Willem de Kooning (Rotterdam, 1904 – East Hampton, 1997), uno degli artisti più rivoluzionari e influenti del ventesimo secolo, è protagonista di una grande mostra alle Gallerie dell’Accademia di Venezia, in programma dal 16 aprile 2024 (dunque in concomitanza con la 60° Mostra Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia), e aperta fino al 15 settembre 2024.
La mostra, intitolata Willem de Kooning e l’Italia, sarà la prima a indagare l’importanza dei soggiorni di de Kooning in Italia, risalenti al 1959 e al 1969. I curatori, Gary Garrels e Mario Codognato, approfondiranno, per la prima volta, l’influenza avuta dai viaggi in Italia sui successivi dipinti, disegni e sculture realizzati dall’artista in America. L’effetto duraturo di questi due periodi creativi sarà illustrato attraverso una selezione di opere che vanno dalla fine degli anni Cinquanta agli anni Ottanta, provenienti da importanti collezioni private e museali dell’Europa e degli Stati Uniti. Il percorso espositivo, progettato in collaborazione con lo studio UNA/FWR Associati diretto dall’architetto Giulia Foscari, riunirà circa 75 opere tra dipinti, sculture e disegni, che attraversano quattro decenni dell’arte di de Kooning, dagli anni Cinquanta agli anni Ottanta, dando vita alla più ampia mostra dell’artista mai organizzata in Italia.
Nel 1959, de Kooning torna in Europa per la prima volta da quando aveva lasciato l’Olanda, nel 1926. In questo momento è all’apice del successo critico e commerciale tanto che in primavera la sua personale alla Sidney Janis Gallery aveva venduto tutte le opere il giorno stesso dell’inaugurazione. De Kooning, tuttavia, diffida del successo che sta riscuotendo e dichiara alla rivista Time “Adesso vendo la mia immagine”. A Roma, lontano dal mondo che gli era familiare, l’artista coglie l’occasione per ricominciare da capo. Trascorre quattro mesi in Italia e produce un notevole insieme di opere in bianco e nero su carta, caratterizzate da metodi sperimentali: dipinge sul pavimento, mescola smalto con pietra pomice, strappa e fa collage con la carta. La mostra presenterà opere fondamentali di questa serie che rivelano l’affascinante varietà dei metodi impiegati da de Kooning a Roma. Mentre è in Italia, l’artista sintetizza tutto ciò che lo circonda, entrando in contatto con l’arte classica italiana e con il lavoro degli artisti italiani suoi contemporanei, molti dei quali diventano suoi amici. Così come l’ambiente newyorchese si rifletteva nei dipinti e nei disegni di de Kooning, lo stesso sembra accadere durante il soggiorno romano. La prima sala comprenderà pertanto una selezione di Black and White Rome, grandi e straordinari disegni realizzati da William de Kooning durante la sua prima, lunga visita nella capitale, nel 1959. I disegni saranno esposti insieme a opere della fine degli anni Cinquanta, realizzate nel periodo precedente la prima visita dell’artista in Italia: i dipinti Parkway Landscape rivelano la forza del suo lavoro intorno alla metà del Novecento.
Tornato a New York de Kooning lavora a grandi dipinti astratti sui quali iniziano a manifestarsi una nuova luminosità e una struttura più aperta. Tre grandi capolavori del 1960, Door to the River, A Tree in Naples e Villa Borghese, provenienti da importanti collezioni pubbliche, saranno esposti insieme per la prima volta. Questa sezione comprenderà anche grandi quadri figurativi dipinti a metà degli anni Sessanta, che hanno aperto la strada al suo interesse per la scultura. Due opere fondamentali (Red Man with Moustache e Man Accabonac) saranno riuniti in un dittico, replicando l’allestimento del Baltimore Museum of Art nel 1972. Queste opere saranno presentate con le sculture del 1969 e dei primi anni Settanta, stabilendo chiaramente lo stretto rapporto di questo periodo tra pittura e scultura.
Tornato a Roma nel 1969, de Kooning s’imbatte in un vecchio amico di New York, lo scultore Herzl Emanuel. Questo incontro casuale porta l’artista a lavorare per la prima volta con la creta e a produrre tredici piccoli calchi in bronzo. Schiacciate, modellate e ridotte alla forma più essenziale attraverso l’immediatezza del tocco, queste opere portano de Kooning a produrre, tra il 1972 e il 1974 a New York, un nuovo nucleo di sculture. Per un artista che ha sempre enfatizzato l’aspetto materiale del suo lavoro, le opere plastiche gli hanno consentito di creare figure astratte attraverso l’istantaneità del senso del tatto. Sulle pareti circostanti saranno esposti quadri figurativi dipinti nello stesso periodo, accanto a grandiosi quadri astratti realizzati dal 1975 al 1977.
