Per la stagione invernale 2025–2026 il MAN - Museo d’Arte di Nuoro presenta un programma espositivo articolato che riunisce tre mostre distinte ma idealmente connesse, dedicate ad Alfredo Casali, Franco Pinna e Franco Mazzucchelli. Il progetto complessivo si inserisce all’interno di un percorso di ricerca avviato dal museo attorno al concetto di isola, inteso non solo come dato geografico ma come costruzione culturale, spazio simbolico e dispositivo narrativo, capace di attraversare linguaggi, epoche e pratiche artistiche differenti.
Ad aprire il ciclo è la mostra personale di Alfredo Casali, Isolitudine, a cura di Massimo Ferrari e Chiara Gatti, visitabile fino all’8 marzo 2026. L’esposizione si colloca nel solco delle precedenti iniziative dedicate al tema dell’insularità, dopo Isole Minori. Note sul fotografico dal 1990 ad oggi e Isole e Idoli, e ne sviluppa una declinazione pittorica concentrata sulla dimensione interiore e simbolica dell’isola. Casali presenta al MAN un nucleo di opere recenti e inedite che affrontano il tema del confine come spazio poroso, dell’origine arcaica e del distacco volontario, inteso come condizione esistenziale oltre che geografica. Il termine “isolitudine”, neologismo che dà titolo alla mostra, definisce una condizione complessa in cui il senso di appartenenza e il sentimento di isolamento coesistono. Nella pittura di Casali l’isola emerge come luogo fisico e insieme come spazio mentale, abitato da una tensione costante tra radicamento e desiderio di altrove. Il riferimento alla letteratura insulare moderna, da Salvatore Satta a Gesualdo Bufalino, contribuisce a delineare un orizzonte culturale in cui la solitudine diventa anche misura del mondo e strumento di conoscenza. In questa prospettiva, l’isola è centro, microcosmo che rimanda a una dimensione universale.
La ricerca pittorica di Casali, fin dagli esordi, si è sviluppata attorno a un equilibrio tra narrazione e astrazione, segno e materia. Le influenze dell’astrattismo lirico di Gastone Novelli e Cy Twombly, della poesia visiva e di una figurazione sospesa, erede della lezione di Giorgio Morandi, emergono nella costruzione di spazi essenziali e misurati. Case, alberi, sedie e frammenti di paesaggio si configurano come archetipi domestici, elementi minimi che delimitano luoghi vitali affacciati sul vuoto del mare o del cielo. La formazione filosofica dell’artista si riflette in una pratica pittorica rigorosa, attenta alla scansione dei piani e alla costruzione di vuoti, fino a condurre la sua poetica alle soglie dell’isola, intesa come forma instabile e disegnata ai margini della coscienza.
Il MAN ha aperto al pubblico anche Franco Pinna. Sardegna a colori. Fotografie recuperate 1953–67, progetto curato da Paolo Pisanelli per OfficinaVisioni, con ideazione e direzione scientifica dell’Archivio Franco Pinna. La mostra, visitabile fino al 1° marzo 2026, prosegue la riflessione del museo sul linguaggio fotografico e sul rapporto tra la Sardegna e gli artisti che l’hanno attraversata come luogo di ricerca e sperimentazione. L’esposizione si inserisce inoltre nelle celebrazioni per il centenario della nascita di Franco Pinna, nato a La Maddalena nel 1925 e scomparso a Roma nel 1978. Il progetto riporta alla luce un corpus fotografico a lungo dimenticato, restituendo una dimensione poco conosciuta dell’opera di Pinna: quella a colori. Il percorso espositivo si compone di circa ottanta opere, tra stampe fotografiche a colori raramente esposte e materiali d’archivio, e propone un viaggio nella sua vicenda professionale attraverso un lungo lavoro di recupero e restauro digitale delle cromie originali. Le immagini sono affiancate da fotografie di confronto in bianco e nero, diapositive, strumenti di lavoro e pubblicazioni d’epoca provenienti dall’Archivio Franco Pinna, tra cui riviste come Vie Nuove, Noi Donne, L’Espresso e Panorama, che spiegano il contesto editoriale e le ragioni dell’uso del colore.
