Torna ad aprire le porte a tutti la chiesa di San Francesco a Prato, una delle prime chiese francescane d’Italia: è infatti finito il restauro che ha tenuto chiuso l’edificio per sette anni. L’intervento, di eccezionale complessità e durata, si è concluso nell’autunno 2025 dopo anni di studi, ricerche e lavori, riportando alla luce un edificio che rappresenta uno dei simboli più significativi della città toscana. Il restauro segna la rinascita di un monumento che da oltre otto secoli custodisce la memoria religiosa e civile di Prato e che ora, grazie a un impegno condiviso tra istituzioni, enti di ricerca e comunità ecclesiale, torna a essere punto di riferimento culturale e spirituale.
L’intervento, avviato nell’estate del 2021, è stato preceduto da un lungo percorso preparatorio iniziato nel 2018 con un articolato programma di studi archivistici, indagini storiche e analisi diagnostiche. Questo approccio multidisciplinare ha permesso di ricostruire con maggiore precisione la genesi e le trasformazioni dell’edificio nel corso dei secoli, restituendo una visione autentica e scientificamente fondata del suo patrimonio architettonico e decorativo. Il risultato è una lettura nuova e completa del complesso francescano, che integra conoscenza storica, innovazione tecnologica e sensibilità conservativa.
Il progetto, significativamente denominato Il Grande Restauro del San Francesco, è stato promosso dalla Parrocchia di San Donato in San Francesco, rappresentata da monsignor Carlo Stancari, che ne è stato il committente. La progettazione e direzione dei lavori sono state affidate a un gruppo di professionisti coordinati dall’architetto Riccardo Berti, con Francesco Marchese come responsabile del progetto per la Parrocchia. Hanno preso parte SPIRA s.r.l. con l’architetto Sara Marrani, l’ingegner Riccardo Papi e l’ingegner Silvio Spadi, affiancati dall’Istituto per la BioEconomia del CNR, incaricato dello studio e della datazione delle strutture lignee, e dall’Università di Firenze per l’analisi delle superfici murarie. Al progetto hanno contribuito inoltre il perito industriale Federico Innocenti per l’impianto elettrico e l’architetto Stefania Galanti di Targetti Sankey per la progettazione illuminotecnica.
L’intervento è stato condotto sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza ABAP per la Città Metropolitana di Firenze e la Provincia di Prato, con il contributo determinante di figure come l’architetto Gabriele Nannetti, l’architetto Giuseppina Clausi, la dottoressa Lia Brunori, la dottoressa Francesca Leolini e la dottoressa Silvia Benassai. Le imprese coinvolte comprendono la Mannucci Geom. Vinicio S.r.l. per il restauro architettonico, le restauratrici Letizia Langianni e Desirè Maddalena per gli affreschi dell’Altare Datini, Progetto Arte Poli S.r.l. per le vetrate, C.S.C. Automazioni per gli impianti, Targetti Sankey per la fornitura dell’illuminazione e O.M.E.R.T. S.n.c. per le strutture metalliche. L’allestimento dell’Altare Datini è stato progettato dall’architetto Davide Marazzi dello studio Marazzi Architetti di Parma ed eseguito da Freak Out! S.n.c.
Il restauro si è sviluppato in più lotti successivi, gestiti in modo coordinato per rispondere alla complessità delle operazioni e alla necessità di garantire la sostenibilità economica del progetto. Tutte le attività sono state realizzate in accordo con l’Ufficio Beni Culturali della Diocesi di Prato, diretto fino al 2024 da don Renzo Fantappiè e oggi da monsignor Daniele Scaccini, con la collaborazione dell’ingegner Renza Renzi. L’impegno economico complessivo ha raggiunto circa 2,4 milioni di euro, di cui il 70% coperto dal contributo della Conferenza Episcopale Italiana attraverso i fondi dell’8x1000 alla Chiesa Cattolica, mentre la parte restante è stata sostenuta dalla Parrocchia e da contributi di privati e della Fondazione Cassa di Risparmio di Prato. Il meccanismo di solidarietà dell’8x1000 si è confermato determinante per la tutela e la valorizzazione dei beni ecclesiastici, rendendo possibile un intervento di lungo periodo che restituisce valore alla comunità e al patrimonio artistico nazionale.
