C'è un videogioco dove sei un ladro etico che ruba arte ai musei occidentali per restituirla all'Africa


Si chiama Relooted ed è il nuovo videogioco dello studio sudafricano Nyamakop che trasforma i giocatori in ladri etici chiamati a sottrarre reperti africani ai musei occidentali per restituirli ai paesi d’origine. Ogni artefatto è ispirato a oggetti realmente custoditi in collezioni museali europee.

Un nuovo videogioco sviluppato in Africa ribalta la narrazione museale occidentale, mettendo i giocatori nei panni di ladri etici incaricati di recuperare manufatti africani sottratti durante l’epoca coloniale. Si chiama Relooted ed è l’ultima produzione dello studio sudafricano Nyamakop, presentata all’inizio di giugno al Summer Game Fest di Los Angeles, uno degli eventi più importanti del settore. Relooted è un platform a scorrimento laterale con elementi puzzle, ispirato ai classici giochi d’azione come Tomb Raider o Prince of Persia. Il gioco racconta di un trattato internazionale siglato per facilitare il rimpatrio dei manufatti africani ancora custoditi nei musei occidentali, anche se la convenzione prevede la restituzione esclusiva dei pezzi esposti al pubblico, lasciando fuori quelli custoditi in collezioni private. Una clausola che consente ai musei di eludere l’obbligo di restituzione semplicemente spostando i reperti in archivi inaccessibili e sorvegliati.

È in questo contesto narrativo che interviene il giocatore: parte di un equipaggio di ladri ispirati a Robin Hood, deve infiltrarsi nei musei, identificare l’obiettivo, progettare un piano d’uscita e infine sottrarre il manufatto per riportarlo al luogo d’origine. La dinamica ludica, quindi, si lega direttamente al dibattito sul patrimonio culturale coloniale, con un approccio inedito e provocatorio. L’azione si svolge in un XXI secolo immaginato attraverso il prisma del futurismo africano, in seguito alla firma di un trattato che avrebbe dovuto restituire i reperti africani custoditi nei musei occidentali. Ad ogni modo, un’improvvisa svolta compromette l’accordo, costringendo una squadra di specialisti provenienti da diversi paesi del continente a unire le forze per recuperare 70 oggetti trafugati. Dal punto di vista del gameplay, si tratta di un platform a scorrimento laterale con elementi da rompicapo. Ogni missione richiede di ispezionare la struttura del museo, pianificare con attenzione l’ingresso e la fuga, e infine eseguire la rapina in tempo reale, con allarmi che scattano e porte che si chiudono improvvisamente. Nessuna violenza: il tono richiama quello delle grandi rapine cinematografiche alla Ocean’s Eleven.

Uno screenshot di
Uno screenshot di Relooted, un nuovo gioco dello sviluppatore di videogiochi sudafricano Nyamakop.

Il direttore creativo del progetto, Ben Myres, ha spiegato in un’intervista pubblicata da Epic Games che tutti gli oggetti presenti nel gioco si ispirano a manufatti autentici tuttora detenuti da musei occidentali. Il team ha condotto due anni di ricerche per selezionare un numero limitato di oggetti da inserire nel gioco, partendo da centinaia di esemplari documentati. Uno degli esempi citati da Myres è il tamburo Ngadji, realizzato dal popolo Pokomo in Kenya per invocare divinità o celebrare l’ascesa di un nuovo re. Confiscato dagli inglesi nel 1902, si trova ancora oggi al British Museum di Londra, nonostante le richieste formali di restituzione avanzate da ricercatori kenioti.

I manufatti, racconta Myres, sono stati ricostruiti in 3D attraverso fotografie e scansioni disponibili pubblicamente. L’operazione si è rivelata complessa, poiché molti di questi oggetti non sono visibili al pubblico e sono conservati nei depositi museali. L’accuratezza delle riproduzioni, però, è stata una priorità per Nyamakop, che ha voluto rendere l’esperienza di gioco il più aderente possibile alla realtà, pur senza fare riferimento a musei realmente esistenti per evitare implicazioni legali.