Il percorso prende avvio dalla campagna fotografica a colori realizzata a Orgosolo nel 1953 e attraversa alcune tappe centrali della produzione isolana di Pinna, come Canne al vento del 1958, Argia a Tonara del 1960, le immagini per il volume Sardegna. Una civiltà di pietra del 1961 e le cronache sul banditismo e sulle proteste dei pastori del 1967. Disposte come un racconto di lunga durata, le sequenze restituiscono l’evoluzione di un linguaggio che nel colore trova una propria autonomia poetica, capace di tenere insieme documento e dimensione rituale. Come osservava Federico Fellini nel 1976, lo sguardo di Pinna si muove con “una lentezza da ierofante”, sospesa tra osservazione scientifica e tensione simbolica.
Completa il programma espositivo la mostra Franco Mazzucchelli. Blow Up, aperta dal 5 dicembre 2025 all’8 marzo 2026, a cura di Marina Pugliese e realizzata in collaborazione con il MUDEC Museo delle Culture di Milano. Il progetto ripercorre la ricerca dell’artista milanese Franco Mazzucchelli, nato nel 1939, dagli anni Sessanta a oggi, attraverso opere e documentazioni fotografiche che testimoniano il carattere sperimentale, sociale e partecipativo del suo lavoro. L’esposizione si inserisce nella linea di ricerca del MAN dedicata agli artisti che hanno affrontato i temi della sostenibilità e della collettività, attivando nel tempo processi di coinvolgimento del pubblico e di riappropriazione dello spazio.
Il percorso presenta lavori legati ai progetti A. TO A. (Art to Abandon / Arte da abbandonare), tra cui gli interventi realizzati a Milano davanti all’Alfa Romeo di via Traiano nel 1971, nel piazzale del Liceo artistico di Torino nello stesso anno e nella Piazza dei Priori di Volterra nel 1973. Le grandi strutture gonfiabili in PVC, abbandonate nello spazio pubblico, diventano strumenti di interazione e di riflessione critica sulla funzione dell’arte al di fuori dei circuiti istituzionali. In alcuni casi, come nell’intervento milanese, l’opera ha assunto in modo inatteso una valenza politica, venendo utilizzata dagli operai come barriera simbolica. Una sezione storica, esposta per la prima volta in un’istituzione pubblica italiana, è dedicata a Caduta di Pressione, opera del 1974 presentata originariamente alla galleria Diagramma di Milano. L’installazione prevedeva la misurazione del consumo di ossigeno in una stanza in relazione alla presenza dei visitatori, restituendo una mappatura del respiro e dell’apnea registrata attraverso strumenti scientifici e schedari che riportano nomi e valori di pressione. Il percorso include inoltre due grandi sculture gonfiabili in PVC, un Totano lungo 26 metri e un Cono alto 12 metri, esempi di una scultura temporanea e monumentale che ridefinisce il rapporto tra opera, spazio e pubblico.
La mostra si conclude con un’installazione site-specific del ciclo Riappropriazioni, che occupa integralmente una sala del museo annullandone i confini e invitando il pubblico a entrare fisicamente nella struttura in membrana plastica. Monumentalità e leggerezza, sospensione e adesione, materiali sintetici e riflessione critica sul presente attraversano un progetto che racconta per capitoli la ricerca di Mazzucchelli e il suo continuo confronto con la dimensione collettiva dell’esperienza artistica.
Alfredo Casali, nato a Piacenza nel 1955, vive e lavora nella sua città. Laureatosi in filosofia all’Università di Bologna nel 1983 sotto la guida di Luciano Anceschi, ha sviluppato un percorso tra pittura, poesia visiva e studi teorici, approdando a un linguaggio artistico personale caratterizzato da essenzialità poetica e ricorrenza di elementi archetipici organizzati in cicli tematici. Giovanni Fumagalli fu tra i primi a riconoscere il valore della sua opera, accogliendolo alla Galleria delle Ore di Milano e affiancandolo tra il 1986 e il 1996. Casali ha partecipato alla XXXII Biennale d’Arte Città di Milano (1993) e alle Biennali di Cremona (1993 e 1999), esponendo in numerose mostre personali e collettive. Tra le più importanti, la personale al Centro Culturale San Fedele di Milano (2011), la mostra sull’astrazione internazionale al Museo d’arte di Mendrisio (CH), le collettive Sogno e Confine (Piacenza, 2012) e La natura obliqua (Saronno), e la personale alla Galleria Ceribelli di Bergamo (2014). Tra le esposizioni più recenti si segnalano lo Studio d’arte del Lauro di Milano (2019), il MAN di Nuoro in collaborazione con il Polo Territoriale di Agrigento (2023) e la mostra Alfredo Casali, Giovanni Fabbri. Geografie vita, territorio, storia al Magazzino del Sale di Cervia (2023), preludio all’antologica Alfredo Casali. La memoria delle cose curata da Massimo Ferrari per Volumnia a Piacenza (2024). Su di lui hanno scritto Michele Tavola, Franco Fanelli, Sara Fontana, Stefano Fugazza, Ivo Iori, Stefano Crespi, Flavio Arensi, Chiara Gatti, Marina De Stasio, Rocco Ronchi e Giorgio Seveso hanno scritto della sua opera.