Le fasi operative del Grande Restauro si sono articolate tra il 2018 e il 2025. Dopo la fase di studio e progettazione, il primo lotto (2021-2022) ha interessato la facciata principale e le vetrate, con la riapertura della nicchia dell’Altare Datini. Il secondo lotto (2022-2023) ha riguardato la zona absidale e le coperture, mentre i lotti dal terzo al quinto, tra il 2023 e il 2025, hanno coinvolto l’intera aula della chiesa, le strutture lignee decorate e le superfici interne, con la realizzazione di un nuovo impianto di illuminazione. Il sistema luminoso, progettato per valorizzare le opere e ottimizzare l’uso energetico, consente oggi una fruizione suggestiva e funzionale dello spazio sacro.
Durante i lavori, il cantiere ha rivelato scoperte di straordinario valore storico e artistico. Tra queste, il ritrovamento della nicchia originaria dell’Altare del Crocifisso Datini, costruito nel 1383 per volontà del mercante Francesco di Marco Datini, figura simbolo della Prato medievale. L’altare, celato da una parete di tamponamento per oltre tre secoli, è riemerso intatto, con un ciclo di affreschi del pittore Pier Antonio Michi risalenti al 1635 e una tela raffigurante santi e benefattori legati alla chiesa. L’opera, rientrata in chiesa dopo un comodato di 99 anni con il Museo di Palazzo Pretorio, ricompone così l’unità originaria del complesso, esempio raro di collaborazione tra istituzioni civili, religiose e museali.
Altre scoperte hanno arricchito il quadro conoscitivo dell’edificio: decorazioni duecentesche sulle capriate lignee, frammenti di affreschi medievali e rinascimentali nella Cappella Maggiore, un complesso pittorico tardo-barocco con scene di San Francesco e una scultura in stucco attribuita all’ambito donatelliano. Il restauro ha permesso di riscoprire anche la decorazione della Cappella Angiolini, di restaurare integralmente le vetrate e di recuperare gli elementi lapidei e decorativi che testimoniano la stratificazione artistica della chiesa.
Per celebrare la conclusione dei lavori, la Chiesa di San Francesco ospiterà tre appuntamenti. Il 13 novembre 2025 si terrà il concerto del “Vespro della Beata Vergine” di Claudio Monteverdi, affidato all’ensemble “Beatus Vir” diretto da Filippo Bressan. Il 15 novembre sarà presentato al pubblico il restauro con una conferenza a cui parteciperanno progettisti, Soprintendenza, Parrocchia e Ufficio Beni Culturali. Il 16 novembre, infine, monsignor Giovanni Nerbini, vescovo di Prato, presiederà la solenne celebrazione eucaristica inaugurale, affiancato dai religiosi degli Ordini che nei secoli hanno custodito la chiesa.
Il completamento del restauro apre una nuova fase nella vita del complesso di San Francesco, che torna a essere luogo di culto e al tempo stesso spazio di conoscenza e memoria collettiva. In vista delle celebrazioni per l’ottavo centenario della morte di San Francesco d’Assisi e per gli ottocento anni dalla fondazione della chiesa, previsti nel 2028, la città di Prato guarda al futuro con un monumento restituito alla sua integrità e con un progetto di valorizzazione che si estenderà anche alla pubblicazione di una monografia dedicata all’intero complesso. Il Grande Restauro del San Francesco non solo restituisce alla comunità un capolavoro architettonico e spirituale, ma diventa esempio di cooperazione virtuosa tra ricerca, fede e tutela del patrimonio, proiettando Prato in una dimensione culturale che appartiene all’Italia intera.
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