La mostra farà anche dialogare pittura e scultura con i disegni degli anni Sessanta e Settanta: tra le opere di maggior rilievo ci sono quattro disegni a inchiostro realizzati da de Kooning a Spoleto nel 1969, presentati accanto a una selezione complementare di disegni intimi, gestuali, concettualmente correlati con le sculture. Nella sala successiva verrà proposta una gamma più ampia di disegni degli anni in cui l’artista frammenta la figura, spesso lasciando spazi vuoti a controbilanciare le sue linee vigorose.
L’ultima grande sala presenterà una selezione degli ultimi dipinti di de Kooning, risalenti agli anni Ottanta, in cui il linguaggio tridimensionale viene trasfigurato in una nuova poetica astratta. Questi quadri contengono riferimenti figurativi appena accennati e sono caratterizzati da tonalità chiare controbilanciate da fasce e zone di colore brillante. Sono tra le opere più sublimi dell’artista, nelle quali persiste un’eco dello stile barocco. A proposito della sua esperienza artistica in Italia, de Kooning in un’intervista del 1969 disse: “Ricordo tutto mezzo sospeso o proiettato nello spazio; i dipinti sembrano funzionare da qualsiasi angolazione si scelga di guardarli. Tutto il segreto sta nel liberarsi dalla forza di gravità”. Il commento è quasi profetico dell’esito raggiunto nei suoi dipinti degli anni Ottanta e nelle altre sperimentazioni tentate dopo la sua prima visita in Italia.
Curata da Garry Garrels e Mario Codognato, la mostra è presentata in collaborazione con la Willem de Kooning Foundation, una fondazione privata finanziata dall’artista, che promuove lo studio e la conoscenza della sua vita e del suo lavoro attraverso ricerca, mostre e programmi educativi. La mostra è accompagnata da un catalogo pubblicato da Marsilio Arte. Il catalogo completo in inglese e in italiano sarà pubblicato con le illustrazioni di tutte le opere esposte. I curatori della mostra, Mario Codognato e Gary Garrels, scriveranno i principali saggi, integrati da saggi di approfondimento di Jeremy Bleeke, Ester Coen, Anna Coliva e Patrick Elliot, nonché da una ricca documentazione utile a chiarire ulteriormente questa nuova, estesa rilettura critica del lavoro dell’artista.
“Siamo convinti che proporre de Kooning sia stata la scelta giusta per diversi motivi”, ha dichiarato Giulio Manieri Elia, direttore delle Gallerie dell’Accademia. “Innanzitutto, per la caratura dell’artista che penso sia superfluo discutere. Inoltre, per il tema approfondito, ovvero il suo rapporto con l’Italia, che ci è caro e ci è vicino. Si aggiunga che post mortem le sue opere sono state viste pochissimo nel nostro paese e l’ultima mostra a lui dedicata risale a diciotto anni fa. Infine, a convincerci è stata la qualità della selezione dei curatori, circa 75 opere che rappresentano buona parte delle fasi espressive di de Kooning”.
“Willem de Kooning, per creare il suo lessico personale, ha attinto alla coralità di stimoli della vita quotidiana, quali luce e movimento”, spiegano i curatori Gary Garrels e Mario Codognato. “L’impatto delle più svariate esperienze visive poteva offrire o generare un’idea per realizzare un nuovo disegno o dipinto. Osservando come l’ambiente di New York e di East Hampton abbia influenzato le sue opere, si ha l’impressione che lo stesso sia capitato a Roma. Durante questi periodi in Italia, de Kooning ha arricchito il suo linguaggio e ha rielaborato un nuovo modus operandi attraverso l’approfondimento dell’arte classica italiana e al contempo attraverso la frequentazione degli artisti italiani della sua generazione”.
“Per la Fondazione è un enorme piacere collaborare con le Gallerie dell’Accademia per presentare questa importante mostra”, conclude Amy Schichtel, direttrice esecutiva di The Willem de Kooning Foundation “non soltanto perché offre la possibilità di condividere l’eccezionale visione di Willem de Kooning e dei curatori con una grande comunità internazionale, ma anche perché costituisce una straordinaria occasione per sviluppare la ricerca e la conoscenza dell’artista, offrendo una notevole opportunità alle migliaia di studenti provenienti da tutto il mondo in visita alle Gallerie. De Kooning è uno dei grandi innovatori americani e, come tale, riteniamo che la sua storia sia una fonte di ispirazione di importanza vitale per i nostri giovani”.
