Il Parco Archeologico di Pompei offre, al termine di interventi di manutenzione e valorizzazione, un nuovo percorso di visita che si può raggiungere dall’ingresso di Piazza Anfiteatro attraversando il tratto di passeggiata nel verde costeggiato dalle antiche tombe della necropoli di Porta Nocera: si tratta dell’area espositiva di alcuni calchi di vittime dell’eruzione, rinvenute in prossimità della antica Porta di Nocera. L’area di Porta Nocera, con la sua necropoli, si sviluppa al di fuori del circuito murario, a sud ovest dell’antica città di Pompei. La porta urbica si apriva in direzione dell’antica città di Nuceria (dove oggi sorgono gli attuali comuni di Nocera Inferiore e Nocera Superiore). Tutta l’area venne portata alla luce nell’ambito degli scavi condotti nel maggio del 1952, dall’allora direttore degli scavi Amedeo Maiuri nell’ambito di un più ampio programma che aveva l’obiettivo di liberare l’intera cinta muraria da gran parte della terra di riporto che ancora la ricopriva. Nell’autunno del 1956, durante la sistemazione dei fronti di scavo, nell’area tra la via delle tombe e le mura della città, furono rinvenuti, nel settore nord-occidentale, un gruppo di quattro vittime e i resti di una struttura per muliones (mulattieri). Come da prassi già ordinaria al tempo, di tali vittime furono realizzati i calchi, secondo la tecnica messa a punto dall’archeologo Giuseppe Fiorelli nell’Ottocento. Il metodo, tuttora utilizzato, consiste nel colare gesso liquido nelle cavità rinvenute nel banco di cenere indurita, laddove gli archeologi individuano dei vuoti causati dalla decomposizione delle parti molli organiche. Una volta asciugatosi il gesso, vengono restituiti come uno stampo il volume, la forma e la posizione dell’oggetto o del corpo ivi sepolti. E ora il gruppo di calchi, al termine delle operazioni di manutenzione e restauro, sono nuovamente visibili grazie agli interventi di adeguamento e valorizzazione del percorso di visita che permette di avvicinarsi fino all’area espositiva.
Dei quattro calchi delle vittime, solo uno giace nella posizione originale di rinvenimento. Si tratta di un uomo adulto, alto circa 1,80 metri in posizione prona con le gambe divaricate, coperto sulla parte posteriore da una tunica. Il calco fu lasciato nella sua posizione originaria direttamente sul lapillo. Altre due vittime furono trovate poco lontano, tra porta Nocera e la torre II della fortificazione: un adolescente steso sul fianco sinistro, le gambe piegate in avanti con tracce di tunica sulla schiena e sull’addome e delle suole dei sandali, e un adulto riverso sul fianco destro con braccia e gambe piegate, tracce della tunica e della suola del sandalo sinistro. L’ultimo calco di questo gruppo era un ragazzo di età compresa tra i 7 e i 19 anni, inizialmente interpretato da Maiuri come un uomo anziano, adagiato sul fianco destro, che conserva l’impronta di un tessuto sottile sul mento, mentre ai piedi indossava sandali con lacci. Le tracce nel calco di un bastone, di una ciotola di legno e di una bisaccia, leggibile in un rigonfiamento sul lato sinistro della vittima, hanno fatto pensare che si trattasse di un mendicante.
Gli interventi di manutenzione e cura del gruppo di calchi di Porta Nocera sono stati volti a rendere l’area espositiva accessibile al pubblico per una nuova valorizzazione di uno degli allestimenti storici realizzati dal Maiuri.
Le attività hanno in particolare riguardato la creazione di un accesso sicuro al sito, un riallestimento dello spazio espositivo con l’inserimento di nuove balaustre in ferro e l’alleggerimento dei pannelli di protezione esistenti eliminando le grate che costituivano una limitazione visiva delle opere, dei pannelli è stato lasciato solamente il telaio metallico adattato all’alloggiamento di nuovi elementi vetrati, ultra-chiari e di sicurezza, per una migliore percezione dell’insieme e dei dettagli dei corpi, fino alla manutenzione delle coperture esistenti.
Particolare attenzione è stata dedicata ai calchi in gesso che risultavano fortemente compromessi dal peculiare luogo di esposizione; il contatto diretto con lo strato di terreno di giacitura, primaria in un caso e secondaria negli altri, aveva causato fenomeni diffusi di deterioramento imputabili all’umidità ascensionale. È stato quindi eseguito un intervento conservativo finalizzato ad isolare il manufatto, evitandone il contatto diretto con il sottostante terreno tramite un’operazione complessa di inserimento di un interposto un pannello alveolare in alluminio di isolamento tra il manufatto e il suo strato di giacitura. Anche in questo caso, la manutenzione si configura come un atto dovuto di cura costante per la risoluzione di problematiche conservative insite di un contesto archeologico.
Pompei, un nuovo percorso di visita porta ai calchi delle vittime dell'eruzione del 79 d.C. |