Alma Allen rappresenterà gli USA alla Biennale di Venezia 2026. Critiche


Sarà Alma Allen l’artista che rappresenterà gli Stati Uniti alla Biennale di Venezia 2026. È il primo uomo bianco ad aggiudicarsi il Padiglione degli USA dal 2009. Tuttavia, la scelta è stata criticata: le sue sculture sono infatti politicamente innocue e alle ultime edizioni della Biennale i padiglioni degli USA hanno sempre fatto i conti con la storia americana

È finalmente arrivato l’annuncio ufficiale dopo le indiscrezioni dei giorni scorsi: a rappresentare gli Stati Uniti alla Biennale di Venezia 2026 sarà lo scultore Alma Allen (Salt Lake City, 1970). Sarà lui il protagonista del Padiglione degli USA. La mostra del Padiglione degli Stati Uniti del 2026, Alma Allen: Call Me the Breeze, verrà gestita dalla commissaria Jenni Parido, fondatrice dell’American Arts Conservancy, nuova organizzazione no profit che si occuperà dell’organizzazione, e sarà curata da Jeffrey Uslip. Il padiglione presenterà opere d’arte che mettono in risalto la trasformazione alchemica della materia operata da Allen ed esplorano il concetto di “elevazione”, sia come manifestazione fisica della forma che come simbolo di ottimismo collettivo e autorealizzazione. L’artista è stato scelto perché secondo gli organizzatori è in linea con l’attenzione dell’amministrazione Trump per “l’eccellenza americana”, si legge nella scarna nota che dà l’annuncio dell’incarico.

Alma Allen è uno scultore. Le forme che produce ricordano oggetti di varia natura, dalle ossa ai pianeti, dai semi agli spiriti, dando l’impressione di essere state scoperte o emerse piuttosto che meticolosamente realizzate. Le superfici delle opere riflettono una deliberata dualità, essendo talvolta levigate fino a diventare lucide, e talvolta lasciate grezze e butterate. Si tratta di un lavoro molto meticoloso e lento, scelto probabilmente anche in accordo al tema In minor keys della mostra internazionale. “Spesso realizzate in pietra, legno o bronzo, materiali selezionati a mano dalle cave o raccolti nei paesaggi circostanti il suo studio”, si legge sul sito di Kasmin Gallery, la galleria che rappresenta Allen, “le opere emanano una forza vitale misteriosa e ineffabile. Queste forme astratte e biomorfe sembrano talismaniche non solo per le loro qualità atmosferiche, ma anche per la loro giocosità: le sculture in bronzo appaiono incredibilmente malleabili, persino liquide; le venature del legno e della pietra sono accentuate per evidenziare la loro storia materiale. Qualunque sia il mezzo scelto da Allen, le forme finali delle opere e i loro particolari affioramenti ed eccentricità sembrano essere stati evocati dall’artista durante la loro realizzazione, nati da una conversazione silenziosa tra scultore e oggetto”.

Alma Allen. Foto: Diego Flores / Kasmin Gallery
Alma Allen. Foto: Diego Flores / Kasmin Gallery
Opere di Alma Allen. Foto: Kasmin Gallery
Opere di Alma Allen. Foto: Kasmin Gallery
Opere di Alma Allen. Foto: Kasmin Gallery
Opere di Alma Allen. Foto: Kasmin Gallery

Tuttavia, nonostante la qualità formale e meditativa del lavoro di Allen, la sua nomina è stata accolta da alcune voci critiche come una conclusione non particolarmente brillante di un processo di selezione altrettanto deludente (e, che, peraltro, darà all’artista pochissimo tempo per lavorare, dal momento che la Biennale aprirà tra sei mesi, e di solito il Padiglione degli USA viene preparato con più di un anno d’anticipo). La critica non riguarda la qualità intrinseca delle opere, ma la loro presunta incapacità di dialogare con l’attuale stato della nazione americana. Si tratterebbe, secondo i critici, di un’arte fondamentalmente innocua, avulsa da qualsiasi discorso politico, e dunque non in linea con la tradizione degli ultimi padiglioni degli USA alla Biennale di Venezia che invece hanno sempre cercato di fare i conti con la storia statunitense. La gestione del processo di selezione è curata dal Dipartimento di Stato, il che spiega l’orientamento verso opere che non si prestino a interpretazioni troppo dirette o provocatorie. La nuova organizzazione no profit responsabile dei finanziamenti, l’American Arts Conservancy, includerebbe, secondo alcune fonti, alleati del Presidente Trump. Inoltre, le linee guida per la candidatura, come riportato in precedenza, avevano eliminato tutti i riferimenti alla diversità e all’inclusione. La scelta di Allen, che sarà il primo uomo bianco a rappresentare gli USA dal 2009, viene vista come un adempimento di tale linea guida. L’annuncio ufficiale del Dipartimento di Stato ha esplicitato chiaramente che l’esposizione di Allen dovrà allinearsi all’impostazione ideologica dell’amministrazione Trump.