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Uno screenshot di Relooted, un nuovo gioco dello sviluppatore di videogiochi sudafricano Nyamakop. Su concessione di Nyamakop/Epic Games
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Uno screenshot di Relooted, un nuovo gioco dello sviluppatore di videogiochi sudafricano Nyamakop. Su concessione di Nyamakop/Epic Games
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Uno screenshot di Relooted, un nuovo gioco dello sviluppatore di videogiochi sudafricano Nyamakop. Su concessione di Nyamakop/Epic Games

“Sono andato in un bar dedicato ai videogiochi; i miei genitori sono andati al British Museum”, ha detto Myres, parlando della nascita del videogioco. “Ci siamo incontrati per cena più tardi, e mia madre era furiosa perché aveva appena visto che avevano spostato l’intera facciata di un tempio del sud della Turchia. Ha detto tipo, ‘È una follia’. E poi ha detto, ‘Dovresti trasformarlo in un gioco’”, poi continua parlando del tamburo Ngadji. “I primi kenioti a vederlo negli ultimi 100 anni sono stati negli anni 2010. La persona che ha visto il tamburo era un discendente del re da cui era stato originariamente preso. Quindi questi non sono manufatti che sono stati appena trovati nella polvere e scavati dagli archeologi. Queste erano ancora culture attive. Non ci sono molte opportunità per le persone qui di creare videogiochi professionalmente. Quindi, se stai offrendo alle persone qui quell’opportunità, e succede che è una cosa di ispirazione africana, che non vedi molto nei giochi, le persone sono piuttosto, piuttosto entusiaste di farlo”.

Lo studio Nyamakop ha sede a Johannesburg, in Sudafrica, ma il team di sviluppo è composto da professionisti provenienti da diversi paesi africani: Zambia, Zimbabwe, Ghana, Nigeria, Etiopia e Tanzania. Si tratta del secondo titolo realizzato dal gruppo, dopo Semblance, uscito nel 2018, che ha rappresentato una pietra miliare per l’industria videoludica africana: è stato infatti il primo titolo originale creato in Africa a essere distribuito su una console Nintendo. Sebbene Relooted non abbia ancora una data ufficiale di uscita, è già possibile vedere alcune sequenze di gioco nel trailer rilasciato durante il Summer Game Fest. Il video mostra ambientazioni ispirate all’architettura museale occidentale, corridoi sorvegliati, luci al neon e percorsi complessi, lungo i quali i personaggi devono agire in modo strategico per completare la missione. I giocatori potranno scegliere tra diversi membri della squadra, ognuno con abilità specifiche, e affrontare missioni sempre più articolate man mano che il gioco procede. Oltre all’aspetto ludico, il progetto si inserisce nel dibattito internazionale sulla restituzione del patrimonio culturale, un tema che da anni coinvolge istituzioni accademiche, enti museali e governi. Il gioco, pur mantenendo un tono accessibile e un’estetica accattivante, affronta il nodo centrale della proprietà dei beni culturali, della violenza simbolica esercitata attraverso l’esposizione e della memoria storica. Sul sito ufficiale di Nyamakop, lo studio si definisce uno dei principali sviluppatori indipendenti dell’Africa subsahariana. La scelta di produrre un gioco con forti implicazioni politiche e culturali riflette un percorso di consapevolezza collettiva, oltre che un desiderio di partecipare al dibattito contemporaneo con gli strumenti del linguaggio digitale.


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Noemi Capoccia

L'autrice di questo articolo: Noemi Capoccia

Originaria di Lecce, classe 1995, ha conseguito la laurea presso l'Accademia di Belle Arti di Carrara nel 2021. Le sue passioni sono l'arte antica e l'archeologia. Dal 2024 lavora in Finestre sull'Arte.




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