Lionello Puppi: scoperta la Crocifissione di Michelangelo. Ma aspettiamo i pareri della comunità scientifica


Lionello Puppi annuncia di aver rintracciato la Crocifissione per Vittoria Colonna, dipinto di Michelangelo ritenuto perduto. Ma aspettiamo i pareri degli esperti per capire se si tratta di vera scoperta.

L’ufficio stampa della mostra di El Greco a Treviso aveva preannunciato, nelle ultime ore, che nella giornata di oggi sarebbero state presentate al pubblico una nuove scoperte: certo, pochi immaginavano che tra le altre ci sarebbe stata una scoperta che, se confermata, sarebbe di enorme portata. Il professor Lionello Puppi ha infatti annunciato d’aver ritrovato la celebre Crocifissione eseguita da Michelangelo Buonarroti per Vittoria Colonna: un’opera che fino a oggi era ritenuta perduta e che era nota soltanto attraverso un disegno a carboncino su carta conservato al British Museum di Londra, e attraverso le copie realizzate da altri artisti.

Lionello Puppi, noto specialista di arte veneta (ma che si è occupato anche di Michelangelo), ha rintracciato il dipinto in una collezione privata e, come apprendiamo dal Mattino di Padova, lo ritiene stilisticamente compatibile con il disegno del British Museum. Dalle foto per ora diffuse in rete non si intuisce granché: pubblichiamo, qui sotto, un’immagine diffusa da Art Post Blog, presente alla conferenza stampa di stamani, e un’ulteriore immagine proposta dal Mattino di Padova. Da queste prime immagini il dipinto (che pare tuttavia incompiuto) non sembra avere la stessa qualità del disegno: il modellato sembra più grossolano, il rilievo dato dal chiaroscuro nel disegno è praticamente assente nel dipinto, le pose degli angeli ai lati appaiono meno naturali. Ripetiamo, comunque, che la qualità delle immagini diffuse non consente di dare un giudizio appropriato. Adesso occorrerà aspettare il dibattito, che naturalmente si aprirà, e i pareri della comunità scientifica per capire se ci troviamo di fronte a una vera scoperta, che se confermata potrebbe essere davvero la più interessante e clamorosa degli ultimi anni, oppure se il dipinto scoperto da Lionello Puppi non è che una copia. L’opera rimarrà comunque esposta alla mostra su El Greco: per chi vuole vederla, l’appuntamento è dunque a Treviso.

Aggiornamento (ore 18:15). Abbiamo ricevuto, proprio mentre pubblicavamo l’articolo, un comunicato dall’ufficio stampa della mostra “El Greco in Italia” contenente le motivazioni che avrebbero portato Lionello Puppi ad attribuire a Michelangelo il dipinto. Riportiamo il testo a seguito delle immagini sottostanti.

La Crocifissione per Vittoria Colonna, disegno del British Museum
Michelangelo, Crocifissione per Vittoria Colonna (1538-1541 circa; 36,8 x 26,8 cm; Londra, British Museum


Il dipinto scoperto da Lionello Puppi nell'immagine diffusa da Art Post Blog
Il dipinto scoperto da Lionello Puppi nell’immagine diffusa da Art Post Blog


Il dipinto scoperto da Lionello Puppi nell'immagine diffusa dal Mattino di Padova
Il dipinto scoperto da Lionello Puppi nell’immagine diffusa dal Mattino di Padova


Disegno e dipinto a confronto
Disegno e dipinto a confronto

La tesi dell’inedita “pictura” del “Crucifixo” che la vede attribuibile a Michelangelo

«Io l’ho ben visto al lume et col vetro et col specchio et non vidi mai la più finita cosa» (Vittoria Colonna)

La tavola del Cristo in Croce è una nuova opera in mostra collocata nella sala delle Crocefissioni. La tradizione ci fa pervenire un El Greco che non amava Michelangelo Buonarroti, tuttavia, non si può negare che lo prese a riferimento e a modello nelle sue produzioni artistiche, in particolar modo per quanto riguarda proprio l’iconografia del crocifisso. Cristo in croce poteva essere raffigurato in due maniere: o come Christus patiens, quindi un Cristo sofferente, con la testa reclinata verso il basso, o come Christus vigilans, vivo, con testa eretta e occhi aperti o, addirittura, Christus triumphans, con attributi regali, ad esprimere la sovranità sui vivi e sui morti.

Michelangelo Buonarroti è il primo a proporre un Christus vigilans. El Greco, che inizialmente aveva dipinto una tipologia di Cristo sofferente, patiens, solo dopo il suo approdo in Spagna segue l’iconografia rivoluzionaria michelangiolesca, ed è visibile in mostra, a testimoniarlo, il Crocifisso datato post 1590 e proveniente da Auckland Castle.

Riguardo al Cristo in Croce, attribuibile secondo il Prof. Lionello Puppi a Michelangelo Buonarroti, gli spunti a sostegno della tesi sono:

  • Dalle lettere che si scambiarono l’artista e Vittoria Colonna si evincono molti indizi: ad esempio, la donna, scrive che ha presso di lei degli ambasciatori estensi che hanno chiesto di vedere “lo sbozzo” del Crocifisso. La risposta di Michelangelo non ci è pervenuta, si può dunque pensare che abbia mandato questo “sbozzo”, che corrisponde all’opera custodita al British Museum (carboncino su carta, cm 36,8 x 26,8), ora visibile in copia in mostra per confronto. L’opera finita non è mai pervenuta, se non nei ringraziamenti delle lettere e nelle copie di Venusti, delle quali una è ammirabile nel percorso, e altre sono reperibili presso le Gallerie Doria Pamphilj e Borghese di Roma, la Society of Jesus di Oxford e Casa Buonarroti a Firenze, a cui altre si sono volute aggiungere: le varianti del Venusti, allievo di Michelangelo, presentano tuttavia l’aggiunta delle figure della Vergine e di San Giovanni.
  • Erano state fatte analisi diagnostiche dell’opera che indicano una compatibilità stilistica con Michelangelo, per l’assenza del paesaggio, la presenza di nuvole tempestose, la finezza del tratto.
  • Come ha suggerito il Professor Puppi nell’analisi della tavola inedita, «è da prendere atto che le dimensioni della tavoletta sono molto simili al disegno preparatorio di Londra.
  • Tracce di spolvero alludono alla sua derivazione da una matrice grafica (lo sbozzo quindi).
  • La riflettografia ha rivelato come il posizionamento del teschio, alla base della croce nel disegno, originariamente fosse stato tracciato alla destra di essa come nel dipinto in mostra.
  • Per la datazione dell’opera, si fa notare la presenza di un “sole nero” nella tavola che allude all’eclissi di sole del 19 aprile del 1539, non presente nelle realizzazioni del Venusti.
  • Sono presenti delle iscrizioni, visibili attraverso l’esame fotografico: da destra a sinistra, nel cartiglio, si legge in latino “Jesus Nazarenus Rex Judeorum” e in traduzione anche in greco ed aramaico, altra caratteristica non riscontrabile nel Venusti
  • Alla luce di Wood, infine, cioè la lampada a raggi ultravioletti, sul retro emergono i segni di una scritta, in dieci righe, delle quali si riesce solo a leggere “originale il dono suo” e “di propria mano stesi”, confermando la tesi che la tavola fosse un dono alla Colonna.


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Gli autori di questo articolo: Federico Giannini e Ilaria Baratta

Gli articoli firmati Finestre sull'Arte sono scritti a quattro mani da Federico Giannini e Ilaria Baratta. Insieme abbiamo fondato Finestre sull'Arte nel 2009. Clicca qui per scoprire chi siamo



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