Willem de Kooning (Rotterdam, 1904 – East Hampton, 1997) è stato uno dei grandi artisti del ventesimo secolo. Inizia a lavorare a 12 anni come apprendista in un importante studio di design e consegue una formazione artistica tradizionale frequentando i corsi serali dell’Accademia di Belle Arti di Rotterdam (successivamente ribattezzata Willem de Kooning Academie), dal 1917 al 1921. Nel 1926, s’imbarca clandestinamente su una nave diretta negli Stati Uniti dove raggiungerà il successo, diventando uno dei più grandi artisti del ventesimo secolo e un artista rispettato da tutti i suoi colleghi che influenzò la sua e le future generazioni di artisti. La sua carriera ha abbracciato sei decenni.
Ha ottenuto il consenso della critica alla Galleria Charles Egan nel 1948 con una mostra personale di dipinti non figurativi a olio e a smalto, densamente elaborati, tra i quali spiccano i celebri dipinti in bianco e nero. Poco dopo, nel 1950, de Kooning ha realizzato Excavation, un’opera astratta di grande formato. Forse uno dei dipinti più importanti del ventesimo secolo, Excavation fu scelto tra le opere rappresentarono gli Stati Uniti alla 25° Biennale di Venezia dal 3 giugno al 15 ottobre 1950. De Kooning partecipò ad altre cinque Biennali (1954, 1956, 1978, 1986 e 1988). Pittore anticonformista, che respingeva le norme stilistiche accettate dissolvendo il rapporto tra primo piano e sfondo e utilizzando il colore per creare gesti emotivi, astratti, de Kooning, con i colleghi della fine degli anni Quaranta e dei primi anni Cinquanta, è stato etichettato in vario modo: “Espressionista astratto”, “Esponente dell’action painting” o semplicemente della “Scuola di New York”. È stato uno dei pochi artisti di rottura responsabili dello storico spostamento del centro dell’avanguardia artistica da Parigi a New York nel secondo dopoguerra.
Nel 1953, de Kooning scioccò il mondo dell’arte e conquistò una fama non ricercata esponendo una serie ora celeberrima di opere figurative dipinte in modo aggressivo, note con il nome di Women. Il ritorno alla figurazione fu considerato da qualcuno stilisticamente reazionario e un tradimento dei principi dell’espressionismo astratto. Tuttavia, il Museum of Modern Art, New York, accettò il cambiamento di stile come un progresso del suo lavoro e acquistò Woman I (1950 – 1952) nel 1953. Il nome di De Kooning in quel momento diventa sinonimo di avanguardia. Rifiutando l’adesione a qualsiasi ortodossia, de Kooning continua a esplorare nuovi stili e metodi, spesso mettendo in discussione la sua stessa abilità.
Per tutta la sua carriera si muove tra figura e paesaggio, costruendo il suo lessico a partire dalla coralità di stimoli della vita quotidiana, quali luce e movimento, nel quotidiano come nel suo lavoro. Vari spostamenti e viaggi lo portano a un’ulteriore sperimentazione e verso nuove direzioni, passando dalla pittura e dal disegno alla scultura e alla litografia. Il suo ascendente si rivela tanto per l’originalità dei soggetti trattati quanto per la reinvenzione dello spazio pittorico e delle tecniche impiegate. De Kooning ha fornito alle giovani generazioni di artisti un modello di vita temerario: arte come stile di vita. Nel 1962 de Kooning ottiene la nazionalità americana. Nel corso della sua vita, ha ricevuto molte onorificenze, tra cui, negli USA, la Medaglia presidenziale della libertà nel 1964. Le sue opere d’arte sono state esposte in migliaia di mostre e fanno parte delle collezioni permanenti di molte delle più prestigiose istituzioni artistiche del mondo, tra cui la Peggy Guggenheim Collection, Venezia; lo Stedelijk Museum, Amsterdam; la Tate Modern, Londra; il Museum of Modern Art, New York; il Solomon R. Guggenheim Museum, New York; il Metropolitan Museum of Art, New York; l’Art Institute of Chicago; lo Smithsonian Institution’s Hirshhorn Museum & Sculpture Garden, Washington D.C.; la National Gallery of Art, Washington, D.C. e la National Gallery of Australia, Canberra. Le principali pubblicazioni a lui dedicate sono state scritte da Gabriella Drudi, John Elderfield, Gary Garrels, Thomas Hess, Harold Rosenberg, Richard Shiff e Judith Zilzcer.
Titolo mostra | Willem de Kooning e l'Italia | Città | Venezia | Sede | Gallerie dell’Accademia | Date | Dal 16/04/2024 al 15/09/2024 | Artisti | Willem De Kooning | Curatori | Mario Codognato, Gary Garrels | Temi | Novecento |