USA, lo Smithsonian restituisce tre sculture cambogiane al loro paese d’origine


Lo Smithsonian di Washington restituisce tre sculture trafugate alla Cambogia durante i conflitti tra il 1967 e il 1975. La restituzione, prima applicazione della politica Smithsonian di gestione condivisa e restituzione etica, nasce da anni di ricerche congiunte.

Il National Museum of Asian Art dello Smithsonian di Washington (USA) ha annunciato la restituzione di tre sculture cambogiane al Regno di Cambogia, segnando il primo rimpatrio del museo secondo la “Politica di gestione condivisa e restituzione etiche” adottata nell’aprile 2022. L’iniziativa, avviata dallo stesso museo, ha seguito un’estesa valutazione interna iniziata nell’agosto 2022, basata su anni di ricerche condotte da curatori e specialisti della provenienza, in stretta collaborazione con il Ministero della Cultura e delle Belle Arti cambogiano. L’indagine ha confermato che gli oggetti erano stati trafugati dal paese durante un periodo di saccheggi diffusi in seguito ai conflitti civili tra il 1967 e il 1975, prima di entrare sul mercato dell’arte statunitense.

Le tre opere coinvolte Testa di Harihara (metà del X secolo), la Dea Uma (X secolo) e Prajnaparamita (Perfezione della Saggezza) (1200 circa), erano entrate nella collezione del museo tramite donazioni senza documentazione sull’esportazione dal territorio cambogiano. Ciascuno dei pezzi risulta collegato a commercianti sospettati di traffico di antichità provenienti dal Sud-est asiatico. Il collegamento con specifici templi e le date di comparsa sul mercato internazionale hanno evidenziato questioni etiche sufficienti a giustificare una restituzione volontaria. La Politica di gestione condivisa e restituzione etica dello Smithsonian (unico tra i musei statunitensi), consente restituzioni volontarie basate su criteri etici senza necessità di una richiesta formale di restituzione da parte del paese di origine. Grazie a questo quadro, il museo ha completato il processo di rimozione dal patrimonio museale degli oggetti e proseguirà la collaborazione con la Cambogia attraverso ricerche congiunte finalizzate a approfondire la conoscenza delle storie delle opere.

Da sinistra a destra: Testa di Harihara (metà del X secolo); La Dea Uma (X secolo) e Prajnaparamita (Perfezione della Saggezza) (1200 circa) © National Museum of Asian Art, Smithsonian Institution, Foto: Robert Harrell
Da sinistra a destra: Testa di Harihara (metà del X secolo); Dea Uma (X secolo) e Prajnaparamita (Perfezione della Saggezza) (1200 circa) Crediti Fotografici: © National Museum of Asian Art, Smithsonian Institution. Foto: Robert Harrell

Le opere e le loro storie

La Testa di Harihara rappresenta una divinità composita che unisce Shiva e Vishnu, con la metà del terzo occhio di Shiva visibile e un elaborato copricapo a tre livelli decorato con motivi floreali corrispondenti a quelli del tempio di Pre Rup, evocando le torri dei templi cambogiani e il Monte Meru, centro mitico dell’universo. La scultura fu probabilmente acquisita da William Wolff Inc. prima del 1968, passò ad Arthur Sackler e fu donata al museo nel 1987. L’opera fu esposta a lungo nella sezione Sculture dell’Asia meridionale e dell’Himalaya dal 1988 al 2017.

La Dea Uma si presenta in posa frontale elegante, con base colonnare formata dalla gonna plissettata e un torso modellato a enfatizzare femminilità e fertilità. Motivi floreali intagliati su copricapo e cintura richiamano i rilievi del tempio di Phnom Bakheng, a cui la scultura è strettamente collegata. Anche questa opera fu probabilmente acquistata da William Wolff Inc. nel 1972, entrò nella collezione Sackler e fu donata al museo nel 1987. Era stata esposta in Sculture dell’Asia meridionale e dell’Himalaya (1988–2017) e successivamente nella sezione Il potere nel Sud-est asiatico (2017–2020).

Prajnaparamita (Perfezione della Saggezza) raffigura la dea della sapienza trascendentale nella forma esoterica cambogiana. La complessa figura in bronzo, risalente al periodo Bayon sotto Jayavarman VII, riflette la crescita del buddhismo esoterico di Stato e la necessità rituale di icone devozionali portatili. L’opera faceva parte della Pan-Asian Collection di Christian Humann, passò attraverso Robert Ellsworth, fu venduta da Sotheby’s nel 1990 e donata al museo nel 2015. È stata esposta in L’arte del dono (2015), Incontro con il Buddha (2017–2022) e in L’arte della conoscenza dal 2023.

“Questa restituzione segna un passo importante nell’impegno del museo per una gestione etica, riflettendo sia la forza del nostro programma di ricerca sulla provenienza sia i valori che plasmano il nostro lavoro oggi”, ha affermato Chase Robinson, direttore del National Museum of Asian Art. "Essendo la prima restituzione del museo nell’ambito della politica di gestione condivisa e restituzione etica dello Smithsonian, si tratta di più di un’azione istituzionale. Piuttosto, è il prodotto di un processo collaborativo e duraturo con i nostri partner cambogiani, che combina la ricerca condotta sia dalle autorità cambogiane che dal nostro team per costruire un quadro affidabile e completo della storia di ogni oggetto”.

Inoltre è in preparazione una cerimonia ufficiale per il ritorno delle sculture al Ministero della Cultura e delle Belle Arti della Cambogia. Il ministero ha inoltre concordato un prestito a lungo termine delle opere, consentendo al museo di continuare a condividere il patrimonio artistico cambogiano e le ricerche sulla provenienza, dimostrando i vantaggi reciproci della collaborazione nella protezione del patrimonio culturale. La restituzione rappresenta un nuovo traguardo in una collaborazione pluriennale tra il museo e la Cambogia, consolidata da oltre tre anni di lavoro congiunto su questa valutazione e da un memorandum d’intesa firmato nel 2023 per approfondire la cooperazione in tutte le aree della pratica museale, dagli scambi di personale alla conservazione, ricerca e pianificazione espositiva. Nello stesso anno, il museo ha ospitato il forum pubblico Riconquistare il patrimonio culturale della Cambogia: la ricerca sulla provenienza in azione, mettendo in luce gli sforzi per identificare e restituire il patrimonio cambogiano. Con il sostegno della Henry Luce Foundation, nell’aprile 2025 è stato lanciato un programma pluriennale con il governo cambogiano dedicato alla reintegrazione e alla presentazione degli oggetti restituiti, in particolare quelli provenienti da Koh Ker, sito UNESCO, con una mostra internazionale prevista in Cambogia nel 2030 e a Washington nel 2031.


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