Dal 19 ottobre 2025 Firenze riaccoglie uno dei modelli più straordinari del Rinascimento. Il Dio Fluviale diMichelangelo, ideato per le tombe medicee della Sagrestia Nuova di San Lorenzo, torna all’Accademia delle Arti del Disegno, dove fu donato nel 1583 da Bartolomeo Ammannati per essere studiato dai giovani artisti. Dopo secoli di spostamenti e un complesso restauro, l’opera è ora esposta in una sala progettata per valorizzarne la forza plastica e la rilevanza storica, insieme a una lunetta di Francesco Granacci e a un Crocifisso ligneo della bottega dei Sangallo.
L’iniziativa è il risultato di un lungo percorso di tutela e valorizzazione promosso dal Segretario Generale Giorgio Bonsanti, che ha seguito negli anni le vicende del modello michelangiolesco, e dalla Presidente Cristina Acidini, che ha guidato la campagna di raccolta fondi necessaria al recupero, affiancata dal segretario tecnico Enrico Sartoni e dall’assistente Laura Turchi. Il progetto di allestimento porta la firma degli architetti David Palterer e Norberto Medardi, che hanno ideato un ambiente sobrio e meditato per offrire al pubblico una fruizione ravvicinata dell’opera.
Fondata da Giorgio Vasari nel 1563 per volontà di Cosimo I de’ Medici, l’Accademia delle Arti del Disegno è la più antica istituzione artistica del mondo occidentale. Nata per elevare lo status sociale degli artisti e offrire uno spazio di confronto sulle arti, aveva in Michelangelo il suo padre e maestro ideale. Ancora oggi l’Accademia porta avanti quella missione originaria, promuovendo arti visive, musica, spettacolo e discipline umanistiche e scientifiche. La presentazione ufficiale del nuovo allestimento avverrà il 18 ottobre, festa di San Luca evangelista, patrono degli artisti, con un evento riservato agli Accademici, mentre l’apertura al pubblico è prevista per il giorno seguente. Il Dio Fluviale, modellato tra il 1526 e il 1527, era destinato a completare il complesso monumentale dedicato a Giuliano e Lorenzo de’ Medici, uno dei cantieri simbolo della Firenze rinascimentale. La figura, che richiama le sculture fluviali dell’antichità classica, era concepita per essere collocata distesa ai piedi del sepolcro di Lorenzo duca d’Urbino, evocando simbolicamente lo scorrere della vita. Realizzato in terra cruda con fibre vegetali e animali, caseina e un’anima di filo di ferro, il modello rappresenta un esempio eccezionale del metodo creativo di Michelangelo, basato su continue sperimentazioni e un profondo studio dell’anatomia. Il suo stato di conservazione, nonostante la fragilità dei materiali, costituisce un fatto straordinario che permette di osservare da vicino il processo progettuale dell’artista.
La storia del Dio Fluviale è segnata da secoli di attenzione e interventi conservativi. Donato da Ammannati per finalità didattiche, nel tempo fu oggetto di restauri più o meno invasivi, come l’inserimento di elementi metallici nel Settecento. Documenti d’archivio attestano l’uso di strutture in legno e castagno per facilitarne gli spostamenti senza comprometterne l’integrità. Dopo periodi di oblio, l’opera fu riscoperta nel 1906 nella Sala dei Gessi dell’Accademia di Belle Arti e trasferita in deposito alla Galleria dell’Accademia. Nel 1964 fu depositata alla Casa Buonarroti per garantirne migliori condizioni conservative, su iniziativa del direttore Charles de Tolnay. Negli anni Ottanta il restauratore Guglielmo Galli segnalò gravi problemi strutturali, tra cui fessurazioni e deformazioni, aggravati dalla presenza di una bronzatura antica che ne alterava colore e leggibilità.
Le complesse difficoltà tecniche del restauro portarono per lungo tempo a rinviare l’intervento. La svolta giunse nel 2015, quando la richiesta di prestito per la mostra I Medici e le Arti a Firenze nel secondo Cinquecento a PalazzoStrozzi rese necessaria un’operazione radicale. Il restauro, eseguito da Rosanna Moradei dell’Opificio delle Pietre Dure con il sostegno dei Friends of Florence e sotto la direzione di Giorgio Bonsanti e Laura Speranza, si svolse tra il 2015 e il 2017. Dopo un trattamento antitarlo, si intervenne sulla struttura interna e sulle superfici con consolidamenti mirati. La bronzatura fu rimossa e la superficie liberata grazie a microaspirazioni e solvent-gel, restituendo la matericità originaria dell’opera senza cancellare le tracce del tempo e delle modifiche subite. Dopo l’esposizione a Palazzo Strozzi, il modello fu trasferito nella sede di via Orsanmichele, dove rimase protetto fino al completamento della nuova sala.
Il progetto espositivo di Palterer e Medardi ha previsto uno spazio essenziale, dominato da toni neutri e pensato per valorizzare la monumentalità del modello. La statua è collocata su una base di legno all’interno di un parallelepipedo di vetro realizzato a Venezia, che richiama il fluire dell’acqua, ed è dotata di dispositivi antisismici per garantirne la sicurezza. La nuova sala ospita anche due opere importanti del primo Cinquecento, entrambe conferite all’Accademia agli inizi dell’Ottocento. La lunetta con l’Adorazione dei Pastori di Francesco Granacci, datata intorno al 1500, testimonia il legame artistico e personale con Michelangelo e, dopo il recente restauro, ha recuperato la brillantezza originaria della sua tavolozza. Accanto ad essa, il Crocifisso ligneo della bottega dei Sangallo (1510-1520), proveniente dalla Cappella di San Luca, rappresenta uno dei rari esemplari di grandi dimensioni giunti fino a oggi e si distingue per qualità e stato di conservazione. Il restauro ha eliminato le ridipinture scure stratificatesi nel tempo, restituendo la policromia originale in tutta la sua luminosità.
La sala avrà un ingresso dedicato in via Orsanmichele 6 e sarà visitabile grazie alla collaborazione dell’associazione Amici dei Musei di Firenze e di alcuni professori dell’Accademia. L’apertura è prevista nei giorni di lunedì, martedì, mercoledì e venerdì, con orario 10.00-13.00 e 14.00-17.00 in inverno, e 10.00-12.30 e 16.00-18.00 in estate. Per le aperture del sabato e della domenica si invita a consultare il sito www.aadfi.it. L’ingresso è soggetto a una donazione volontaria non inferiore a cinque euro.
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