Gli Uffizi Diffusi a Massa e il futuro del Palazzo Ducale


Annunciata per il 2024 una tappa del progetto Uffizi Diffusi a Massa: per adesso però si sa poco, e rischia di essere un’iniziativa fuori fuoco. Ecco come si potrebbero però creare intensi legami tra Massa e Firenze. Che potrebbero rivitalizzare Palazzo Ducale.

Da circa tre anni le Gallerie degli Uffizi promuovono l’iniziativa Uffizi Diffusi, il cui obiettivo primario è quello di portare opere del museo sul territorio (toscano, ma non solo) soprattutto attraverso una serie di esposizioni temporanee in cui alle opere degli Uffizi si affiancano pezzi provenienti dai territori nei quali le mostre si tengono. Un’iniziativa lodevole, che si muove in sostanziale continuità con il progetto La città degli Uffizi promosso dal precedente direttore delle Gallerie, Antonio Natali, e che rappresenta un momento importante per ammirare opere del museo nell’habitat che le ha prodotte o conservate per secoli, inserite in una fitta trama di rapporti che la musealizzazione può aver offuscato o cancellato del tutto. Negli ultimi tempi, tuttavia, il progetto degli Uffizi Diffusi appare un po’ ‘fuori fuoco’, e sembra che gli obiettivi dell’iniziativa non siano perseguiti nel modo più efficace, come dimostra, in particolare, il caso di Massa.

L’8 maggio il direttore degli Uffizi Eike Schmidt e il prefetto di Massa-Carrara Guido Aprea hanno annunciato di aver siglato un accordo per cui, nella primavera del 2024, gli Uffizi Diffusi faranno tappa a Massa: nelle sale del magnifico Palazzo Ducale (scandalosamente sottoutilizzato da un punto di vista culturale e in buona parte occupato dagli uffici di due enti pubblici, la Provincia e la Prefettura di Massa-Carrara) saranno esposti, dopo il necessario restauro, una decina di dipinti degli Uffizi (come si legge nel comunicato stampa della prefettura, “paesaggi e nature morte, tra le quali due bellissimi lavori del settecentesco Francesco Corsi, e anche una coppia di opere delle bottega di Carlo Dolci”). Si tratta di quadri che erano stati prelevati dai depositi degli Uffizi e posizionati nel palazzo massese nel 1931 e nel 1939 (altri furono depositati al Palazzo del Principe di Carrara, sede dell’Accademia di Belle Arti, e nella chiesa della Sacra Famiglia di Marina di Carrara, dove ancora oggi si trovano), e che sono stati rimossi dall’edificio nel 2013, quando un terremoto rese inagibile parte della struttura. Al momento non è chiaro se il loro ritorno a Palazzo Ducale sarà un evento a carattere permanente o temporaneo, e in quest’ultimo caso di quale durata; né è ben chiaro dove precisamente i dipinti saranno esposti e in che modo potranno essere fruiti dal pubblico, visto che l’edificio, come si diceva, è lontano dall’essere musealizzato.

Massa, Palazzo Ducale. Foto: Piergiuliano Chesi
Massa, Palazzo Ducale. Foto: Piergiuliano Chesi
Massa, Palazzo Ducale, Salone degli Svizzeri. Foto: Massa da vivere
Massa, Palazzo Ducale, Salone degli Svizzeri. Foto: Massa da vivere

