Il 21 giugno 2025, nel giorno del solstizio d’estate, il Castello di Ama nella località di Ama (Siena) apre le sue porte per l’inaugurazione di Galaxia, nuova installazione site-specific dell’artista messicano Bosco Sodi (Città del Messico, 1970). L’opera entra a far parte della Collezione Castello di Ama, progetto avviato nel 1999 che si articola in una serie di interventi permanenti distribuiti negli spazi del borgo, tra architettura, paesaggio e memoria. La Collezione Castello di Ama nasce per iniziativa di Lorenza Sebasti e Marco Pallanti, con l’intervento inaugurale di MichelangeloPistoletto. Da allora, quasi ogni anno, il borgo di Ama ha accolto alcune tra le voci più significative della scena artistica internazionale. Tra queste figurano Daniel Buren, Giulio Paolini, Anish Kapoor, Louise Bourgeois, Hiroshi Sugimoto, Lee Ufan, Roni Horn, Jenny Holzer e Giorgio Andreotta Calò. Ogni artista è stato invitato a confrontarsi con il luogo, lasciando che fosse il territorio stesso a suggerire una possibile interpretazione, in un processo in cui la natura, la storia e la cultura locale si trasformano in elementi attivi dell’opera.
L’approccio curatoriale della Collezione si fonda sulla valorizzazione del terroir, termine mutuato dall’enologia, che definisce un insieme di fattori ambientali, culturali e produttivi che contribuiscono all’identità di un vino. Allo stesso modo, le opere che compongono la Collezione sono pensate come esiti di una relazione diretta con Ama, in un intreccio in cui lo spazio non è mai neutro. Il contesto opera infatti come forza maieutica, capace di influenzare in modo determinante l’ideazione e la forma dell’opera. In questo quadro si inserisce Galaxia, l’intervento di Bosco Sodi collocato nell’antica cantina di Villa Pianigiani, una delle tre dimore storiche presenti all’interno del borgo. Si tratta di uno spazio ipogeico che conserva le tracce di un tempo rallentato, scandito dal ciclo dell’affinamento del vino. La natura del luogo contribuisce alla definizione dell’atmosfera in cui si inscrive l’opera: l’aria sorda, la luce rarefatta e il silenzio dell’ambiente concorrono a una percezione che richiama elementi di sacralità e trasformazione.
L’installazione è composta da sei sfere in argilla, ciascuna di circa ottanta centimetri di diametro. Le superfici, segnate da crepe e bruciature, mostrano gli esiti di un processo di alterazione controllato solo in parte. Al centro della composizione, una settima sfera, smaltata in oro, introduce una variazione cromatica e simbolica che sembra suggerire un asse o un polo attorno a cui ruotano le altre forme. L’organizzazione spaziale dell’opera richiama una disposizione planetaria, un riferimento astrale sottolineato anche dal titolo Galaxia. Il richiamo cosmico intende introdurre una suggestione, per contrasto con l’ubicazione sotterranea dell’opera. La pratica artistica di Bosco Sodi si contraddistingue per l’impiego di materiali organici e per un’attenzione rivolta al tempo come elemento attivo del processo creativo. La realizzazione delle sfere segue un principio di attesa. L’argilla, una volta plasmata nella sua forma sferica, viene lasciata asciugare senza interventi, permettendo che siano le condizioni ambientali e le caratteristiche intrinseche del materiale a determinare l’esito finale. Nel corso dell’asciugatura, la superficie si modifica, si fessura, può frantumarsi. L’artista rinuncia in parte al controllo, affidando alla materia e al tempo la definizione formale dell’opera.
In questa prospettiva, il tempo è concepito come un agente che agisce sulla materia, la trasforma e la rivela. L’attesa diventa così un atto costitutivo, un processo dinamico attraverso cui l’opera si determina e prende forma. Le imperfezioni che ne derivano sono accolte come elementi costitutivi. Si tratta di una visione che trova riferimenti nella filosofia giapponese del wabi-sabi, che valorizza l’irregolarità, l’impermanenza e la semplicità come fonti di bellezza autentica. L’intervento di Sodi si radica quindi nella specificità del luogo, tanto dal punto di vista spaziale quanto concettuale. Inserendosi all’interno di un contesto storico e produttivo, l’opera attiva un dialogo con la memoria del sito e con la tradizione della Collezione. Il lavoro si confronta con la trasformazione e l’attesa, elementi centrali anche nel ciclo del vino, intrecciando simbolicamente processi naturali, culturali e artistici. La sfera dorata al centro della composizione potrebbe allora evocare una dimensione altra, una tensione verso l’altrove che convive con la fisicità e la fragilità della materia. Nel solstizio d’estate, momento simbolico di passaggio e rinnovamento, l’inaugurazione di Galaxia conferma l’identità di Castello di Ama come luogo di sperimentazione e di ascolto. Un luogo in cui il tempo, l’attesa e la materia trovano una loro forma, sempre provvisoria, sempre in divenire.
Città | Ama | Sede | Castello di Ama | Date | Dal 21/06/2025 al 30/11/-0001 | Artisti | Bosco Sodi | Temi | Arte contemporanea, Scultura |