Firenze, Sgarbi fa shopping alla Biennale per il Mart di Rovereto. E tuona contro l'autotutela


Primo colpo alla Biennale dell’Antiquariato di Firenze: Vittorio Sgarbi compra per il Mart un’importante opera di Felice Casorati, “La dormiente”. E poi tuona contro alcuni recenti casi di autotutela: propone di istituire un comitato di mercanti che suggerisca allo Stato cosa comprare.

Porta la firma di Vittorio Sgarbi il primo colpo della Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Firenze che aprirà dopodomani a Palazzo Corsini (oggi era prevista l’anteprima per i giornalisti). Sgarbi ha infatti comperato per il Mart - Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, di cui è presidente, una bella scultura di Felice Casorati (Novara, 1883 - Torino, 1963), La dormiente, bassorilievo in gesso del 1924, presentato da Gian Enzo Sperone, e tra le migliori opere della grande fiera delle antichità di Firenze (su queste pagine l’avevamo segnalata anche tra le anticipazioni). Si tratta di una scultura che faceva parte di un ciclo decorativo che l’artista piemontese realizzò per il Teatrino privato di Casa Gualino (l’industriale Riccardo Gualino, uno dei più grandi collezionisti italiani del primo Novecento, ebbe uno stretto rapporto con Casorati). In particolare, la decorazione consisteva di due statue che affiancavano il proscenio e di quattordici bassorilievi che fungono da metope: La dormiente era uno dei bassorilievi.

L’opera appena acquistata dal Mart è di grande rilevanza perché rappresenta uno dei primi cimenti di Casorati in una decorazione che contemplasse architettura e scultura. “Fu un atto di coraggio”, scrisse Gualino, “quello di concedere carta bianca ad un pittore perché facesse dell’architettura. Io speravo che, appunto perché immune dalle regole della tradizione, Casorati avrebbe risolto in modo originale il problema. La mia aspettativa non andò delusa. La sala è rettangolare, di colore grigio; il soffitto semplice a sagome angolari. Una fascia di circa un metro di altezza fra pareti e soffitto avente una serie di bassorilievi, illuminati da luce nascosta, è la nota decorativa dell’ambiente e in pari tempo l’unica sorgente luminosa”. Gualino aveva fatto allestire presso la sua abitazione un vero teatrino dal quale si accedeva alle stanze che accoglievano le sue opere d’arte (spesso gli ospiti assistevano alle rappresentazioni date dall’industriale, e poi terminavano la serata in casa sua), parte delle quali oggi sono visibili presso la Galleria Sabauda di Torino. La dormiente raggiunge dunque al Mart un’altra opera di Casorati già nella collezione di Gualino (anche se nella seconda raccolta, quella che avviò a Roma dopo il crack delle sue aziende), e oggi conservata nel museo trentino, ovvero la Ragazza di Pavarolo, nota anche come Clelia.

Felice Casorati, La dormiente (1924; bassorilievo in gesso, 86 x 144 cm)
Felice Casorati, La dormiente (1924; bassorilievo in gesso, 86 x 144 cm)

Durante la conferenza stampa, Sgarbi, intervenuto a sorpresa in chiusura, ha rivolto dure parole contro alcuni recenti casi di utilizzo dell’autotutela, che consente allo Stato di annullare un provvedimento preso in precedenza. Sgarbi, in particolare, ha rammentato la recente vicenda del Miracolo delle quaglie di Jacopo Bassano, al quale era stata concessa in un primo momento la licenza all’esportazione, e poi, dopo che il dipinto è stato venduto al Getty Museum, il provvedimento è stato ritirato e il dipinto notificato, aprendo un contenzioso legale tra l’antiquario Frascione che lo ha venduto e il Getty che lo ha acquistato da una parte, e lo Stato dall’altra (su Finestre sull’Arte è possibile leggere una dettagliata ricostruzione del caso). Sgarbi ha dichiarato: “Occorre che si risarcisca un rapporto civile fra lo Stato e i mercanti d’arte. Il rapporto è assolutamente incivile: vale anche per il caso che percorre le aule dei mercanti in queste ore, che è il caso Frascione. Un caso internazionale: è un dipinto di importante qualità di Jacopo Bassano, di proprietà di Frascione per sessant’anni, che poteva trovare un esito italiano senza difficoltà, e che non si può consentire che un funzionario di Belle Arti non riconosca come un capolavoro. Se non lo riconosce, e gli dà la libera circolazione, quel dipinto può andare in qualunque museo del mondo: l’autotutela è un atto contro lo Stato e contro i diritti di uno Stato civile in cui ognuno fa il proprio lavoro. Tu hai la possibilità di controllare? Controlli! Se non hai valutato, noi dobbiamo ogni volta fare la verifica del funzionario che fa la verifica?”.

Sgarbi, per evitare il ripetersi di casi come questi, propone di istituire un comitato di mercanti che suggerisca allo Stato gli oggetti da acquistare prima che vadano sul mercato. “Io questo ho intenzione di suggerire al prossimo governo”, afferma lo storico dell’arte. Sgarbi ha ricordato due casi che lo hanno visto come protagonista in questo senso: il primo nel 1995, quando la Pinacoteca Nazionale di Siena acquistò un importante gruppo di dipinti del Cinque-Seicento senese (tra cui opere del Rustichino, di Francesco Vanni, Rutilio Manetti, Bernardino Mei, Astolfo Petrazzi, Niccolò Tornioli) per la somma di 2 miliardi di lire, e il secondo nel 2000, quando assieme ad Antonio Paolucci, allora soprintendente del Polo Museale Fiorentino, trattò per i musei della città alcuni dipinti dell’eredità dell’antiquario e collezionista Carlo De Carlo. “Lasciammo libera tutta l’opera che lui voleva vendere”, ricorda Sgarbi, “prendendo cinque opere che sono finite nei musei, come dire un passaggio di dialogo con lo Stato in cui tu doni allo Stato e in cambio hai la libertà di vendere quello che lo Stato non ha vincolato e non vuole acquistare. Sono modelli che ho già applicato, ma sono modelli necessari affinché non si continui una guerra insensata di piccoli funzionari incapaci, che ricattano gli antiquari attraverso atti minacciosi e privi di dignità. L’autotutela è una stupidaggine! L’uomo che conosce, conosce subito, non dopo due anni o dopo due mesi”.

La soluzione potrebbe dunque essere il comitato che fornisca suggerimenti allo Stato: “Io immaginerei che la qualità di molti antiquari determini un comitato di proposte allo Stato che possono in tal modo stabilire un rapporto di acquisto privilegiato (una sorta di pre-prelazione): occorrerebbe che i direttori dei musei avessero i suggerimenti di dieci tra i migliori mercanti d’arte per poter avere in prima proposta l’offerta di capolavori. Occorre quindi che si stabilisca un concordato tra i mercanti e lo Stato, che dovrebbe essere messo nelle condizioni di sapere prima di oggetti offerti in anticipo. Si può fare in modo semplice, senza minacce e senza autotutele. Se un mercante ha un’intuizione dev’essere premiato e non punito, questo è evidente: lo Stato dev’essere onesto, non minaccioso, dev’essere in rapporto con persone che sono capaci di dare. Questa è una mostra formidabile con almeno venti opere degne dei musei italiani. In quei musei devono andare, in un concordato e senza ricatti, minacce, notifiche e autotutele insensate. Questo volevo dire, con affetto”.


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