Naturalmente qualunque iniziativa che vada in direzione della valorizzazione e dell’uso a fini espositivi e culturali di un importantissimo edificio storico come il Palazzo Ducale di Massa non può che essere salutata con favore. Tuttavia si poteva, e si potrebbe, fare di più, e diversamente. Non si coglie il profondo valore culturale di un’operazione come quella di riportare a Massa un nucleo di opere eterogenee, che quasi nulla hanno a che vedere con la storia dell’edificio e della città e che semplicemente furono prelevate più o meno a caso dai depositi delle Gallerie Fiorentine negli anni Trenta del Novecento per abbellire uffici e sale di rappresentanza di una sede istituzionale. Opere sconosciute ai cittadini massesi (erano appese in ambienti normalmente non accessibili) e nel complesso di buon livello, ma non certo capolavori assoluti la cui esibizione sia giustificabile praticamente in ogni contesto, al di là di ragioni storiche stringenti, in virtù del loro straordinario valore. Se l’intento è quello di far tornare a casa opere già conservate a Palazzo Ducale, occorre concentrare l’attenzione non su dipinti ‘alieni’ che sono stati parcheggiati per alcuni decenni nelle sale del palazzo, ma su opere intimamente legate alla storia di Massa e del maestoso edificio, e quindi sui quadri e sulle sculture che facevano parte delle raccolte ducali dei Cybo Malaspina, disperse nel corso del Settecento. Raccolte di cui già oggi è possibile rintracciare un nucleo di opere, e che future ricerche potranno farci conoscere meglio, consentendoci di individuare altri pezzi un tempo esposti a Palazzo Ducale e nelle altre residenze dell’illustre casato.

Alcune opere già conservate a Massa sono rimaste sul territorio nazionale: è il caso in particolare di un piccolo nucleo di dipinti che è passato nel Settecento a Roma, e che fa attualmente parte delle raccolte delle Gallerie Nazionali d’Arte Antica. Il gruppo di dipinti non è esposto né a Palazzo Barberini né a Palazzo Corsini, bensì è custodito nei depositi del museo o è depositato presso le sedi di istituzioni quali la Camera dei Deputati e l’Accademia dei Lincei; tra i dipinti ‘massesi’ spicca il Ritratto di Leone X con due cardinali di Giuliano Bugiardini, da Raffaello, commissionato dal cardinale Innocenzo Cybo, il quale ordinò al pittore di sostituire alla testa del cardinale Luigi de’ Rossi la propria. Per queste opere si potrebbe ipotizzare un prestito a lungo termine al Palazzo Ducale finalmente musealizzato, sulla scia di quanto il precedente Ministro della Cultura Dario Franceschini ha fatto con l’iniziativa 100 opere tornano a casa, che ha visto il trasferimento di diversi pezzi dai depositi di grandi musei ai luoghi di origine. Per quelle opere già Cybo Malaspina che sono invece custodite da importanti musei europei (il Lorenzo Cybo di Parmigianino è allo Statens Museum for Kunst di Copenhagen, il Ritratto di Alderano Cybo di Carlo Maratta è al Musée des Beaux-Arts di Marsiglia, l’Immacolata sempre di Maratta fa bella mostra di sé nella Bildergalerie della reggia di Sanssouci, a Potsdam) si può pensare all’organizzazione di uno o più eventi espositivi, della consueta durata di tre - quattro mesi, che consentano un loro temporaneo rientro alle falde delle Apuane.

Parmigianino, Ritratto di Lorenzo Cybo (1524; olio su tavola, 126 x 104 cm; Copenaghen, Statens Museum for Kunst)
Parmigianino, Ritratto di Lorenzo Cybo (1524; olio su tavola, 126 x 104 cm; Copenaghen, Statens Museum for Kunst)
Carlo Maratta, Ritratto del cardinale Alderano Cybo (1687; olio su tela, 103,5 x 94,5 cm; Marsiglia, Musée des Beaux-Arts)
Carlo Maratta, Ritratto del cardinale Alderano Cybo (1687; olio su tela, 103,5 x 94,5 cm; Marsiglia, Musée des Beaux-Arts)
Arme gentilizia delle famiglie Medici e Cybo, impresa di Lorenzo Cybo, sfingi (1547; marmo, 58 x 60 cm; Firenze, Gallerie degli Uffizi)
Arme gentilizia delle famiglie Medici e Cybo, impresa di Lorenzo Cybo, sfingi (1547; marmo, 58 x 60 cm; Firenze, Gallerie degli Uffizi)

