Dal 30 maggio al 20 luglio 2025, Palazzo Fava a Bologna ospita la prima mostra mai dedicata in città a Louise Nevelson (Kiev, 1899 – New York, 1988), artista ucraina naturalizzata statunitense tra le più riconosciute del Novecento. L’esposizione, curata da Ilaria Bernardi e promossa dall’Associazione Genesi in collaborazione con Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna e Opera Laboratori, si inserisce nel programma culturale Genus Bononiae e si terrà nelle sale affrescate del piano nobile di Palazzo Fava. Louise Nevelson, nata come Lija Isaakivna Berljavs’ka, emigrò da giovanissima negli Stati Uniti per raggiungere il padre, fuggito dal clima persecutorio contro gli ebrei. L’esperienza migratoria e la necessità di emanciparsi segnarono profondamente il suo percorso umano e artistico. Divorziata nel 1941 e madre di un figlio, scelse di dedicarsi interamente all’arte in un’epoca in cui il ruolo di moglie e madre era considerato esclusivo. Già negli anni Cinquanta le sue opere entrarono a far parte delle collezioni del MoMA, e nel 1962 fu tra gli artisti rappresentati nel padiglione USA alla Biennale di Venezia. Cinque anni dopo, il Whitney Museum le dedicò una vasta retrospettiva. “Louise Nevelson ripropone nel suo lavoro un’analisi femminista della diseguaglianza di genere, producendo un’arte autenticamente femminile”, afferma la curatrice della mostra Ilaria Bernardi.
A 120 anni dall’arrivo di Nevelson negli Stati Uniti, l’esposizione di Bologna inaugura anche un ciclo di mostre promosso dall’Associazione Genesi, dedicato ad artisti storicizzati il cui lavoro anticipa, per contenuti e visione, tematiche oggi cruciali. Nel caso di Nevelson, la memoria, la condizione femminile e la trasformazione della materia sono al centro di un progetto espositivo che mira a offrire nuove chiavi di lettura attraverso un allestimento tematico. La mostra si articola in cinque sale, ciascuna dedicata a una diversa categoria tipologico-strutturale dell’opera nevelsoniana, configurandosi come la prima esposizione a seguire questo approccio. Il percorso si apre nella Sala Giasone con le celebri sculture autoportanti in legno dipinto di nero, per lo più prive di titolo, come l’imponente opera Senza Titolo del 1964. Vere e proprie strutture totemiche, queste opere custodiscono oggetti di varia provenienza, nascosti all’interno di costruzioni simili a librerie monumentali.
Nella seconda sala, la Sala Rubianesca, il focus si sposta su un’altra tipologia ricorrente: le cosiddette porte, realizzate nel 1976. In questi lavori, Nevelson incastona alle assi lignee parti di oggetti comuni, come sedie o schienali, trasformandole in superfici sospese dalla forte carica simbolica. Una delle opere presenti in sala, datata 1959-60, è considerata un possibile antecedente della serie. La terza sala, la Sala Enea, accoglie sculture nere piatte, anch’esse sospese a parete, composte da caratteri tipografici. Al centro della sala trova posto Sky Totem (1973), una scultura autoportante dal titolo evocativo. Qui il paesaggio diventa metafora ricorrente, come in Tropical Landscape (1975) o City Series (1974), rivelando l’attenzione dell’artista verso la dimensione invisibile della realtà.
Nella Sala Albani viene presentato un nucleo di opere su carta: collage e assemblage di medio-piccole dimensioni, con tonalità che vanno dal nero all’ocra. Realizzati con materiali non convenzionali – legno grezzo, metallo, cartone, pellicola d’alluminio – questi lavori mettono in evidenza il procedimento creativo definito da Carla Lonzi come “distruzione-trasfigurazione”, in cui la trasformazione degli scarti quotidiani diventa atto artistico. Il percorso prosegue nella Sala Cesi con un gruppo di acqueforti inedite risalenti al 1953, accostate a serigrafie del 1975 raramente esposte al pubblico. In questa stessa sala viene proiettata un’intervista video a Louise Nevelson del 1978, registrata in occasione dell’inaugurazione della Chapel of the Good Shepherd a New York. L’artista progettò interamente questo spazio con sculture in legno dipinto di bianco, segnando un passaggio simbolico dalla materia oscura a una dimensione luminosa, secondo una visione alchemica. La trasformazione trova piena realizzazione nella sala conclusiva, la Sala Carracci, dove a dominare è l’oro. Opere come The Golden Pearl (1962) testimoniano la fase più avanzata della ricerca di Nevelson, in cui il colore prezioso prende il posto del nero originario, trasformando radicalmente la materia e l’immaginario. Accanto a questa scultura, saranno esposti anche grandi collage sospesi a parete, sempre in legno dipinto.
A corredo della mostra, sarà pubblicata una monografia edita da Silvana Editoriale, a cura di Ilaria Bernardi. Il volume inaugura una nuova collana editoriale dell’Associazione Genesi dedicata agli artisti protagonisti delle mostre monografiche in programma. Il progetto espositivo è sostenuto da Eni e Intesa Sanpaolo in qualità di main sponsor, con il contributo di Heritage e Fondazione Pirelli. Ha ricevuto inoltre il patrocinio dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, di FAI Ponte tra culture, della Fondazione Gariwo e di RFK Human Rights Italia. Alla componente espositiva si affianca un articolato programma educativo, con visite guidate e workshop pensati per bambini, ragazzi e adulti.
L’approccio sarà inclusivo e partecipativo. Alcuni volontari del Gruppo FAI Ponte tra culture di Bologna parteciperanno all’iniziativa, condividendo storie e riflessioni personali in linea con i temi proposti dalla mostra. Il gruppo fa parte del progetto nazionale del FAI volto alla promozione del dialogo interculturale attraverso il patrimonio culturale. Infine, l’Associazione Genesi ha commissionato a Hidonix la realizzazione di un’app gratuita, disponibile sugli store per dispositivi mobili, che offrirà contenuti approfonditi sulla mostra, le attività educative e i progetti futuri.
Orari di apertura: Martedì-domenica, ore 10.00 – 19.00 - Ultimo ingresso alle ore 18.00
Chiusura settimanale: lunedì
Biglietti: intero: € 10,00; ridotto: € 5,00
Titolo mostra | Louise Nevelson | Città | Bologna | Sede | Palazzo Fava | Date | Dal 30/11/-0001 al 30/11/-0001 | Artisti | Louise Nevelson | Curatori | Ilaria Bernardi | Temi | Arte contemporanea |