La Toscana conserva alcune delle testimonianze più affascinanti della civiltà etrusca, che fiorì tra il IX e il I secolo a.C. prima di essere assorbita da Roma. Viaggiare sulle tracce degli Etruschi significa immergersi in un tempo sospeso tra le città murate, le necropoli scavate nel tufo e i reperti conservati nei musei. Una cultura complessa, capace di fondere la spiritualità con il gusto per la bellezza.
Questo itinerario di tre giorni vuole offrire un percorso ideale per chi desidera conoscere le radici più antiche della Toscana, toccando alcune delle località che meglio esprimono il lascito etrusco. Dalla severa eleganza di Volterra alle tombe monumentali di Populonia, dai borghi scavati nella roccia dell’entroterra fino ai musei di Firenze e Fiesole, ogni tappa offre un tassello del mosaico di questa civiltà enigmatica. Il viaggio non è solo un cammino nel passato, ma anche un’occasione per osservare come l’eredità etrusca continui a vivere nei paesaggi e nella cultura contemporanea.
Le strade che collegano questi luoghi attraversano campi, boschi e alture che sembrano ancora custodire i segreti di un popolo che ha amato la terra e l’ha trasformata in arte. È un itinerario che invita alla lentezza, alla contemplazione e alla curiosità: tre giorni per riscoprire la Toscana più antica, quella nascosta sotto la pietra e il silenzio, ma ancora sorprendentemente viva.
Volterra è una delle città toscane che meglio conserva il legame con il suo passato etrusco. Fondata come Velathri, dominava un vasto territorio grazie alla sua posizione strategica e alle mura ciclopiche che ancora oggi la circondano. L’ingresso alla città attraverso la Porta all’Arco, con i suoi conci in pietra e le teste scolpite, offre fin da subito un’immersione immediata in un tempo remoto. Passeggiando tra le sue vie si percepisce come il tessuto urbano medievale si sia sovrapposto a quello etrusco senza cancellarlo.
Il Museo Etrusco Guarnacci, uno dei più antichi d’Italia, custodisce un patrimonio straordinario di urne cinerarie, bronzetti votivi e oggetti di uso quotidiano. Tra le opere più note, l’Ombra della sera, una figura maschile slanciata e misteriosa, è quasi diventata un simbolo della città. Accanto alle collezioni, il museo racconta la spiritualità di un popolo che immaginava l’aldilà come una prosecuzione della vita terrena, con riti e oggetti che ne accompagnavano il defunto.
Sull’Acropoli, che si trova sulla sommità del colle su cui sorge la città, gli scavi hanno fatto riemergere un santuario che risale al VII secolo a.C., con successive modifiche fino al III secolo: era questo il cuore della vita religiosa della città (tipico degli etruschi era costruire templi in zone elevate). Si possono ancora osservare le rovine degli antichi edifici. E dalla terrazza di Piazza dei Priori lo sguardo si apre sulle colline che circondano Volterra, le stesse da cui gli Etruschi estraevano l’alabastro. È un luogo dove il passato non è relegato nei musei, ma emerge nei materiali, nelle forme e nell’atmosfera che permea l’intera città.
Dal cuore dell’entroterra si scende verso la costa, dove Populonia si affaccia sul golfo di Baratti. Un tempo fiorente porto etrusco, era l’unica città della dodecapoli, il sistema delle dodici città-stato etrusche, ad essere stata costruita sul mare (gli etruschi furono anche abili commercianti che esportavano la loro merce via mare). Oggi, tra le pinete e il profilo delle colline metallifere, si possono visitare i resti dell’antica città e la vasta necropoli che la circonda.
Il Parco Archeologico di Baratti e Populonia offre un percorso suggestivo tra tombe monumentali e gallerie scavate nella roccia. Le tombe a tumulo della necropoli di San Cerbone, con i loro corridoi interni e le camere sepolcrali decorate, restituiscono l’idea di una società raffinata, in cui la sepoltura era anche un atto di rappresentazione del rango. Più in alto, l’acropoli conserva i resti di templi e abitazioni, da cui si gode una vista che abbraccia il mare e le isole dell’Arcipelago Toscano.
Camminando tra gli ulivi e i sentieri del parco, il contrasto tra la quiete odierna e la vitalità del passato è palpabile. Populonia testimonia la vocazione commerciale e marittima degli Etruschi, capaci di intrecciare rapporti con le civiltà del Mediterraneo e di trasformare il paesaggio costiero in un centro di scambi e di cultura.
Sovana, piccolo borgo della Maremma, è un luogo dove la dimensione archeologica e quella naturale si fondono. Le vie silenziose, le case in tufo e la piazza dominata dal Duomo romanico nascondono un passato che risale all’epoca etrusca, quando la città era un centro importante della regione.
