Profumi, specchi e gioielli: la bellezza della donna etrusca nei musei senesi


Le donne etrusche amavano prendersi cura del loro corpo e passavano molto tempo a farsi belle. I musei archeologici della Fondazione Musei Senesi custodiscono diversi oggetti che lo testimoniano. Ecco un itinerario senese alla scoperta della bellezza della donna etrusca.

Dai reperti che sono giunti fino a noi, si comprende come le donne etrusche dovessero tenere molto alla cura del corpo e alla bellezza. Le testimonianze archeologiche presenti nelle terre di Siena ed esposte nei musei facenti parte della Fondazione Musei Senesi ci raccontano ancora della ricercatezza delle vesti, dei monili e degli oggetti preziosi di cui le donne etrusche amavano circondarsi.

Le collezioni dei musei della Fondazione Musei Senesi testimoniano quanto amassero vestire abiti raffinati, indossare gioielli preziosi e di buona qualità, pettinarsi i capelli con acconciature elaborate. Per questo, le donne etrusche possedevano specchi, unguentari e oggetti di vario tipo, sapientemente utilizzati per farsi belle in vista dei tanti eventi mondani nella società, come gli spettacoli e le gare sportive.

La donna etrusca era infatti gentile, raffinata, elegante, educata nei modi e amante dei piaceri mondani. Godeva, inoltre, di una libertà spesso sconosciuta alle donne delle altre società antiche, ben attestata dalle fonti storiche. In Etruria è perfino documentata l’esistenza di... istituti di bellezza: sappiamo anche che le donne si depilavano utilizzando creme depilatorie e pinzette, molti simili a quelle attuali, e che si detergevano la pelle con balsami e unguenti. Nella trousse delle donne etrusche non potevano mancare, inoltre, il nettaunghie, il pettine, spesso decorato, olii profumati, lo specchio - rigorosamente in bronzo e decorato con scene mitologiche e iscrizioni - e, infine, i trucchi, ricavati da prodotti di origine vegetale. Le mode in fatto di make-up prevedevano un trucco leggero e sobrio, ottenuto con cosmetici vicini a quelli odierni: fondotinta, cipria, fard, ombretto, un tratto nero per gli occhi e, infine, rossetto. I profumi, invece, si ottenevano da piante, fiori e frutta, specialmente bergamotto, lavanda, menta e mandorle.

L’uso di olii profumati è documentato in Etruria fin dal VII secolo a.C, in quanto nelle tombe principesche sono stati ritrovati piccoli e preziosi recipienti per conservare oli e unguenti. Si tratta di preparazioni composte da una base grassa, resa profumata con l’aggiunta di spezie, fiori e piante tra cui spiccavano il nardo, il cardamomo, la maggiorana, il giglio, la rosa, l’alloro e il mirto. Per garantire la conservazione, infine, venivano aggiunti fissanti come resine e miele.

I profumi e i recipienti venivano deposti nelle tombe per comporre i corredi funerari: si riteneva, infatti, che sarebbero stati utili nella vita ultraterrena del defunto e, inoltre, fungevano da indicatori del benessere economico della famiglia. Nel Museo Archeologico del Chianti Senese di Castellina, uno dei gioielli della rete di Fondazione Musei Senesi, sono proprio conservati vari unguentari etrusco-corinzi provenienti dalla necropoli di Poggino di Fonterutoli, databili tra la fine del VII e il VI secolo a.C.

Unguentari etrusco-corinzi dalla necropoli di Poggino di Fonterutoli
Unguentari etrusco-corinzi dalla necropoli di Poggino di Fonterutoli
Specchio etrusco al Museo civico archeologico e della Collegiata di Casole d'Elsa
Specchio etrusco al Museo civico archeologico e della Collegiata di Casole d’Elsa

Tra gli accessori da toeletta, fondamentali erano lo specchio e il pettine: il primo, spesso dono nuziale delle fanciulle e corredo funebre, era rotondo e generalmente in bronzo, anche se ne esistono splendidi esemplari in argento. La faccia riflettente dello specchio è convessa - dunque dava un’immagine ridotta rispetto a quella reale - mentre sull’altra, leggermente concava, erano incise scene mitologiche o legate alla vita quotidiana, come ad esempio fanciulle in atto di pettinarsi o farsi belle. Ne è un esempio lo splendido specchio in bronzo con raffigurazioni di scene mitologiche conservato al Museo civico archeologico e della Collegiata di Casole d’Elsa, uno dei pezzi più affascinanti delle collezioni di Fondazione Musei Senesi.