Come si vede, almeno allo stato attuale delle conoscenze, non si deve guardare a Firenze per rintracciare opere già in collezione Cybo Malaspina, ma altrove. Questo non significa che non si possano organizzare significative iniziative culturali che raccontino lo stretto rapporto che da sempre unisce la città gigliata al comprensorio apuano, a cominciare da una mostra a Palazzo Ducale che potrebbe rientrare perfettamente all’interno del progetto degli Uffizi Diffusi, progetto che finora, come si diceva, si è concretizzato soprattutto attraverso l’organizzazione di eventi espositivi temporanei, in cui a opere delle Gallerie Fiorentine sono stati affiancati pezzi provenienti dal territorio. L’intento di una mostra del genere sarebbe quello di illustrare la complessità e la ricchezza di tale legame: dal rapporto, anche di parentela, tra le due Case regnanti (i Medici e i Cybo Malaspina), agli scultori attivi a Firenze che soggiornarono a Carrara (pensiamo solo a Michelangelo), agli artisti massesi (come Felice Palma) e carraresi (come Pietro Tacca) che trovarono la gloria nel capoluogo toscano. A integrare un percorso espositivo in cui dovrebbero figurare molte opere di provenienza locale (da alcune pale d’altare, magari restaurate per l’occasione, alla Madonna di Felice Palma della chiesa dei Cappuccini, al Crocifisso di Tacca padre o figlio della chiesa di San Martino), potrebbero giungere dagli Uffizi alcuni ritratti di esponenti della famiglia Medici che ebbero peculiari connessioni con i Cybo Malaspina e il territorio apuano, una bella base in marmo cinquecentesca con gli stemmi delle due casate (n. cat. 00283862), disegni e opere di piccolo formato di grandi scultori che si servirono del marmo di Carrara, alcune tele di pittori fiorentini che inviarono lavori a Massa, a cominciare da Matteo Rosselli.

In ogni caso, sia che si punti a far tornare a casa per periodi più o meno lunghi opere che si trovavano un tempo nel Palazzo Ducale, sia che si organizzino eventi espositivi non così legati all’idea del ritorno delle opere, un punto deve essere chiaro: per un pieno recupero a fini culturali dell’edificio e per un suo apporto reale e duraturo alla vita culturale dell’area apuana occorre associare a iniziative di carattere temporaneo come queste la trasformazione del Palazzo Ducale in un museo di se stesso e nel museo civico che la città di Massa non ha mai avuto. Attraverso un percorso che leghi insieme i tesori del palazzo (il Salone degli Svizzeri, la cappella con gli affreschi barocchi, anzi berniniani, di Carlo Pellegrini, l’alcova) e pezzi legati alla storia cittadina, in parte già ricoverati nell’edificio (dal calco del portale di Biduino del Metropolitan al ritratto del principe Alberico I), si darebbe vita a un organismo che sarebbe in grado di imprimere una svolta alla conoscenza, alla tutela e alla comunicazione del patrimonio di un territorio ricco di testimonianze storiche e artistiche che rischiano di andare disperse o distrutte, come spesso è avvenuto in passato.


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Fabrizio Federici

L'autore di questo articolo: Fabrizio Federici

Fabrizio Federici ha compiuto studi di storia dell’arte all’Università di Pisa e alla Scuola Normale Superiore. I suoi interessi comprendono temi di storia sociale dell’arte (mecenatismo, collezionismo), l’arte a Roma e in Toscana nel XVII secolo, la storia dell’erudizione e dell’antiquaria, la fortuna del Medioevo, l’antico e i luoghi dell’archeologia nella società contemporanea. È autore, con J. Garms, del volume "Tombs of illustrious italians at Rome". L’album di disegni RCIN 970334 della Royal Library di Windsor (“Bollettino d’Arte”, volume speciale), Firenze, Olschki 2010. Dal 2008 al 2012 è stato coordinatore del progetto “Osservatorio Mostre e Musei” della Scuola Normale e dal 2016 al 2018 borsista post-doc presso la Bibliotheca Hertziana, Roma. È inoltre amministratore della pagina Mo(n)stre.



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