La necropoli di Sovana, immersa in un paesaggio di forre e vegetazione, è uno dei siti più evocativi della Toscana etrusca. Le tombe monumentali, scavate nella roccia e ornate da facciate scolpite, come la celebre Tomba Ildebranda, offrono una straordinaria testimonianza dell’arte funeraria. I percorsi che attraversano la “Città del Tufo” permettono di osservare da vicino la relazione tra l’uomo e la natura, in un equilibrio che sembra ancora intatto.
Sovana non è solo un sito archeologico, ma un luogo che invita alla riflessione sulla durata del tempo. Il tufo, materiale tenero e vivo, racconta la storia di una civiltà che ha saputo adattarsi e lasciare un’impronta profonda. Il silenzio che avvolge le tombe e le gole della Maremma restituisce al visitatore un senso di continuità con il passato. E tra Sovana, Sorano e Pitigliano è interessante percorrere le Vie Cave, una singolare rete di strade etrusche scavate nel tufo che collegavano i diversi insediamenti della zona, tra rocce a strapiombo e boschi incontaminati.
Il pomeriggio conduce verso l’interno, dove i centri di San Casciano dei Bagni, Sarteano e Chiusi formano un itinerario che intreccia archeologia e paesaggio termale. A San Casciano, le recenti scoperte del santuario etrusco-romano, con statue e offerte votive riemerse dalle acque calde, hanno attirato l’attenzione internazionale. Il museo civico conserva alcuni reperti che testimoniano l’antica devozione legata alle sorgenti termali.
Proseguendo verso Sarteano, la Tomba della Quadriga Infernale, situata nella necropoli delle Pianacce, rappresenta uno dei ritrovamenti più affascinanti dell’arte etrusca. Gli affreschi che decorano le pareti raffigurano una scena di viaggio verso l’aldilà, con una quadriga trainata da demoni rossi e neri: un racconto simbolico che unisce mito e spiritualità.
L’itinerario si conclude a Chiusi, una delle capitali della dodecapoli etrusca. Qui il Museo Nazionale Etrusco, uno dei più importanti d’Italia per lo studio dell’arte e della cultura dell’antica Etruria, raccoglie corredi funerari, urne e ceramiche di straordinaria fattura. Le catacombe e le tombe sotterranee, visitabili in parte, offrono un’esperienza immersiva nel cuore della città antica. La zona, segnata da dolci colline e campi coltivati, conserva il fascino discreto di un territorio dove la storia è parte integrante del paesaggio.
Situata su un’altura che domina la Val di Chiana, Cortona è una delle città più antiche della Toscana e mantiene intatta la sua identità etrusca. Fondata come Curtun, fu un centro importante per la sua posizione strategica e la ricchezza agricola del territorio. Le mura poligonali che ancora oggi cingono la città testimoniano l’abilità costruttiva degli Etruschi.
Il Museo dell’Accademia Etrusca e della Città di Cortona, ospitato nel Palazzo Casali, conserva reperti provenienti dalle necropoli locali, tra cui il celebre lampadario bronzeo del V secolo a.C., decorato con figure mitologiche, uno dei più spettacolari manufatti etruschi. Il MAEC è anche uno dei musei più interessanti per conoscere molti aspetti della vita quotidiana degli etruschi. Le tombe dell’area archeologica del Sodo e di Camucia, appena fuori dal centro abitato, offrono uno sguardo diretto sull’architettura funeraria monumentale, con scale e terrazze che rimandano a un culto degli antenati profondamente radicato.
Passeggiare per Cortona significa anche osservare come l’eredità etrusca si fonda con quella medievale e rinascimentale, in un continuum che dà alla città un carattere unico. Dalle sue terrazze si apre una vista che sembra racchiudere l’intera storia della Toscana, tra vallate, campi e colline che hanno visto passare secoli di civiltà.
L’itinerario si conclude a Firenze, dove il Museo Archeologico Nazionale custodisce una delle collezioni etrusche più ricche al mondo. Le urne cinerarie, le statue votive e i bronzi provenienti da tutta la regione compongono un racconto che attraversa secoli di arte e religione. Tra le opere più note, la Chimera di Arezzo, simbolo dell’arte etrusca e della sua forza espressiva, e l’Arringatore, figura ad altezza naturale di un uomo vestito di toga (così chiamato dalla posa), e che rappresenta l’unica grande scultura che ci è giunta dell’epoca tarda degli etruschi (risale a un periodo compreso tra la fine del II e l’inizio del I secolo a.C.).
E se si ha ancora tempo, si può salire fino a Fiesole, cittadina che rappresenta l’anello di congiunzione tra la Firenze moderna e le sue origini etrusche. Questo centro conserva tratti delle mura etrusche, oltre a un’area archeologica che comprende un teatro romano e il Museo Archeologico. Dal belvedere, la vista sulla valle dell’Arno riassume la continuità tra passato e presente.
Visitare Firenze e Fiesole dopo aver attraversato la Toscana etrusca significa chiudere un cerchio ideale: dalle città più antiche fino al cuore artistico della regione. Qui, più che altrove, si percepisce come la cultura etrusca abbia posto le basi di quella sensibilità per la forma e la materia che caratterizza ancora oggi la Toscana.
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