La scelta di Allen, come detto, si scontra con l’eredità critica dei padiglioni statunitensi recenti. Per esempio, nel 2024 Jeffrey Gibson aveva portato a Venezia i linguaggi e i colori delle comunità native. Nel 2022, Simone Leigh aveva rivestito la facciata del padiglione con la paglia, rievocando i materiali utilizzati per i padiglioni africani all’Esposizione Coloniale di Parigi del 1931, in un gesto di critica al colonialismo e all’impero. Analogamente, Martin Puryear, nel 2019, aveva affrontato il retaggio della schiavitù, con un’opera che rendeva omaggio a Sally Hemings, mettendo in discussione gli ideali neoclassici simboleggiati dall’architettura del Padiglione stesso. Questi esempi implicano un confronto diretto con le pagine buie della storia degli USA, un approccio che difficilmente si ritroverà nell’installazione di Allen. Inoltre, la scelta di Allen è arrivata dopo che un precedente progetto, che avrebbe dovuto coinvolgere lo scultore Robert Lazzarini, era stato interrotto. La proposta di Lazzarini includeva sculture di simboli nazionali statunitensi, come bandiere e una statua di George Washington, distorti digitalmente secondo il suo stile anamorfico. Nonostante il progetto di Lazzarini fosse riuscito inizialmente a ottenere l’approvazione del Dipartimento di Stato, dimostrando la possibilità di presentare arte contemporanea dal tono politico pur rispettando le nuove linee guida non politiche, l’artista ha attribuito l’interruzione del progetto a problemi di natura burocratica.

Alma Allen, Not yet titled (2023; bronzo, 180,5 x 170,2 x 24,5 cm)
Alma Allen, Not yet titled (2023; bronzo, 180,5 x 170,2 x 24,5 cm)
Alma Allen, Not yet titled (2022; bronzo, 66 x 145 x 125 cm)
Alma Allen, Not yet titled (2022; bronzo, 66 x 145 x 125 cm)
Alma Allen, Not yet titled (2022; bronzo, 194 x 140 x 96 cm)
Alma Allen, Not yet titled (2022; bronzo, 194 x 140 x 96 cm)
Alma Allen, Not yet titled (2022; bronzo, 84 x 97 x 92 cm)
Alma Allen, Not yet titled (2022; bronzo, 84 x 97 x 92 cm)
Alma Allen, Not yet titled (2019; cantera verde Oaxaca, 80 x 90 x 140 cm)
Alma Allen, Not yet titled (2019; cantera verde Oaxaca, 80 x 90 x 140 cm)

Alma Allen è originario di Salt Lake City, nello Utah, ma risiede in Messico, a Tepoztlán, dal 2017, mantenendo una pratica solitaria e rigorosa. La sua opera è spesso accostata al modernismo, in particolare a figure come Constantin Brâncuși. Le sculture di Allen, a loro volta, utilizzano materiali tradizionali come marmo, legno e roccia vulcanica o bronzo, ma impiegano anche la tecnologia moderna, compresa l’assistenza digitale e, secondo una dichiarazione del 2014, l’uso di un “robot”.

Allen desidera che il suo lavoro appaia antico, pur mantenendo un aspetto contemporaneo, esprimendo che non ha mai percepito una separazione netta tra l’antico e il moderno, una posizione interpretata da alcuni come prossima al conservatorismo. Al Padiglione degli USA, l’artista prevede di esporre circa 30 sculture, tra cui una serie di nuove opere site specific, una delle quali verrà collocata all’esterno, nel piazzale del Padiglione.


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