Lamont Young, il visionario e geniale architetto che immaginò la Napoli moderna


Moderno e visionario, Lamont Young (Napoli, 1851 - 1929) fu il geniale architetto britannico, ma nato a Napoli, che alla fine dell'Ottocento avrebbe potuto cambiare la città con un progetto ad alta sostenibilità incentrato sul verde ed i trasporti.

Il 12 marzo del 1851, esattamente 170 anni fa, nasceva Lamont Young, architetto britannico vissuto a Napoli tra i due secoli. Cresciuto nella proprietà di famiglia dell’attuale Villa Lucia a Napoli, ex coffee house di Ferdinando di Borbone e della moglie morganatica Lucia Migliaccio, questo geniale architetto, visionario ed anche inventore, si distinguerà nella sua carriera per una serie di edifici atipici nel panorama partenopeo di fine Ottocento, oltre che per un progetto estremamente futurista della prima metropolitana a Napoli e della sistemazione urbanistica dell’area di Bagnoli, oggi ex Italsider. Muore suicida, senza lasciare spiegazioni, nella sua Villa-Castello di Pizzofalcone, attualmente in rovina.

La metropolitana ed il progetto Bagnoli

A soli 23 anni, nel 1874, Young partecipa ad un progetto bandito dal Comune di Napoli per una nuova linea cavallo-tramviaria. Convinto che il traffico sarebbe stato un grande problema nel futuro delle città, il giovane architetto presenta, nel giro di sei anni, un progetto di metropolitana. La commissione del Comune resta sbalordita per quella che all’epoca sembrava fantascienza. Il progetto viene ripresentato con alcune varianti che includono un percorso sotterraneo più corto (c’era molto timore a scavare così in profondità sotto i quartieri), con due sopraelevate che avrebbero costeggiato le attuali via Marina e via Caracciolo. Il progetto però era molto più ampio e includeva la creazione di un nuovo quartiere (il Rione Venezia) e la risistemazione della piana di Bagnoli.

Il Rione Venezia sarebbe stato costruito con il materiale di risulta delle gallerie della metropolitana, andando a formare un piccolo arcipelago di isole sulla costa di Posillipo. Sono gli anni successivi alla grande colmata di via Caracciolo e quest’idea all’epoca sarebbe potuta sembrare meno strana di quanto possa suonare oggi. Il quartiere, attraversato da canali, avrebbero ospitato eleganti edifici e villette neogotiche. Un grande tunnel-traforo navigabile avrebbe attraversato la montagna per collegare questo quartiere a Bagnoli. Come detto, l’architetto britannico era molto preoccupato dal possibile crescere del traffico urbano. Il progetto individuava nell’area di Bagnoli il luogo ideale per lo sviluppo del turismo, in un contesto di estrema attenzione al verde ed alla natura, in quello che era un magnifico angolo del litorale flegreo. Sulla spiaggia era prevista una stazione balneare all’avanguardia per l’epoca.

Il Progetto di Bagnoli e del Rione Venezia
Il Progetto di Bagnoli e del Rione Venezia


Il Rione Venezia
Il Rione Venezia


La stazione balneare
La stazione balneare

Lì vicino, ci sarebbero stati la stazione terminale della metropolitana ed un grande hotel, pronto ad ospitare gli ospiti stranieri. Il resto del progetto prevedeva una stazione termo-minerale, tantissimi giardini ed aree ricreative: una cassa armonica per i concerti all’aperto, aree per il gioco del pallone e per il pattinaggio, un giardino zoologico e diversi canali navigabili da barche a remi. Una grande struttura avrebbe sormontato questa sorta di parco, il Palazzo di Cristallo. La struttura, ispirata al gran Palazzo di Cristallo di Londra (Crystal Palace), avrebbe ospitato conferenze, mostre, sale d’ascolto per la musica e giardini interni. Un importante polo culturale per la città che, oltre ad assolvere ad una funzione sociale, avrebbe consentito alle persone non in grado di viaggiare, di poter scoprire culture diverse.

Il grande progetto sarebbe stato approvato dalla giunta Comunale nel 1888. Ritardi nella presentazione dei finanziatori stranieri bloccavano tutto, mandando in fumo il progetto e trasformando l’area a partire dal 1905 in una delle più grandi poli siderurgici del mondo, l’Ilva di Bagnoli. Purtroppo, a distanza di tanti anni dall’inizio della dismissione dell’area, si sono susseguiti numerosi proclami ma i progetti e le bonifiche sembrano ancora un miraggio, nonostante tutti i Governi succeduti in questi ultimi trent’anni abbiano manifestato il massimo impegno per la questione. Il progetto della metropolitana di Young viene ripreso negli anni successivi per la costruzione della prima linea a Napoli e viene omaggiato negli ultimi anni, nella stazione Toledo, con un’opera di William Kentridge.

