Nel 2024 hanno preso il via gli interventi di valorizzazione dell’Anfiteatro romano Arena di Verona, nell’ambito del programma nazionale Art Bonus dedicato alla tutela del patrimonio culturale. L’operazione, dal valore complessivo di 14 milioni di euro, è stata interamente finanziata attraverso erogazioni liberali. UniCredit S.p.A. ha contribuito con la somma più rilevante, pari a 7 milioni di euro, seguita dalla Fondazione Cariverona con 2 milioni. Anche la Fondazione Cassa di Risparmio di Verona, Vicenza, Belluno e Ancona ha sostenuto il progetto con più tranche, per un totale di 9.363.950,91 euro. Attualmente la raccolta si è conclusa e l’intervento è in fase di realizzazione.
L’intervento di valorizzazione si è concentrato su vari aspetti fondamentali, con l’obiettivo di garantire la conservazione a lungo termine e la piena valorizzazione del monumento. Tra le operazioni previste figurano: sigillatura delle gradinate per garantire stabilità strutturale; rifacimento degli impianti elettrici e quelli di sicurezza e antincendio; implementazione di un nuovo impianto di illuminazione scenografica esterna; restauro conservativo delle gallerie e degli arcovoli; riqualificazione degli spazi museali e degli ambienti gestiti dalla Fondazione Arena; ammodernamento dei servizi igienici; e installazione di un impianto idrico antincendio conforme agli standard più rigorosi. Le operazioni sono state identificate come urgenti a seguito di studi condotti dal Comune di Verona per preservare e migliorare la fruizione del monumento.
Realizzata nella prima metà del I secolo d.C., l’Arena è un anfiteatro a struttura cava a pianta ellittica, capace di ospitare fino a 30.000 spettatori al tempo dei Romani. Costruita all’esterno delle mura romane per facilitare l’accesso degli spettatori e limitare l’afflusso nel centro cittadino, la struttura è oggi all’interno del centro storico di Verona. Dal punto di vista architettonico, dell’anello esterno originario rimane solo un breve tratto, l’Ala, eredità imponente in pietra calcarea di Valpolicella, scolpita a bugnato su un solo ordine architettonico di tipo tuscanico. L’anfiteatro, animato da una vivace frequentazione, era impreziosito da fontane e arricchito da statue, delle quali oggi rimangono solo rare tracce, ora conservate nel Museo Archeologico presso il Teatro romano.
Non si conosce con precisione il momento in cui la struttura cominciò a decadere, sebbene già nel III secolo si notino segni evidenti di deterioramento. È plausibile che l’attività spettacolare sia proseguita anche durante la tarda antichità, probabilmente con un ruolo meno centrale per i duelli gladiatori, che incontravano crescente ostilità da parte della cultura cristiana.
Dopo la caduta dell’Impero romano, l’Arena visse trasformazioni profonde. Sotto il regno di Teodorico (493-526 d.C.) parte della facciata venne infatti demolita per l’espansione difensiva della città. Nel 1276, gli Statuti comunali introdussero sanzioni per chi arrecava danni o imbrattava l’Arena, ma le misure non bastarono a impedire che l’anfiteatro diventasse rifugio per attività criminali. Verso la fine del Duecento, fu inoltre disposto che le prostitute cittadine risiedessero all’interno dell’antico edificio, dove continuarono a esercitare la loro attività fino al 1537.
Durante il Rinascimento, l’interesse per la tutela dell’Arena si fece più concreto, anche sotto il profilo estetico. Architetti e studiosi iniziarono a produrre rilievi dettagliati che testimoniavano un rinnovato sguardo verso il monumento. Nel frattempo, molte delle sue arcate voltate e aperte verso l’esterno furono occupate da botteghe di artigiani e mercanti, trasformando gli spazi in un vivace centro economico.
Gli spettacoli proseguirono nel tempo, mutando forma: ai duelli medievali si affiancarono i tornei promossi dalla nobiltà veronese e manifestazioni organizzate per accogliere figure di rilievo, sia italiane sia straniere. Nel 1713, per la prima volta, venne costruito un palco in legno nella platea per mettere in scena la Merope di Scipione Maffei. Da quel momento, durante l’estate, l’ellisse centrale iniziò a ospitare regolarmente rappresentazioni teatrali. Ma non solo. L’Arena fu utilizzata anche per scopi civici: la cosiddetta Pesa del Fieno, della quale resta un’asta in ferro datata 1733 conservata nell’arcovolo 4, rappresenta forse il braccio di una grande bilancia. Tra le molte iniziative ospitate vi furono anche corse, anche con animali, come asini, spettacoli circensi, ascensioni in mongolfiera e battute di caccia, in particolare contro i tori. Una di queste fu organizzata in onore di Napoleone Bonaparte.
La svolta arrivò nel 1913, quando in occasione del centenario della morte di Giuseppe Verdi, l’Arena ospitò per la prima volta Aida di Verdi. Da quel momento si avviò la tradizione delle stagioni liriche estive, estendendo la capienza fino a 15.000 spettatori e rendendo l’anfiteatro uno dei più grandi teatri all’aperto al mondo.
All’interno, l’Arena mantiene ancora oggi la tipica suddivisione tra arena e cavea: la prima era il palco dei giochi, mentre la cavea accoglieva il pubblico. Una volta separata da un podio con funzioni di protezione, la cavea era suddivisa da camminamenti orizzontali e corredata da un porticato superiore coperto da una struttura lignea. La fruizione pubblica è garantita da martedì a domenica, dalle 9 alle 19, a esclusione delle giornate con spettacoli (da aprile a ottobre). Durante questa stagione, gli allestimenti teatrali limitano l’accesso, ma non ostacolano completamente la visita.
L’Arena appresenta l’identità storica e culturale di Verona. Il progetto in corso punta a salvaguardare questa doppia anima: da un lato, l’integrità archeologica; dall’altro, la vitalità culturale contemporanea. Il ricorso al mecenatismo attraverso Art Bonus ha reso possibile un investimento rilevante del privato nel patrimonio pubblico.
Completati i lavori, l’Arena di Verona potrà offrire un’esperienza migliorata, sia per i turisti che per gli spettatori dei grandi eventi estivi. Le nuove soluzioni impiantistiche e il restauro conservativo garantiranno maggiore sicurezza, comfort e accessibilità senza compromettere l’integrità storica della struttura.
Il restauro sancisce un modello di cooperazione virtuosa tra enti pubblici, fondazioni e imprese. Rappresenta la continuazione di un percorso iniziato oltre un secolo fa, quando l’Arena fu trasformata da rudere in palcoscenico lirico, e oggi punta a rafforzare la sua funzione di teatro della cultura a livello internazionale.
L'autrice di questo articolo: Noemi Capoccia
Originaria di Lecce, classe 1995, ha conseguito la laurea presso l'Accademia di Belle Arti di Carrara nel 2021. Le sue passioni sono l'arte antica e l'archeologia. Dal 2024 lavora in Finestre sull'Arte.Per inviare il commento devi
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