervistate ha dichiarato di non aver partecipato a nessuna fiera nel 2024. Le restanti gallerie hanno partecipato in media a due o tre fiere. Quasi un terzo si è limitato a una singola partecipazione, solo l’11% ha partecipato a quattro o più eventi. In media, le gallerie intervistate hanno generato circa il 22% del loro fatturato annuo nelle fiere d’arte nel 2024. Il 29% delle gallerie si è attestato al di sotto della soglia del 10%, mentre quasi il 10% ha dichiarato di realizzare più della metà del proprio fatturato nelle fiere. Con il 22%, la quota in Germania è inferiore alla media globale del 31% indicata dall’Art Basel & UBS Art Market Report 2025. Questo rapporto indica che la quota di fatturato nelle fiere è leggermente aumentata rispetto all’anno precedente, ma rimane comunque al di sotto del livello del 2022 (35%) e nettamente inferiore al valore pre-pandemico del 42% nel 2019. Soprattutto le gallerie più grandi con un fatturato superiore a 10 milioni di dollari hanno registrato a livello internazionale le maggiori vendite fieristiche (34%), mentre le gallerie più piccole nei segmenti di fatturato inferiori hanno registrato in parte dei cali.

I risultati del Galerienstudie del 2025 suggeriscono che anche in Germania sono soprattutto le gallerie con fatturati più elevati a trarre maggiori benefici dalle fiere. Gli eventi più frequentati sono stati l’Art Karlsruhe (43%), seguita dalla Positions Berlin Art Fair e Paper Positions Berlin (20% ciascuna). Anche l’Art Cologne (18%) e il Gallery Weekend Berlin (13%) sono stati frequentemente menzionati. I grandi format internazionali come Art Basel (5%), Paris Photo (7%), Arco Madrid (7%) o Frieze London (4%) hanno invece giocato un ruolo significativamente minore.


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