Il Palazzo di Cristallo
Il Palazzo di Cristallo


L'omaggio di William Kentridge alla stazione Toledo
L’omaggio di William Kentridge alla stazione Toledo

Gli edifici

Nel 1875, a 24 anni, Young inizia a progettare il suo primo edificio su di un terreno di famiglia, un castello neogotico in tufo, con una falsa lezione nella torre principale, affiancato da un piccolo edificio neogotico. Nel 1877 è la volta del secondo edificio, molto diverso dal primo. È una palazzina in stile neo-rinascimentale, costruita per gli eredi dei Grifeo, principi di Partanna. Eredi della Duchessa di Floridia, Lucia Migliaccio, avevano venduto anni prima la proprietà di Villa Lucia ad un conte polacco, prima che venisse comprata dagli stessi genitori di Lamont Young. Questo è l’unico edificio che ancora oggi conserva una targa originale con il nome dell’architetto. Del 1884 è l’opera seguente, un grande edificio neo-rinascimentale in tufo, che attualmente ospita l’Institut Français de Naples, il Grenoble.

Consapevole del grande valore che il turismo avrebbe portato a Napoli, nel 1892 inizia a costruire un grande albergo nei terreni sottostanti la sua dimora, Villa Lucia. L’albergo prevede magnifici spazi, come salotti neo-indiani e giardini d’inverno per attirare stranieri da tutto il mondo. Purtroppo nel 1896 Young è costretto a vendere parte della proprietà di famiglia per completare i lavori ed a cedere definitivamente nel 1901 ai fratelli Bertolini, navigati albergatori, la struttura e la conclusione dei lavori. Nasce così il Bertolini Palace Hotel, uno dei più importanti alberghi napoletani del primo Novecento. Venduto il corpo principale di Villa Lucia, l’architetto costruisce in quel che resta della proprietà uno chalet svizzero, a fianco al ponte costruito dal Niccolini in epoca borbonica.

Nel 1902 è la volta di un altro castello a Corso Vittorio Emanuele, sempre in stile neo-gotico. Dopo due anni vende la proprietà al banchiere svizzero Aselmayer, che da oggi il nome all’edificio. Dopo alcuni anni di attività imprenditoriale, legata anche al turismo, passati nella villa sull’isolotto della Gaiola a Posillipo ed in una casa girevole da lui stesso progettata a Vivara, nel 1914 inizia una grande speculazione edilizia sulla scarpata di monte Echia a Pizzofalcone. Il progetto prevedeva la costruzione di un grosso complesso su diversi livelli in stile neo-indiano, sull’attuale scarpata tra Santa Lucia e via Chiatamone. La struttura avrebbe collegato il livello stradale al belvedere sulla montagna, tramite numerosi terrazzamenti, che avrebbero ospitato uffici ed un grande albergo. Purtroppo non si realizzerà nulla per la mancata concessione del Comune ai lavori.

Villa Curcio
Villa Curcio


Il grande albergo neo-indiano
Il grande albergo neo-indiano


Villa Ebe oggi
Villa Ebe oggi

Nel 1920 con il socio ed amico, il banchiere Tommaso Astarita, inizia un nuovo progetto: la costruzione di due castelletti sulle rampe che oggi collegano via Morelli con Pizzofalcone. Il progetto originario prevedeva tra questi due corpi di fabbrica con torri, la costruzione di un grande corpo centrale del castello, mai realizzato. La parte dove vive, Young la chiama Villa Ebe, in onore della giovane moglie Ebe Cazzani, mentre l’altro castelletto di Astarita non è più visibile perché bombardato nella seconda guerra mondiale.

Nel 1929 Lamont Young si suicida proprio a Villa Ebe, senza lasciare nessuna spiegazione. La moglie sposerà Giuseppe Guerra, membro di una importante famiglia di architetti napoletani e vivranno a Villa Ebe fino agli anni Settanta. La villa viene poi acquistata dal Comune di Napoli nel 1997. Il destino della villa sembra non trovare fortuna. Prima si susseguono voci secondo cui la villa verrà abbattuta per costruire un parcheggio, poi un terribile incendio nel 2000 distrugge tutti gli interni di legno. Da allora versa in stato di abbandono. In questi ultimi anni il Comune ha inserito la Villa nel piano di dismissione, per poi ritirarla dopo le proteste dei cittadini. Nell’ultimo periodo ci sono segnali positivi, ma non è chiaro quando partiranno i lavori di restauro, coperti solo in parte da fondi Regionali, soprattutto né quale sarà la destinazione d’uso della struttura una volta che sarà restaurata.

In occasione dei 170 anni dalla nascita di Lamont Young, è stata lanciata una campagna crowdfunding sul sito produzionidalbasso.com per sostenere la produzione di un documentario sulla vita di questo autore, sui suoi edifici, sulla sua visione di città del futuro e sulla sua misteriosa morte.


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L'autore di questo articolo: Francesco Carignani di Novoli

È esperto in management e politiche culturali.



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