Il pettine testimonia la grande passione delle donne etrusche per le acconciature elaborate e ricercate. Tra i musei delle terre di Siena ne abbiamo un eccezionale esemplare in avorio decorato con leoni alati, conservato presso il Museo Civico Archeologico e d’Arte Sacra Palazzo Corboli ad Asciano. Le donne etrusche erano solite ammorbidire le loro chiome con oli e pomate importate dall’Oriente: i capelli venivano successivamente intrecciati, oppure lasciati ricadere in lunghi boccoli sulle spalle o raccolti a corona sopra alla nuca e fissati con reticelle, cuffiette e diademi.

Pettine in avorio con leoni alati dalla necropoli del Poggione
Pettine in avorio con leoni alati dalla necropoli del Poggione
Fibula del Museo Archeologico Etrusco di Murlo
Fibula del Museo Archeologico Etrusco di Murlo

Tra gli accessori più raffinati e preziosi, tuttavia, troviamo i gioielli. Elemento essenziale, considerato come un ornamento pregiato quanto le moderne spille d’oro, era la fibula. L’oggetto è stato utile nel tempo per gli studi sul costume, sullo status sociale, sul livello di abilità raggiunto dagli antichi artigiani, sulle materie prime, e per il processo creativo stesso. Alcune delle fibule più belle e sofisticate sono esposte nel Museo Archeologico Etrusco di Murlo: una collezione rara e preziosa che racconta gli aspetti salienti della vita quotidiana degli etruschi.

Un capolavoro dell’oreficeria etrusca è la collana d’oro dalla Necropoli delle Pianacce (seconda metà del IV secolo a.C) che è possibile ammirare presso il Museo Archeologico di Sarteano, anch’esso parte di Fondazione Musei Senesi. Appartenuta a una ricca signora, la collana era composta da piccole parti: otto palmette, sei fiori di loto, sessantacinque semisfere con foro passante, undici fermafilo rettangolari e una grande bulla centrale con solcature concentriche. Il gioiello è stato realizzato con la tecnica dello sbalzo: la decorazione veniva realizzata sulla lamina sottile con ceselli di diverse forme e misure, lavorando il rovescio del pezzo adagiato su una superficie non rigida. L’artigiano eseguiva l’oggetto in negativo, disegnando concavità e motivi decorativi che, a lavoro terminato, risultavano quindi in rilievo. I dettagli del disegno si ottenevano poi lavorando il lato frontale del pezzo, profilando il disegno con ceselli più minuti fino a ottenere una maggiore definizione.

Il nostro viaggio attraverso i musei archeologici delle terre di Siena si conclude con il Museo Archeologico di Colle Val d’Elsa. Qui è conservato un particolare tipo di orecchini, denominati “a bauletto”: particolarmente diffusi nel VI secolo a.C., erano formati da una lamina rettangolare curvata e ornata a filigrana, da legare al lobo dell’orecchio con un filo sottile. Questi orecchini appartenevano alla Ragazza della Porciglia, che prende il nome dal luogo del rinvenimento della sepoltura - in località Le Porciglia, tra la necropoli di Le Ville e l’insediamento etrusco di Poggio di Caio.

Collana d'oro dalla tomba della necropoli delle Pianacce
Collana d’oro dalla tomba della necropoli delle Pianacce
Cranio della Ragazza delle Porciglia con orecchino
Cranio della Ragazza delle Porciglia con orecchino
Ricostruzione del volto della Ragazza delle Porciglia
Ricostruzione del volto della Ragazza delle Porciglia
Ricostruzione dell'aspetto della Ragazza delle Porciglia
Ricostruzione dell’aspetto della Ragazza delle Porciglia

Al momento dello scavo, nel 1996, l’orecchino destro aveva conservato la posizione originaria e si trovava ancora attaccato alle ossa del cranio, grazie al processo di calcificazione. La scoperta archeologica ha suscitato il desiderio di dare un volto alla giovane donna che ancora indossava i suoi orecchini: su iniziativa del Gruppo Archeologico Colligiano, due gruppi di antropologi sono riusciti a ricostruire, avvalendosi delle più moderne tecniche, la fisionomia del viso della giovane donna, restituendo all’osservatore il probabile aspetto della fanciulla. La fisionomia ottenuta ha circa il 90% di probabilità di corrispondenza con quella che ebbe il soggetto in vita.

Per conoscere altre curiosità sulla vita del mondo etrusco e per scoprire le ricchezze e le storie presenti nelle terre di Siena, è possibile visitare i musei di Fondazione Musei Senesi con un biglietto unico. La FMS Card è il modo più semplice e conveniente per scoprire i musei senesi: ha validità 365 giorni e dà accessi gratuiti o agevolati, sconti ai bookshop, gadget dedicati e tanti altri vantaggi. Un’occasione unica per vivere appieno il passato e il presente delle terre di Siena.


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