Franco Pinna (La Maddalena 1925 – Roma 1978) è stato uno dei protagonisti del Neorealismo fotografico italiano. Dopo l’esperienza nella Resistenza romana e un breve periodo come operatore di documentari, nel 1952 entra nella cooperativa Fotografi Associati e accompagna Ernesto De Martino nelle spedizioni etnografiche in Lucania e Salento. Nel 1961 pubblica Sardegna. Una civiltà di pietra, il suo volume più importante, e dal 1964 diventa fotografo di fiducia di Federico Fellini. Autore di oltre 300.000 immagini, ha unito rigore estetico e impegno civile, documentando le trasformazioni dell’Italia e restituendo un ritratto umano del Novecento. Dal 1997 l’Archivio Franco Pinna, con sedi a Roma e Bologna, conserva e promuove il suo patrimonio attraverso mostre e ricerche.
Franco Mazzucchelli, nato a Milano nel 1939, vive e lavora nella stessa città. Conosciuto per le sperimentazioni pionieristiche con materiali sintetici a partire dagli anni Sessanta, ha realizzato installazioni ambientali di grande scala capaci di modificare la percezione dello spazio urbano e l’interazione del pubblico, che può toccare, spostare e persino portare via le opere. La sua pratica esplora le dinamiche sociali attraverso una partecipazione totale, integrando temporaneamente le opere nel paesaggio cittadino. Dall’inizio degli anni Duemila, la sua ricerca si è orientata verso una dimensione più estetizzata con le tele gonfiabili del ciclo Bieca Decorazione, definito in chiave autoironica come dipingere per puro godimento estetico e in relazione alle logiche commerciali.
Le installazioni di Mazzucchelli sono state presentate in numerosi spazi pubblici in Italia e all’estero, tra cui la Fabbrica Alfa Romeo, Piazza San Fedele, Accademia di Belle Arti di Brera e Castello Sforzesco a Milano, Piazza dei Priori a Volterra, il Lago di Como, Monaco di Baviera e la Camargue. Ha partecipato a mostre storiche come la 60ª Biennale di Venezia (2024), la 13ª Quadriennale di Roma (1999), l’11ª Quadriennale di Roma (1986), la 37ª Biennale di Venezia (1976) e la 15ª Triennale di Milano (1973). Le sue opere sono presenti anche in importanti istituzioni internazionali, tra cui MAPS – Museum of Art in Public Spaces (Køge, 2025), Museo Madre (Napoli, 2024), MACRO (Roma, 2021), Centre Pompidou-Metz (2021), Cité de l’Architecture (Parigi, 2021), ArtScience Museum (Singapore, 2020), Konsthall Lund (2020), Kunsthalle Wien (2019), ZKM (Karlsruhe, 2019), nGbK (Berlino, 2018) e Museo del Novecento (Milano, 2018). Mazzucchelli ha ricevuto il Premio alla Carriera Alfredo d’Andrade nel 2022, è stato Direttore Vicario di Brera 2 e ha insegnato Tecniche della Scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano.
| Città | Nuoro | Sede | MAN - Museo d'Arte di Nuoro | Date | Dal 05/12/2025 al 08/03/2026 | Artisti | Franco Mazzucchelli, Franco Pinna, Alfredo Casali | Curatori | Chiara Gatti, Paolo Pisanelli, Massimo Ferrari, Marina Pugliese | Temi | Fotografia, Nuoro, MAN - Museo d'Arte di Nuoro |
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